Falsi sé

da | Ott 1, 2014 | Blog | 0 commenti

Dopo la pubblicazione delle ”interviste ai sé” mi sono arrivate numerose domande sulla “autenticità” dei sé interiori. Alcune persone mi hanno chiesto: ma questi sé, sono autentici? Oppure fanno parte delle “maschere” o “resistenze” di cui bisogna liberarsi per trovare la nostra versa natura, la nostra essenza?

Interrompo quindi la serie delle interviste per rispondere a questo quesito, che tocca così profondamente il cuore del Voice Dialogue e della Psicologia dei sé. In molti percorsi, infatti, si pone una grande enfasi sulla necessità di trovare il nostro “vero” sé, quella parte “autentica” e originale, che sarebbe  ricoperta da strati più “falsi”, una sorta di maschere o corazze da cui occorre liberarsi.

La nozione di “vero sé” è talmente radicata nel nostro pensiero che per molte persone è davvero difficile comprendere che tutti i sé sono veri, autentici. Nel Voice Dialogue nessuna parte – o sé – viene etichettata come autentica o inautentica. Ogni sé si è sviluppato per particolari ragioni, e compito della persona è comprenderne la storia e l’evoluzione. In questa prospettiva tutte le nostre parti sono autentiche e ruolo dell’Ego Consapevole è quello di riconoscerle,  aiutandoci, così, a creare un nuovo equilibrio interiore, dove ogni sé possa contribuire con la sua energia alla completezza del sistema psichico. Il lavoro del Dialogo è particolarmente ricco proprio perché ci permette di scoprire come sono vivi, reali e vitali i nostri sé e quanta profondità e spessore ognuno di essi custodisca.

Una delle metafore più usate per l’Ego Consapevole è quella del direttore d’orchestra. Il direttore ha il compito di gestire l’intervento dei vari strumenti, dosando l’intensità e la qualità dei suoni: solo lui ha una panoramica completa dell’orchestra e può fare in modo che un insieme di suoni disparati o potenzialmente discordanti produca composizioni godibili.

Ogni sé è come il componente di un’orchestra, per esempio un violinista: può suonare solo il suo strumento, il violino, che potrebbe essere scordato ma resta pur sempre un violino; si tratta solo di accordarlo perché dia il suo prezioso contributo a tutto il complesso. Anche i nostri sé hanno la possibilità di evolvere, affinarsi e riflettere su di sé, a mano a mano che cresce l’autorevolezza del direttore della nostra orchestra psichica, l’Ego Consapevole.

In diversi percorsi spirituali viene posto l’accento sulla necessità di essere positivi, amorevoli e compassionevoli, perché sarebbe questa la nostra parte pregevole o la nostra natura più genuina.

Dal punto di vista del Dialogo, l’universo interiore di un essere umano è molto simile a quello esterno e, perciò, come in natura tutta la creazione ha diritto di esistere, allo stesso modo tutto ciò che noi siamo come esseri umani ha valore.  A noi spetta il compito di scegliere, a seconda delle situazioni. Non sempre è giusto e saggio essere vulnerabili, amorevoli o compassionevoli: come in un’orchestra ogni tanto è necessaria l’entrata sonora delle percussioni, così nella vita a volte è bene utilizzare i nostri sé “di potere”, anche rozzi ed egoisti.

In questa visione il Dialogo delle Voci rifiuta la dicotomia autentico/non autentico, perché non giudica le varie parti che ci compongono. Il processo di consapevolezza e di crescita interiore avviene su tre livelli tra loro interconnessi:

  1. la visione lucida: lo stato del testimone, dell’osservatore neutro della dinamica psichica
  2. l’esperienza dei sé: di TUTTI i sé, quelli primari e quelli rinnegati, quelli più spirituali e quelli più riprovevoli e demoniaci, senza identificarsi con nessuno di essi e da tutti cogliendo il contributo insostituibile che portano al sistema
  3. il processo dell’Ego Consapevole, che utilizza le informazioni della visione lucida e l’esperienza dei vari sé, per distanziarsi dalle parti con cui la persona tende automaticamente a identificarsi, recuperare le energie rinnegate o poco utilizzate e creare, così, una nuova ampiezza psichica, frutto delle tante diverse prospettive che ogni sé porta in dono.

Le persone accettano di mettersi in discussione, in un percorso impegnativo di graduale ma duratura trasformazione, quando si sentono al sicuro, al riparo  da giudizi e minacce. Se una parte di me viene giudicata inautentica, come potrà svelarsi, raccontare la sua storia e imparare a suonare meglio la sua musica? Non mi è mai capitato che una persona abbia accettato di svelare la sua vulnerabilità quando si è sentita giudicata o incalzata. Ognuno di noi è un insieme vibrante di energie, di storie, di memorie, di comportamenti, e il ricco intreccio della nostra identità non può perdere nessun filo del suo tessuto variopinto.

Ancora una precisazione: contattare e ascoltare tutti i sé non vuol dire mettere necessariamente armonia tra di loro. Ci sono sé che probabilmente non è possibile riconciliare, e non c’è nulla di sbagliato nello sperimentare anche lo squilibrio e la disarmonia. In una visione di sola armonia alcuni sé saranno necessariamente giudicati e questo porta alla perdita di quelle parti che sono ritenute sgradite, negative, riprovevoli, inautentiche. Quando innalziamo un trono ai nostri sé “autentici”, stiamo creando uno squilibrio interno che si riverbera non solo sulle nostre azioni e le nostre relazioni, ma ha ripercussioni anche a livello sociale, creando polarizzazioni di popoli e civiltà, ciascuno convinto dell’autenticità dei propri valori e della negatività di quelli portati dagli altri. In questo senso il processo dell’Ego Consapevole è di grande valore non solo sul piano individuale, ma anche su quello collettivo.

 

Questo articolo è comparso, in prima uscita, sul sito dell’Associazione Voice Dialogue Italia (www.voicedialogue.it)

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