A George Bush – (Hal e Sidra Stone)

da | Mag 21, 2014 | Blog, Articoli | 0 commenti

Questa lettera a George Bush fu scritta dagli Stone subito dopo l’11 settembre; anche ora  è un documento che permette di comprendere la filosofia del Voice Dialogue e la sua possibile utilità nel mondo,  non solo nell’ambito della crescita individuale e delle relazioni. Testimonia anche il tipo di impegno che gli Stone hanno sempre avuto verso il mondo esterno e non solo quello interiore. 

Ho inserito dei sottotitoli titoli per semplicità di lettura. 

Presentazione

Signor Presidente, anzitutto vorremmo presentarci. Siamo una coppia di 75 e 65 anni, tutti e due psicoterapeuti, scrittori e insegnanti di crescita personale. Insieme abbiamo un’esperienza di più di 90 anni di lavoro interiore con le persone in molti ambienti e in molti paesi…

Insieme abbiamo scritto cinque libri, e uno ciascuno di noi, libri che sono  stati tradotti in sette lingue. Abbiamo cinque figli, tre nipoti e diversi gatti. Le diciamo tutto questo semplicemente per premetterLe che siamo due persone sensate, dei professionisti competenti che hanno avuto una vita intensa con una notevole esperienza del mondo, sia individualmente che in coppia.

Non siamo propensi all’allarmismo, ma come professionisti che hanno lavorato con le persone tutta la loro vita,siamo molto preoccupati per l’attuale situazione internazionale che riteniamo molto particolare. Quello che accade adesso avrà conseguenze per molti anni a venire.  Abbiamo assistito a conflitti precedentemente nelle nostre vite, conflitti che sembravano molto pericolosi, ma ora noi constatiamo un grado spaventosamente intenso di polarizzazione a livello mondiale, che sembra andare a una velocità sempre più alta. Ed è di questa polarizzazione che desideriamo parlarLe.

La polarizzazione

Come Presidente degli Stati Uniti, Lei può constatare di persona  questa crescente polarizzazione. I leaders mondiali appaiono divisi tra quelli che sono con Lei e quelli che sono contro di Lei. Questa lettera riguarda ciò che noi pensiamo possa essere fatto per neutralizzare questa polarizzazione.

Ci vuole un enorme coraggio per cambiare la propria consapevolezza o modo di essere nel mondo. Spesso ci vuole una situazione critica di grandi proporzioni per spingere le persone a intraprendere questo processo di cambiamento: una grave malattia o una disgrazia che ci costringe a guardare alla eventualità della morte, un distacco lacerante, un rovescio finanziario o un guaio serio con la giustizia. Ciascuno di noi ha una scelta riguardo a come far fronte al problema. Siamo sfidati a separarci dal nostro modo usuale  di stare nel mondo, ad allargare la nostra visuale, e a fare nostro qualcosa di nuovo.

Da quello che ha detto della Sua vita, Lei ha già sperimentato un grande cambiamento di consapevolezza. Negli anni in cui ha smesso di bere e ha mutato il Suo modo di vivere, Lei per la prima volta ha veramente cambiato la Sua consapevolezza. Noi non sappiamo che tipo di problematica ha provocato il cambiamento allora, ma qualcosa ci fu certamente. Lei ha colto l’occasione e ha affrontato la sfida con successo. Ora sembra che Lei abbia davanti una nuova sfida al cambiamento personale.

Un cambiamento nella propria consapevolezza, come Lei sa, produce degli effetti in tutte le nostre relazioni. Cambia il rapporto con noi stessi, con le nostre famiglie, col nostro Dio.  Lo stesso vale per i popoli. Sul piano internazionale stiamo sperimentando una grave crisi di questo genere. Essa può produrre un cambiamento o  guerra e distruzione.  Il problema è se noi siamo in grado di utilizzare l’emergenza per sviluppare una effettiva saggezza o se essa debba automaticamente polarizzare il mondo attorno alla guerra.

