Il Patriarca, 2° – (F. Errani)

da | Ago 22, 2014 | Blog | 0 commenti

A questo sé, così importante nella dinamica psichica e nella società, ho riservato due puntate in modo da mettere meglio a fuoco la sua funzione nella psiche femminile (prima parte) e in quella maschile (questa seconda parte).

Il Patriarca interiore, abbiamo già visto, è quell’energia, presente nell’uomo e nella donna, che considera la donna inferiore all’uomo, bisognosa di consigli e di protezione, incapace di gestirsi e sopravvivere da sola nel mondo degli uomini.

A causa della tradizione patriarcale della nostra società, questa energia è accettata a livello collettivo e, in genere, è conscia nella psiche maschile. Molte delle battute sulla donna o sulla supremazia del  maschio provengono da questo sé. Spesso non ci si rende neppure conto dell’effetto sottilmente distruttivo che hanno frasi del tipo:

  • — Ah, le donne son tutte pettegole
  • — Preferisco lavorare in un ufficio con uomini, le donne sono manipolative e inaffidabili (spesso detto anche da donne)
  • — Non mi farei mai operare da un chirurgo donna!
  • — Se ha fatto una carriera così fulminante, deve averla data…
  • — Uh, il marito di X è così infelice… chissà come lo tratta, lei.
  • Vedi come è sereno Y? Deve avere una brava moglie.
  • — E’ un uomo, lui… lascialo vincere. Gli uomini ci tengono.
  • — E’ una donna di successo, ma di sicuro trascura la famiglia…
  • — Le donne sono infide.
  • — Le donne ragionano con l’utero…
  • ………….

Nell’uomo il patriarca è orgoglioso di… essere uomo, appunto. I diritti associati all’essere uomo sono l’autorità, la forza, il privilegio. Il Patriarca nell’uomo si aspetta di essere ascoltato; che la donna lo riverisca, lo serva,  gli sia fedele. Quando incontra una donna sicura di sé, forte, obiettiva, il Patriarca l’apprezza perché le riconosce dei valori simili ai suoi, in questo caso la può “trattare come un uomo” e la rispetta come rispetta gli uomini. Vi sono tuttavia Patriarchi che disprezzano le donne per il semplice fatto che sono donne.

Il Patriarca interiore esige molto anche dall’uomo: lo vuole forte, assertivo, economicamente indipendente e in grado di mantenere la famiglia, responsabile della sicurezza della sua comunità, stabile nei suoi sentimenti, capace di ignorare le sue emozioni. Ci sono molte affinità tra il Patriarca e il  “Padre archetipico”: che domina e vuole rispetto, ma che al tempo stesso protegge le persone di cui si sente responsabile fino al sacrificio.

L’uomo con un forte Patriarca interiore, quindi, è molto responsabile verso la famiglia, affidabile, protettivo; si sente impegnato a mantenere la famiglia e preferisce che la moglie stia a casa oppure che abbia un lavoro meno impegnativo in modo che comunque il suo l’asse fondamentale resti la cura della famiglia, della casa e dei figli. E’ quindi un uomo solido, poco a contatto con le sue emozioni (abbiamo visto che in generale il Patriarca ritiene le emozioni un mondo misterioso e scomodo), con molte regole su come deve essere la sua donna.

Lo stralcio che segue fa parte di una serie di sedute con  Antonio, proprietario di una piccola azienda che sta attraversando un momento di difficoltà economica. Antonio ha due famiglie: la prima da cui si  è separato da molti anni, e una più recente, con due figli piccoli e una moglie a casa per seguire i due bambini, arrivati a un anno di distanza l’uno dall’altro. Antonio è sommerso dalle preoccupazioni, ma non ne parla con nessuno. Chiedo di parlare con la parte di lui che vuole questo silenzio.

Patriarca Interiore Antonio: – Non è nemmeno pensabile che possa coinvolgere la sua famiglia o qualcuno in questo pasticcio.

