Marte … (F: Errani e G. Civita)

da | Lug 2, 2013 | Blog | 0 commenti

Il mese scorso abbiamo fatto la conoscenza di una delle più famose coppie di amanti della mitologia greco-romana: Ares-Marte e Afrodite-Venere…

Le occasioni di questa conoscenza sono state da una parte la festa di San Valentino e dall’altra la pubblicazione della versione italiana  di Partnering di Hal e Sidra Stone , alla quale abbiamo lavorato intensamente negli ultimi mesi. L’ultimo libro dei fondatori del Voice Dialogue, dedicato al rapporto d’amore, esce in italiano col titolo significativo La coppia viva:  Sidra ci ha scritto che il titolo italiano è perfetto, rammaricandosi che in inglese non ci sia un’espressione equivalente ugualmente densa di significato.

Il mese dedicato a Marte

Come anticipatovi nell’articolo di febbraio, le considerazioni che vi proponiamo sono dedicate al protagonista maschile della coppia mitologica, perché è lui, Marte, che nelle lingue più conosciute dà il nome al mese che sta per iniziare. In verità ogni settimana dedichiamo un giorno a lui, il marte-dì ed è sempre lui, Marte, che oltre ad avere il suo posto nel ciclo temporale della settimana e dei mesi, ha il suo spazio nella toponomastica di molte delle nostre città, nelle quali sono frequenti i Campi di Marte, riservati un tempo alle esercitazioni militari.

Insomma, se ci facciamo caso, ci accorgiamo che la presenza del dio della aggressività, della forza fisica e della guerra, amante di Afrodite, non è affatto trascurabile ed è lì a ricordarci che in qualche modo abbiamo a che fare con lui. Probabilmente per molti è una prospettiva difficile da accettare ma, nella visione della Psicologia dei sé (che prende in considerazione tutte le energie che contribuiscono a formare la multiforme complessità umana), il dio della guerra ha un posto tra gli dei e le dee che abitano il pantheon della nostra psiche e sappiamo che nel processo di autoconoscenza e di potenziamento personale, è bene confrontarsi con tutti loro evitando la tentazione di sottovalutarli o di sbarazzarsene.

Il Dio dalle molte facce

Il mito di Marte si rintraccia nelle più diverse tradizioni, mostrando come questo aspetto della psiche umana sia fondamentale, con i suoi doni a volte temibili ma indispensabili alla pienezza della vita.

Vogliamo succintamente raccogliere qui alcune delle sfaccettature che il mito, nelle diverse culture, mette in rilievo, raccordandole con gli aspetti psicologici relativi.

Marte e l’energia vitale

Presso le antiche popolazioni italiche Marte era anzitutto una divinità agreste, che proteggeva le greggi, i campi, i lavori agricoli ed era  connessa con l’inizio della prima stagione del ciclo vitale, la “prima-vera”.

Il mese a lui consacrato, marzo, è stato per molto tempo il primo mese dell’anno: ne conserviamo un ricordo nei nomi dei mesi di settembre (il settimo mese), ottobre, novembre, dicembre.

Marte è legato per ciò, all’energia dell’ “aggressività”, nel significato etimologico di ad – gredere, avanzare, procedere verso. Come sappiamo, l’aggressività non gode buona fama nella nostra cultura e, pertanto è facile che emerga in modo distorto e distruttivo. La mancanza totale di aggressività, tuttavia, è molto dannosa: manca letteralmente il “mordente” per vivere, che invece rappresenta il bisogno universale di esistere e di avere impatto sulla realtà.

Nel Dialogo, gli Stone definiscono “energia della giungla” questa forza vitale che riesce a farci sopravvivere, legata agli istinti, che spesso nella nostra cultura viene mal giudicata e finisce per creare la cattiveria e la violenza del mondo. Un’energia della giungla integrata è un’energia che sa definire i nostri confini, senza bisogno di urlare o accusare: è interessante notare che con tale energia a disposizione non c’è nessun bisogno di essere violenti! L’aggressività rozza, la violenza, sono comportamenti acquisiti, forme non integrate di sana energia istintuale.

Marte e l’erotismo

L’erotismo di Marte è appassionato, dionisiaco, audace. Il mito più antico parla di un Marte-Ares fanciullo, amante della danza, giocoso, un aspetto maschile divino che ama le donne e che solo successivamente viene iniziato all’arte della guerra.