La decisione di una guerra va ponderata

Noi non siamo del parere che la guerra è sempre sbagliata.  Ci sono momenti in cui essa è l’unica soluzione a un problema, ma queste situazioni sono poche e a lunghi intervalli. A noi sta a cuore che la decisione per la guerra sia una decisione ben ponderata, nella quale l’alternativa della pace sia  presa in considerazione con uguale cura. La nostra preoccupazione è che nell’attuale situazione il mondo si stia polarizzando in modo così intenso (un vecchio schema mentale che divide il mondo in buoni e cattivi, con noi sempre nel ruolo dei buoni) che ci sentiamo spinti ad agire in un modo di cui dovremo pentirci più tardi, quando i fumi si dissolveranno e riusciremo a vedere quello che abbiamo fatto.

Nel nostro lavoro questa situazione la chiamiamo “lo schiaffo”. Quando guardiamo a una cosa solo da un punto di vista – attraverso una sola parte di noi – non siamo letteralmente in grado di vedere nient’altro. Più tardi, quando ci rendiamo conto che c’era un altro punto di vista opposto, quando riusciamo a scoprire cos’era che avevamo trascurato, abbiamo la sensazione che una parte opposta di noi ci abbia come schiaffeggiato.

Il Vostro contributo alla polarizzazione

Presidente Bush, ciò che ci preoccupa di più riguardo a Lei e al suo staff è il vostro contributo a questa polarizzazione. Nella storia mondiale, questo modo di pensare ha portato ai più orribili comportamenti. Quando la polarizzazione era al culmine, il comportamento sembrava assolutamente ragionevole, ma quando la gente ha guardato indietro a ciò che era stato compiuto e, con l’aiuto di altri, ha visto il proprio comportamento con occhi  differenti e più saggi, ha potuto vedere  come la passione della polarizzazione li avesse accecati.

Ogni giorno che passa qualcuno nella Sua amministrazione ci ricorda  che qualche persona o qualche paese è “il Diavolo”. L’uso di un linguaggio tipo “la quintessenza del male” viene da una parte di noi che ci vede come persone per bene che vivono in modo retto e proietta tutta l’oscurità là fuori nel mondo. Questa parte di noi non si rende conto che tutti abbiamo al nostro interno oscurità e male come pure bene e aspetti luminosi. Non si rende conto che la lotta verso l’esterno è un riflesso della lotta che tutti dobbiamo sostenere all’interno delle nostre anime.

La proiezione delle parti malvagie sul mondo

Se arriveremo o no alla guerra ci preoccupa meno del conoscere quali parti Sue e del sig. Rumsfeld ci stanno portando alla guerra. Quello che noi sentiamo continuamente dai Suoi più intimi collaboratori è un continuo sbarramento di giudizi sugli altri, carichi di emozioni. In termini psicologici, voi state rinnegando le vostre parti malvagie e le proiettate sul mondo attorno a voi. Questo ci fa perdere sempre più fiducia dei vostri giudizi e ci fa domandare quali aspetti psichici stanno operando in  voi con un meccanismo così automatico di pensare e di reagire.

Questo sta avendo un terribile effetto in gran parte del  mondo, provocando negli altri una reazione uguale e contraria. Quanto più essi vi vedono come il male, tanto più voi li vedete come il male. E’ un rapporto matematico.Siamo pari. Ed è la ricetta per il disastro!

L’Archetipo dell’eroe

L’11 settembre a Lei è successo qualcosa di cui probabilmente non è consapevole. Qualcosa che sembrava meraviglioso. In quel giorno l’archetipo dell’eroe si è impossessato di Lei. Lungo la storia questo archetipo ha operato in molte persone: esso opera come una infusione di energia potentissima. Ci dà il potere di compiere azioni eroiche. E’ una parte di noi (o sé, come lo definiamo nel nostro linguaggio) che proviene da un punto particolare della psiche, da un punto particolare del cervello. E’ come un istinto psicologico.

L’archetipo dell’eroe non opera solo nei presidenti e nei generali:  può spingere chiunque a comportarsi eroicamente nella vita, come ha fatto coi nostri pompieri e i nostri poliziotti l’11 settembre.Egli può aiutare chiunque di noi a superare una situazione difficile o a lavorare lunghe ore per una nuova idea o causa. Egli può farci fare cose che vanno contro le nostre paure. Queste sono le parti buone dell’archetipo dell’eroe. Senza dubbio dopo l’11 settembre Lei è diventato più forte man mano che era spinto da questo tipo di energia archetipica. L’ha resa più forte e Le ha dato il potere di guidarci. E’ stato un dono meraviglioso per Lei e per il nostro Paese.