F.ore: – Mi rendo conto del tuo punto di vista. Tuttavia mi sembra che Antonio potrebbe essere un po’ alleviato se…

P.I.A.:  (interrompendo) – Non se ne parla neppure! Lui ha creato il guaio, lui lo deve risolvere. E’ il momento di tirar fuori la forza che ha. Ha due famiglie da mantenere! I figli grandi stanno ancora studiando, sono all’Università e non debbono soffrire della situazione. Quando si separò glielo dissi: in ogni caso la tua famiglia e i tuoi figli debbono poter mantenere lo stesso standard che se foste rimasti uniti. Per me era chiaro. E lo è ancora. Deve lavorare di più, fare più sacrifici. Ha voluto la bicicletta? Adesso deve pedalare.

F.ore: – Cosa potrebbe succedergli, se parlasse?

P.I.A.: – Sarebbe un fallimento. Se lui cade, tutto attorno a lui cadrà. La moglie lo guarderebbe come un fallito. I figli lo giudicherebbero un incapace. Te l’ho già detto, non è neppure pensabile. Ti immagini, se sua moglie gli dicesse “mi metto a lavorare anch’io per aiutarti”? E i bimbi? Sono troppo piccoli. Devono avere in casa una mamma serena. Quindi andiamo avanti come voglio io: io gli metto una bella sbarra d’acciaio lungo la spina dorsale, se sta con me, io posso salvarlo da qualsiasi cosa. Deve essere forte, qualsiasi cosa succeda. E non perdere mai il suo sangue freddo.

Il movimento femminista ha spesso  puntato i riflettori solo sugli aspetti negativi del patriarca, tanto che  molti uomini si sono sentiti quasi colpevoli del proprio essere maschi e hanno cominciato a svalutare le caratteristiche maschili: la territorialità, l’aggressività, la direzionalità. Hanno quindi rinnegato il proprio Patriarca interiore, sviluppando una forte matriarca e un sistema di sé primari di tipo più femminile. Questo fenomeno però causa molti problemi perché sia gli uomini che le donne hanno bisogno della forza che il loro Patriarca porta con sé!

Il seguente stralcio proviene, invece, da una serie di sedute con Luigi, un uomo poco più che trentenne che ha rinnegato a poco a poco il suo Patriarca. Ha vissuto per diversi anni in un gruppo spirituale all’estero, e qui le caratteristiche del maschile erano giudicate negativamente. In questo modo, però, ha perso anche la sua forza; ora si sente insicuro, ansioso, incapace di focalizzarsi professionalmente e fragile nella relazione di coppia. Il Patriarca può emergere solo dopo una serie di sedute in cui Luigi si è separato dagli aspetti ora dominanti in lui (aspetti spirituali o matriarcali).

Facilitatore: – Sembra che Luigi si sia molto allontanato da te, negli anni…

Patriarca Interiore Luigi: –  Puoi dirlo. E ora la sua vita è un disastro. Non capisco come la sua donna stia ancora con lui. Io penso che tra poco lo lascerà.

F.ore: – Come vorresti che fosse, nella relazione?

P.I.L.: _ Semplicemente un uomo! Io mi vergogno di lui. Si emoziona, piange, è sempre lì a osservarsi, a meditare, a condividere! Certo, ora ho capito che anche un uomo può avere emozioni, mi rendo conto che nel passato ero troppo rigido: ma così! Piange e si commuove, secondo me un uomo può sentire le emozioni ma non certo sbrodolarle in giro in questo modo. La sua ragazza è spaventata. Io lo so che lo vorrebbe più forte, più saldo. Lei non può appoggiarsi a lui.

F.ore: – Quindi, se Luigi fosse una donna, il suo comportamento non ti preoccuperebbe?

P.I.L.: – Ovvio. Da una donna ci si aspetta che possa piangere e sentirsi debole e chiedere aiuto. Ma un uomo!