Per comprendere meglio questo aspetto è utile ricorrere al mito: Venere, che ama appassionatamente il dio della guerra, lo invita nel suo letto, approfittando dell’assenza di Efesto, suo marito. Efesto, il figlio zoppo e non amato di Zeus e Era, è un dio che ha messo nella creazione di opere d’arte (legate in specie ai metalli) tutta la sua squisita vena artistica; è anche un dio geloso e vendicativo e, appresa la notizia del tradimento di Afrodite-Venere, decide di punire i due amanti. Con il suo ingegno crea delle catene indissolubili e al tempo stesso sottilissime, creando un congegno perfidamente intelligente che dispone attorno al letto nuziale; poi, fingendo di partire per un viaggio, si allontana. Ares-Marte si precipita a casa della sua amata e i due amanti finiscono avvolti dalle infrangibili sottili catene. A quel punto Efesto rientrò e invitò anche tutti gli dei dell’Olimpo come testimoni del tradimento, mentre i due amanti giacevano, impotenti, nel letto – gabbia, fra le risa e la derisione.  Solo  Dioniso, fra tutti gli dei presenti,  interviene chiedendo e ottenendo la liberazione dei due amanti, con il patto che si allontanino. Ares così va in Tracia, e Afrodite si rifugia a Pafo…

Vediamo qui due aspetti del maschile che si fronteggiano: quello impulsivo, audace, ma anche cieco nel riconoscere le trappole, portato da Ares, e quello freddo e vendicativo, sottilmente intelligente, portato da Efesto. La mentre strategica ingabbia e svilisce la passione amorosa, le fa vivere una delle situazioni più dolorose: l’umiliazione. L’intimità amorosa è apertura, slancio, pelle viva: regge difficilmente alla bruciatura dell’umiliazione.

Marte e la guerra

A questo tema è dedicato l’ultimo libro di James Hillman, che vuole essere provocatorio già nel titolo: Un terribile amore per la guerra (edizione Adelphi).Egli sostiene che la guerra è una pulsione primaria e ambivalente degli esseri umani, che ha una carica non inferiore a quella di altre pulsioni che la contrastano insieme e la rafforzano, come l’amore e la solidarietà. Se di questa pulsione primaria non abbiamo una visione lucida, ogni opposizione alla guerra sarà vana. L’impegno civile per evitare le guerre e sostenere la pace nella società e nel mondo è un’azione nobile, ma, sottolinea Hillman, se non vogliamo rischiare di cadere in una sterile retorica, occorre fare attenzione al carattere psicologico che assume il mito quando ci racconta dellainseparabilità dei due amanti, Ares e Afrodite, delle due energie della guerra e dell’amore.

Può sembrare una constatazione inaccettabile, ma la guerra, più che una incarnazione del Male, è una costante della dimensione umana, “appartiene alla nostra anima come verità archetipica del cosmo”. E’ la stessa potenza del Dio della Guerra che può venire in aiuto nella sua risoluzione, come mirabilmente insegna l’Inno Omerico dedicato ad Ares:

Ares, forza superiore, Ares sul carro da guerra,
Ares indossa l’elmo d’oro, Ares ha il cuore intrepido,
Ares portatore di scudo, Ares guardiano della città,
(…)
Ares ruota la sua sfera fiammeggiante
Tre le vie dei Sette Segni
Dell’etere, dove cavalli fiammeggianti
Lo portano in eterno lungo la terza orbita!
Ascoltami, soccorritore dell’umanità,
dispensatore del dolce coraggio della gioventù,
irradia di lassù la tua mite luce
sopra le nostre vite, e la tua forza guerriera,
così che io possa scacciare dalla mia testa
l’odiosa viltà, e frenare quello slancio fallace
del mio animo, e trattenere
quella stridula voce nel mio cuore,
che mi provoca a gettarmi nella mischia agghiacciante.
Tu, o beato, donami il coraggio, lasciami indugiare
Al sicuro nelle leggi della pace,
e sfuggire così allo scontro con i nemici
e al destino di una morte violenta.

Sembra che gli antichi avessero chiaro che gli opposti sono molto più vicini di quanto sembrino alla nostra mentalità divisa: come dice l’antico detto “la differenza tra una medicina e un veleno è il dosaggio”, anche qui vediamo che la salvezza dagli eccessi di un Marte iroso e violento appartiene… allo stesso Marte, “soccorritore dell’umanità”. Le qualità del dio della guerra, invocate nell’Inno, ci danno una idea chiara di come un’energia, se presa “nel dosaggio giusto” sia salvifica e non velenosa.

Non dimentichiamo, infine, che tra i figli della coppia divina di Afrodite e Ares vi è Armonia, figlia dunque dell’amore – un amore potente, appassionato –  e della guerra, che con il suo nome ci ricorda come una vera armonia sia percorsa dal fermento del conflitto, che viene gestito con la chiarezza, il coraggio, la dedizione appassionata che un Marte ben integrato permette: ecco che un’altra espressione dedicata al dio, la “mite luce”, acquista significato. Non opposti dunque, Ares e Afrodite, ma alleati e compagni.

Marzo 2007

Copyright 2007 Franca Errani e Giovanni Civita – Se usi l’articolo, in tutto o in parte, grazie di citarne gli autori.

 

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