Il limite di questa energia è che è impersonale.  Ci dà la forza dell’eroe ma non sempre la saggezza per controbilanciarla.Spesso tendiamo a prevaricare le persone quando questa forza opera in noi, perché sentiamo solo il potere e non più la nostra vulnerabilità. Questo è il punto centrale della parte oscura dell’archetipo dell’eroe: noi perdiamo la nostra vulnerabilità e  siamo spinti a compiere  le cose  in modo sempre più eroico.

Essere identificati con l’energia dell’eroe è molto esaltante e normalmente parte con buone intenzioni. Spesso, però, degenera col tempo, perché quando siamo nelle mani di questo archetipo e l’energie del supereroe continua ad attraversarci, perdiamo la chiarezza di visione. Anche i nostri collaboratori ne sono contagiati: lo stesso mito dell’eroe si attiva in loro e si mette al servizio dei loro bisogni di potere. E’  loro interesse, a quel punto,  sostenere questo archetipo e non fanno altro che aggiungere carburante al fuoco.

Ci sono molti archetipi che aspettano di prendere il posto di guida della nostra “auto” psicologica e di condurre la nostra vita al posto nostro, specialmente quando la situazione è pericolosa.  A noi è parso che, circa un anno dopo l’11 settembre, una nuova energia ha incominciato a prendere campo in Lei e a congiungersi  con il sistema energetico già operante dell’eroe. Questo nuovo archetipo è “Il Salvatore”. Egli ha una qualità accentuatamente religiosa. Il Salvatore deve salvare la gente dal male: c’è male e tenebra nel mondo e qualcuno o qualche gruppo ha il dovere di liberarlo dal male. Questo archetipo ti fa sentire il figlio (o la figlia) di Dio, da Lui designato e consacrato per raddrizzare  una situazione pericolosa, col risultato di riportarci ai giorni delle crociate e della guerra santa.

Sappiamo che nel mondo operano attualmente forze oscure e pensiamo che Lei sia onesto e sincero nel Suo proposito di operare per il bene e scacciare il male. Tuttavia, a questo proposito, noi due, come psicoterapeuti e insegnanti, poniamo un problema, un problema molto importante.

Tutti e due abbiamo avuto vite complesse prima di incontrarci e ancor  di più durante gli ultimi 30 anni della nostra vita in coppia. Abbiamo avuto l’opportunità – il grande privilegio – di lavorare con la psiche di centinaia e centinaia di clienti: abbiamo lavorato coi loro sogni,  le loro fantasie, le loro depressioni, la collera, la rabbia, l’amore, l’avidità, l’eroismo, le meschinità, le pulsioni bellicose e la sensibilità amorevole.

Ci piacerebbe poter condividere con Lei, Presidente Bush, alcuni di questi sogni e di queste realtà interiori.

Quello che è fuori è anche dentro di noi

Ebbene, sa quale è stata la conclusione che ne abbiamo ricavato? La conclusione è che tutto ciò che è fuori di noi si trova anche dentro di noi. Ogni essere umano è un microcosmo del macrocosmo. Come nel mondo c’è bene e male, luce e tenebra, così è all’interno della psiche umana. La nostra conclusione è che ogni essere umano vive con una straordinaria combinazione di bene e di male. E che ciascuno di noi è sfidato a confrontarsi con questo mondo interiore, al  meglio delle sue possibilità, in modo da non aggiungere il proprio male rinnegato ai mali concreti che ci sono fuori di noi, evitando così una spirale altrimenti senza controllo. Questo è il compito che abbiamo davanti e questa è la sfida a cui anche Lei è chiamata.

Saddam Hussein è un uomo dominato da forze oscure, non c’è dubbio. Ma la nostra preoccupazione  più profonda non è il Saddam Hussein che vive nel mondo: è il Saddam Hussein che vive nei recessi nascosti del Suo cuore, del nostro cuore, del cuore di ognuno. Se in definitiva non riconosciamo che questo tipo di energia vive in ciascuno di noi, continueremo a proiettarla sugli Hussein al di fuori di noi, rendendo impossibile confrontarsi  con il male che c’è nel mondo, in un modo diverso dalla guerra.