F.ore: – Sembra che tu sia veramente forte…

P.I.L.: _ Certo che lo sono! Se solo mi lasciasse esistere! Io ridefinirei tutta la sua vita! Gli metterei delle priorità e gli imporrei di seguirle! Lui vuole vivere “fluendo”! Ti rendi conto? In questo mondo? Infatti cosa accade? Che non guadagna, che non è capace di concentrarsi! Che non sa darsi uno straccio di disciplina! Poi, il paradosso è che emozionandosi così tanto ogni cosa per lui diventa importante, non sa darsi priorità e si sente sommergere dalle cose da fare. Io gli darei uno sguardo più lucido e obiettivo. Non deve realmente fare tutto subito, può farsi una scaletta, e seguirla. Così non si sentirà sopraffatto.

F.ore: – Sembra che tu abbia un sacco di suggerimenti per lui…

P.I.L.: – Io osservo la sua vita e sono furioso. Adesso che ho la possibilità di parlare voglio fargli capire che non sono un nemico, sono una forza per lui! La relazione finirà, se lui non si rende economicamente più forte. E lui tiene a questa donna. Sul lavoro gli darei autorevolezza. Tutti bussano alla sua porta, lui non sa dire di no. Io sono assolutamente capace di dire NO.

La seduta continua con una serie di suggerimenti per la riorganizzazione professionale e famigliare. Spero che abbiate colto la forza interiore di questo sé e di come quindi sia importante, sia per gli uomini che per le donne, poterlo avere come alleato anziché come forza inconscia o addirittura nemica.

Un altro ambito importante per il Patriarca è la sessualità. Qui quest’energia ha una doppia morale: gli uomini possono tradire (purchè non sfascino la famiglia; anzi, dal suo punto di vista una scappatella ogni tanto, purchè non comporti un innamoramento, può addirittura essere salutare per mantenere unita la famiglia) ma le donne no. Le donne che tradiscono sono delle puttane. Un tema delicato riguarda lo stupro: in generale il Patriarca ritiene la donna responsabile: deve aver mandato qualche segnale di seduzione, è impossibile che l’uomo abbia interpretato male! Possiamo vedere come questo atteggiamento interiore (comune all’uomo e alla donna) svilisca la sessualità nel mondo e sostenga le convinzioni negative trasmesse anche da un certo tipo di cultura.

Il Patriarca interiore, inoltre, non fa distinzione tra sessualità e sensualità, e cerca rigorosamente di tenere l’uomo lontano dalla sensualità che a suo avviso ha qualcosa di troppo femminile, languido, morboso. Una donna che danzi liberamente, sensualmente, per il puro piacere della danza, creerà un grande sospetto nei Patriarchi degli uomini attorno a lei. L’uomo può reagire come se si trattasse di una provocazione sessuale. Poter abbracciare la propria sensualità è un dono importante sia per l’uomo che per la donna. Una sessualità priva di sensualità diventa noiosa, automatica e ripetitiva.

Concludendo, il Patriarca interiore agisce nella donna, trasformandola in figlia sottomessa o ribelle dell’uomo; nell’uomo, trasformandolo nel padre responsabile o esigente di questa figlia… Né l’uomo né la donna possono fiorire se sono schiacciati da un forte patriarca; tuttavia, non possono neppure fare a meno della sua autorevolezza, obiettività, forza e determinazione. Il processo della consapevolezza permette di abbracciare questo sé senza identificarsi con lui e senza proiettarlo nel mondo esterno. Quando l’uomo e la donna si incontrano nella totalità del loro essere, includendo la loro forza e la loro sensibilità, sono finalmente liberi di essere partner, di essere pari, per creare insieme un mondo dove entrambi le qualità, il maschile e il femminile, siano riconosciute, onorate e rispettate nel pieno della loro bellezza.

 

Questo articolo è comparso in prima uscita sul sito dell’Associazione Voice Dialogue Italia (www.voicedialogue.it)

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