Il Critico Interiore – (F. Errani)

da | Lug 1, 2014 | Blog | 0 commenti

Sul ruolo e l’importanza del Critico Interiore è stato scritto molto. Gli Stone hanno scritto addirittura un intero libro dedicato a questa energia, ai suoi vari aspetti, al suo sviluppo all’interno della famiglia di origine e della società (*). Negli anni tuttavia, il lavoro sul Critico si è trasformato…

Spesso all’inizio veniva considerato come il “pericolo numero uno” della psiche, l’aspetto più torturante e invalidante. E’ vero che un Critico interiore non trasformato può veramente fermare lo sviluppo della persona, mantenerla insicura e fragile, incapace di esercitare i suoi talenti e espandersi nelle sue potenzialità. Tuttavia in un Critico trasformato vi è anche una grande forza che può essere alleata della persona e non nemica.

Nel Dialogo sempre più si tende a lavorare direttamente con i diversi sé primari, poiché ognuno di essi è portatore di una regola, di una convinzione. In questa ottica ogni sé primario è  critico verso la persona quando essa infrange, in qualche modo, la sua regola. Ad esempio il sé perfezionista sarà il primo a criticare la persona se non agisce conformemente al suo standard; il sé attivista sarà il primo a far sentire a disagio la persona che decide di fermarsi e riposare lasciando da parte qualche lavoro non terminato; il sé razionale sarà il primo a criticare la persona che si lascia sommergere dalle sue emozioni e resta confusa davanti a una scelta.

Qual è dunque la differenza tra questo tipo di critiche e quelle dell’energia che ha addirittura ricevuto il nome di “Critico interiore”?

Potremmo definire il Critico come una “sovra-energia” che controlla e sostiene tutto il sistema psichico basato sui sé primari. Quindi, di per sé il Critico non ha una sua opinione: esso è il portavoce del sistema primario, delle polarità con le quali siamo identificati.

E’ allora evidente che la separazione da qualsiasi energia primaria provoca anche una riduzione del potere del Critico rispetto a quella energia. Se ad esempio mi separo dal sé perfezionista, il Critico sarà meno attivo a questo proposito; se poi lascio più spazio alle energie opposte (la parte che non ha bisogno di essere perfetta, l’indulgente, la parte che sa di non sapere…), ecco che il ruolo del Critico si allenterà in relazione al tema della perfezione.

In questo senso, Critico e ego consapevole sono complementari. Tanto più cresce l’ego consapevole in relazione ad una certa polarità, tanto meno peserà il Critico rispetto a quel tema.

A volte è comunque utile lavorare direttamente con il Critico, cosa che offre una panoramica particolarmente suggestiva della sua expertise su di noi!

Il Critico Interiore di Annamaria

Annamaria ha già una buona esperienza di Dialogo. Psicologa e terapeuta, ha fatto in fretta a riconoscere determinati schemi di comportamento ed è sensibile agli “attacchi” del Critico. Ha chiesto una seduta proprio perché si sente attaccata in modo pesante e si rende conto di non essere in grado di uscire da sola da questo stato.

Critico di Annamaria: – Eccomi qui, sembra veramente che non abbia fatto nulla per imparare a gestirmi! Lo dovrebbe sapere, che io attacco.

Facilitatore: – Mi sembra che questo tuo attacco sia particolarmente virulento. Annamaria ha chiesto questa seduta proprio per parlare con te.

C. A: – (sdegnoso) Non dovrebbe averne bisogno, non credi? Cosa ha fatto tutto questo lavoro a fare, se poi deve tornare qui da te? E dire che è addirittura psi-co-lo-ga! Ti rendi conto?

F.ore: – Mi sembra di capire che tu la vuoi sempre consapevole, sempre cosciente di se stessa.

C. A.: – (incredulo) Non è questo lo scopo del lavoro di crescita? Come può essere una BRAVA terapista se non è SEMPRE consapevole dei suoi stati d’animo, delle sue energie? Così le ho detto che non è all’altezza, ecco qua. Che farebbe meglio a cambiare mestiere.

F.ore: – E’ successo qualcosa, recentemente, che ti ha spinto a pensare così?

C. A.: – Due pazienti hanno smesso di venire da lei. Una persona nuova, che aveva telefonato e doveva richiamare, non l’ha ancora fatto. Ti rendi conto? Le ho fatto ripensare a tutto il lavoro fatto con quei due, di sicuro deve aver sbagliato, lei è sempre troppo personale, troppo emotiva! Si connette alle persone, è affettuosa. Secondo me dovrebbe essere più impersonale e distaccata.

F.ore: – Vorrei che tu pensassi per un momento… cosa le diresti, se lei fosse impersonale?

C. A.: – Beh, questo è un lavoro che si basa sull’empatia… se fosse TROPPO distaccata, non andrebbe bene. Una brava terapista deve avere un cuore caldo. Deve avere tante doti! (scaldandosi) deve essere empatica, attenta, ricordarsi tutto quello che è successo negli incontri precedenti, prendere nota… invece lei è emozionale, a volte addirittura arrossisce! Ti rendi conto? E poi, recentemente, è ingrassata… cosa possono pensare i suoi pazienti? Che non è capace di gestire neppure sé stessa!