Abbiamo paura di quanto sta accadendo. Ma la nostra paura principale non è la prospettiva della guerra. Abbiamo vissuto la II guerra mondiale e la guerra di Corea, della quale Hal ha curato le vittime in qualità di psicoterapeuta. Sidra ha lavorato coi veterani della I guerra mondiale. Abbiamo vissuto la guerra fredda, l’intervento cinese durante il conflitto coreano, la crisi dei missili cubani, l’esplosione della bomba russa da 50 megatoni,il Vietnam e la guerra del Golfo. Abbiamo vissuto l’11 settembre. Abbiamo visto molti periodi terribili. Temiamo la guerra meno di quanto temiamo la completa proiezione delle parti oscure e il restringimento di prospettiva che ne consegue.

Siamo preoccupati del fatto che gli archetipi del Salvatore e dell’Eroe dominino sempre di più la Sua vita e che il mondo sia condotto a una guerra santa che non vogliamo e temiamo finisca molto male.

Temiamo che Lei abbia perso contatto con la Sua parte vulnerabile e che non sia in grado di sentire le conseguenze di ciò che sta per essere scatenato. Siamo preoccupati del fatto che Lei ascolti solo le persone che sono d’accordo col Suo modo di vedere le cose e che diventi sempre più incapace di sentire altre possibilità. Siamo preoccupati che una mentalità da salvatore sia coinvolta in modo sempre più profondo nel Suo processo decisionale e, forse, in quello della Sua amministrazione.

Cosa possiamo fare? Che cosa chiediamo a Lei? Che cosa chiediamo a noi stessi?

Uno degli indizi più importanti di una personalità matura è la capacità  di sostenere la tensione tra gli opposti punti di vista in situazioni di conflitto e di essere in grado di tenerli presenti tutti e due quando bisogna prendere una decisione.  Questo non significa diventare passivi nel modo di condurre la nostra vita, non significa non avere un senso etico o morale!  Significa invece che siamo capaci di comprendere i due aspetti di una situazione. Alla fine dobbiamo decidere; ma le decisioni non sono prese con una specie di automatismo interiore; le decisioni che prendiamo provengono da una posizione più profonda e più saggia dentro di noi.

Questo è il motivo – per lo meno in teoria – per cui i capi hanno a loro disposizione un comitato direttivo di amministratori e un comitato di consulenti. L’idea è di disporre di un’ampia gamma di input differenti (spesso decisamente opposti). Dopo avere assimilato le diverse informazioni, il capo è meglio preparato per prendere la migliore decisione possibile e agire di conseguenza.

Questo vale anche nelle relazioni personali. Abbiamo imparato nella nostra esperienza di vita che quando uno di noi ha una reazione negativa nei riguardi dell’altro, dobbiamo fermarci e prendere la cosa seriamente. E’ essenziale che io (Hal) senta ciò che prova Sidra ed  è essenziale che io (Sidra) senta ciò che Hal prova. Ciascuno dei due potrebbe ancora fare ciò che originariamente aveva intenzione di fare ma, sentendo la realtà del punto di vista dell’altra persona, la nostra decisione è presa restando in rapporto con l’altro.

Signor Presidente, recentemente le Sue decisioni si sono allontanate sempre più da ciò che  stiamo raccomandando. Su tutte le tematiche Lei è sempre più su posizione di bianco o nero. Sembra che non solo Lei non si curi di cosa pensino gli altri, ma che addirittura si compiaccia  della Sua intransigenza e di quanto poco Le importi degli altri.

Questo è il motivo per cui si è alienato tante persone. La gente sente che a Lei non importa, che Lei procede attraverso le fasi del dibattito senza alcuna consapevolezza di quello che gli altri pensano.  Crediamo onestamente che se Lei facesse un sondaggio, anche tra i non mussulmani del mondo, scoprirebbe che la maggioranza delle persone è più preoccupata delle Sue tendenze bellicose che di quelle di Saddam Hussein, e questo non ha a che vedere col Suo proposito di andare in guerra: è perché la gente pensa che Lei non prende in seria considerazione gli altri punti di vista. E  così reagisce come se Lei fosse un prepotente e non un leader saggio di un grande paese.

Se dobbiamo andare in guerra, faccia in modo che sia un gesto non dettato dall’archetipo di un eroe creato da una fantasia alla John Wayne. Faccia sì che la decisione nasca da una saggezza, da una profondità, da una maturità che la comunità internazionale possa rispettare.

Vorremmo farLe, a questo punto,  alcune raccomandazioni per aiutarLa a frenare il processo di polarizzazione.

  1. Passi del tempo da solo. Cerchi di stare lontano dalla costante pressione delle stesse voci che lei ascolta dalla mattina alla sera continuamente.
  2.  Passi un po’ di tempo in tranquillità con Sua moglie. La ascolti. Sospettiamo che potrebbe avere cose interessanti da dirLe.
  3.  Prenda dei consiglieri diversi da quelli che ha. Ascolti questo nuovo feedback in aggiunta a quello che ha già ricevuto.
  4.  Metta un freno ad affermazioni pubbliche, di carattere virulento, fatte da qualunque componente della Sua amministrazione. Questo è particolarmente vero per il Segretario Rumsfeld, uno dei politici più polarizzati che abbiamo mai conosciuto. Questa raccomandazione vale anche per Lei, perché le Sue affermazioni sono sempre più polarizzate: per piacere, rifletta, prima di aggiungere ulteriore carburante con le sue affermazioni pubbliche.
  5.  Presti attenzione ai Suoi sogni. Cosa le stanno dicendo?
  6.  Preghi Dio, affinché Le dia la saggezza! Essere saggio è importante quanto essere eroico. Vuol dire essere in grado di vivere nell’ambivalenza; essere capaci di sentire gli opposti in tutte le situazioni e i conflitti che capitano.
  7.  Per favore prenda coscienza del dramma archetipico dell’eroe e del salvatore che si sta svolgendo dentro di Lei. Se vuole essere veramente saggio, cominci a  riconoscere che la guerra tra il bene e il male sta avvenendo al Suo interno e all’interno di tutti noi, continuamente. Il Saddam Hussein interiore,  l’Anticristo interiore è una energia archetipica con la quale abbiamo a che fare dal giorno della nascita fino al giorno della morte. E’ tutto dentro di Lei e di ognuno di noi.  Sparare al cattivo fuori non lo fa andare via da dentro!
  8. Per favore riconosca che una differenza  di percentuale dal 51 al 49 non significa vincere. Significa solo aver diviso il paese in due e che la polarizzazione  che Lei ha creato La perseguiterà per sempre.  Abbiamo fiducia che Lei trovi il modo di trasformare questa situazione in un vantaggio per tutte e due le parti.

Queste sono le cose che Le chiediamo di fare.

Ecco ciò che noi faremo da parte nostra

  1. Faremo del nostro meglio per non polarizzarci contro di Lei, e useremo qualsiasi differenza di prospettiva come un modo per imparare di più su noi stessi.
  2. Ogni volta che iniziamo a polarizzarci contro di Lei, cercheremo di capire cosa Lei sta portando che è rinnegato in noi. Ci metteremo nei Suoi panni e ci staremo finché non vedremo il Suo punto di vista. Per esempio, dal momento che Lei in modo così estremo vuole la guerra, noi troveremo quella parte di noi che vuole la guerra e vorrebbe eliminare Saddam Hussein dalla faccia della terra
  3. Quando ci scopriremo polarizzati contro il carattere fondamentalista della Sua amministrazione, esamineremo la faccenda e cercheremo di entrare in contatto con la nostra parte fondamentalista. Guarderemo il mondo attraverso gli occhi della nostra parte fondamentalista.
  4. Quando ci scopriremo polarizzati contro il modo col quale Lei manipola  le persone rendendole più vulnerabili, esamineremo le nostre parti manipolative. Vedremo come operano nel mondo e in particolare  come operano in rapporto alla vulnerabilità.
  5. Continueremo a guardare i nostri sogni e a vedere cosa hanno da dirci.
  6. Anche noi pregheremo Dio perché ci dia la saggezza.

Siamo realisti e non ci aspettiamo seriamente che Lei leggerà questa lettera o ci risponderà, ma è stato importante per noi scriverla. Se per caso volesse risponderci, siamo disponibili per Lei o per qualcuno della Sua amministrazione che Lei riterrà opportuno. Vorremmo davvero fare qualsiasi cosa è nelle nostre possibilità  in questo momento così importante della storia.

Suoi,

Hal Stone, Ph.D  e Sidra Stone, Ph.D.

 

Traduzione di Franca Errani

 

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