F.ore: – Quindi sei preoccupato anche per il peso…

C. A.: Certamente! Gli anni passano, è sempre più difficile dimagrire. Poi non deve neppure dimagrire troppo, ho letto recentemente che verso la menopausa il grasso serve alle donne per produrre estrogeni.

F.ore: – Mi sembra ancora lontana dalla menopausa…

C. A.: – E’ quello che le ho detto! Che può dimagrire.

F.ore : – Ma l’hai anche spaventata con quella faccenda degli estrogeni…

C. A.: – E’ lei che si lascia spaventare! Ormai dovrebbe conoscermi. Io amo informarmi e prevenire. Prevenire è meglio che curare.

F.ore: – Mi sembra che adesso tu voglia “prevenire” qualche suo fallimento… o meglio quello che tu temi possa essere un fallimento.

C. A.: – Senti, lei per me è un fallimento. Avermi scoperto, conoscermi, e non sapere ancora come trattarmi! Hai presente X? Anche lei ha fatto i corsi, anche lei ha studiato il Dialogo… hanno lavorato insieme, ora X  sta avendo un successo straordinario nei suoi progetti lavorativi… è un campo diverso, d’accordo, ma si capisce bene che X ha imparato a trattare con il suo Critico, mentre Annamaria è qui da te che annaspa!

F.ore: – Quindi la confronti anche con X…

C. A.: – Mica solo! Ha attorno un sacco di persone intelligenti, interessanti e di successo con le quali posso confrontarla. Per pietà ti risparmio la lista. La sua collega in studio lavora fino a tarda sera, tanti sono i pazienti che ha.

F.ore.: – Se ricordo bene, tempo fa, in un altro nostro incontro, sostenevi che la sua collega lavora troppo e di certo lavora male! Che Annamaria non avrebbe mai dovuto avere così tante persone!

C. A.: – E allora? Certo che lo dissi. Ma adesso le dico così.

Il paradosso del Critico

Una delle esperienze più particolari, facendo parlare il Critico, è la possibilità di rendersi conto della sua logica paradossale. Questo sé è capace di criticarti per un comportamento e un attimo dopo, con la più splendida disinvoltura, criticare esattamente l’opposto. Nell’intervista ad Annamaria, i temi dell’ ingrassare e della menopausa, e quello successivo della collega con molti/troppi pazienti sono trattati in modo doppio, con assoluta tranquillità.  Il vantaggio di ascoltare il Critico  in una seduta è che questo paradosso si svela rapidamente. Nella solitudine del dialogo interiore, queste affermazioni contraddittorie sono difficilmente svelabili, e la persona resta con una sensazione di confusione, di inadeguatezza, di non sapere da che parte andare. Perchè non riesce a percepire la dinamica paradossale sottostante. Nel caso di Annamaria, è stata proprio questa incalzante, ravvicinata contraddittorietà a permettere lo “sgancio” dal Critico, grazie a una sana risata.

L’umorismo è uno degli antidoti più potenti a un forte Critico. Non si tratta di ridere “di lui”: questa energia non va presa sottogamba! Ma il Critico stesso, nel suo lento e lungo cammino di trasformazione, può rivelare la sua intelligenza e quindi anche il suo umorismo. Si può quindi sorridere insieme. Non dimentichiamo che anche il Critico interiore ci chiede di essere accettato!

Il Critico ci segnala uno squilibrio

Involontariamente, con le sue critiche ansiose, il Critico ci segnala che uno dei poli di una determinata polarità non è vissuto e integrato nella nostra psiche. In questo senso, ci segnala uno squilibrio. Il lavoro quindi non consiste nel fare quello che questo sé ci raccomanda, ma di servirci di lui per scoprire la parte primaria con cui siamo identificati, in modo da poter ristabilire l’equilibrio con l’energia opposta.

Il ruolo del Critico perde molto del suo peso negativo a mano a mano che ci rendiamo conto che non siamo “oggetti da riparare” ma persone, organismi viventi che si stanno esplorando nella loro ampiezza. Purtroppo molta psicologia si basa sull’idea che “ci sia qualcosa che non va” e che deve essere messo a posto, oppure che ci sia qualcosa di negativo da cui dobbiamo liberarci. Questa visione alimenta il Critico a dismisura. Accettarci come esploratori di noi stessi, vedere la vita non come un problema da risolvere ma come un mistero da com-prendere, con grande rispetto, pazienza e umiltà… questo tranquillizza e ridimensiona il nostro Critico.

 

Il nuovo libro sul Critico Interiore, pubblicato da Macroedizioni nel 2009, è stato rivisto e ampliato da Franca Errani e Giovanni Civita, in accordo con gli Autori. Vedi: Il Critico interiore: mai più contro noi stessi! Macroedizioni.

Questo articolo è comparso in prima uscita sul sito dell’Associazione Voice Dialogue Italia (www.voicedialogue.it)

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