Il lavoro interiore inevitabilmente porta alla riscoperta della dimensione spirituale e il Voice Dialogue, abbinato a tecniche come il lavoro sul sogno, l’imagery e la meditazione, è un metodo particolarmente adatto per far emergere e onorare anche le energie transpersonali. In questi casi la seduta, guidata da un facilitatore esperto, può risultare un fluire di tecniche che si intrecciano tra loro seguendo i bisogni della persona: si può iniziare con l’intervista ai sé per poi passare ad una immaginazione attiva o a pause di silenzio che permettano all’interessato di restare in uno stato di meditazione, a contatto con un’energia elevata o contemplativa.
Può essere sorprendente constatare che spesso i sé spirituali emergono insieme a parti legate al controllo, al dovere e all’attivismo, ma la cosa non meraviglia più tanto se si pensa che nel tempo sono stati creati sistemi di regole che pretendono di definire come dovrebbe essere e agire una persona spiritualmente evoluta.
L’esempio che segue è tratto da una seduta con Michela, una giovane donna impegnata sul fronte del volontariato e dell’approfondimento interiore. La seduta aveva come argomento il suo disagio nel trovarsi, sul lavoro e tra amici, con persone superficiali, dedite volentieri a conversazioni banali e insignificanti.
Facilitatore: – Mi piacerebbe parlare con la parte di te che vive questo disagio… mi sembra di capire che soprattutto sia questa mancanza di spessore a dare fastidio…
Sé “profondo” di Michela: – Certo, io non amo questo genere di frivolezze. A me piace che il suo tempo, le sue relazioni, siano profonde, impegnate… Mi piace che percepisca il senso dell’esistenza, la profondità della vita…
F.ore: – Quindi quando lei passa il suo tempo in queste conversazioni un poco…inutili, tu le mandi dei segnali di insofferenza…
Sé “profondo” di M: – E’ inevitabile. Io vivo nella profondità, nella bellezza del significato… (il corpo sembra aprirsi a qualcosa di molto ampio, l’energia si fa più radiante e intensa)… vorrei che lei stesse sempre con me…. io le do un senso di appagamento, di pienezza.
F.ore: – Se capisco bene, quando è con te tutto è intenso, profondo e mi verrebbe da dire spirituale…
Sé “profondo” di M: – Certo, questo è il mio regno… vorrei veramente che lei cogliesse sempre lo spessore del vivere… invece si disperde in chiacchiere inutili, legge libri sciocchi, insomma non si impegna come potrebbe….
F.ore: – Cosa vorresti quindi dirle sulla sua vita in generale?
Sé “profondo” di M: (scaldandosi, entusiasmandosi) – dovrebbe veramente essere consapevole che ogni momento è prezioso. Lei è troppo indulgente con se stessa, perde troppo tempo in cose inutili o di poco spessore. Ha dei libri molto importanti da leggere. Ogni giorno secondo me dovrebbe meditare o pregare, per stare in contatto con la sua parte più profonda…
F.ore: – Quindi vorresti più disciplina da parte sua, più capacità, mi sembra, di dire di no ad occasioni e amicizie poco utili dal tuo punto di vista…
Sé “profondo” di M: – Io glieli faccio vedere un po’ sciocchi, i suoi amici, parlo di quelli leggeri con cui ride e scherza come una ochetta…
Come si può osservare, l’impronta certamente spirituale di questo sé di Michela è sovrastata da molte regole: occorre essere sempre “profondi”e immersi in esperienze ricche di significato; occorre meditare e pregare, evitando la compagnia di persone “leggere” e di poco spessore.
Non è difficile comprendere come un’energia di questo tipo crei polarizzazione e separatezza. Michela si trova a disagio con i suoi amici perché li giudica, poi si sente in colpa sia perché ha la sensazione di perdere tempo sia perché non si trova bene, ad essere così giudicante, e probabilmente anche gli amici captano in qualche modo il suo giudizio verso di loro.
I sé che intrecciano la spiritualità alle regole in genere hanno la tendenza a parlare in modo un po’ direttivo: la persona deve, dovrebbe, non fa abbastanza, non è abbastanza… Il loro modo di parlare talvolta è dolce ma paternalistico, e spesso può diventare duro e intransigente.
In una seduta successiva Michela entra in contatto con un’energia spirituale più “pulita”, che percepisce come una sorta di chiarore azzurrino ma caldo alle sue spalle. Spostandosi nello spazio di questo sé, Michela entra in uno stato di silenzio e di meditazione che dura a lungo. In questo caso il ruolo del facilitatore è quello di sostenere e accompagnare l’esperienza silenziosa sintonizzandosi energeticamente sullo stesso livello.
A un certo punto Michela sospira e il facilitatore interviene con molta calma:
F.ore: – So che sei un’energia di poche parole… ma forse vorresti dire qualcosa a Michela.
Sé spirituale: – (con una voce molto tranquilla) – voglio solo che sappia che sono sempre qui. Che può contattarmi quando vuole.
F.ore (toccando l’argomento che era stato portato all’inizio della seduta): – Michela è in un momento complesso… la scelta se restare a lavorare dove è o cambiare, la turba molto… hai qualcosa da dirle in merito?
Sé spirituale: – Vorrei invitarla a non sprecare l’energia in questa ansietà, se restare o no… quello che importa è il processo che sta vivendo in questo momento… quello che sta sperimentando… se si lascia essere, se ascolta dentro, la soluzione giusta verrà. Non abbia fretta… questo è l’insegnamento per lei… quando sente l’ansia lei tende a voler risolvere, tagliare, decidere… (il sé sorride con affetto)… questo poi la porta in confusione… in quei momenti può venire da me… respirare con me…tutto va per il meglio.
Come potete cogliere, nella seconda seduta non vi è pressione, giudizio, fretta di risolvere le cose. Il sé offre a Michela questa nuova prospettiva e soprattutto il contatto con la sua energia senza tempo, silenziosa, amorevole, profondamente rigenerante. Questi sé, quando sono separati dalle “regole” della spiritualità, non portano una visione polarizzata: non giudicano “meglio” la profondità rispetto alla leggerezza o lo spirito rispetto alla materia: sanno abbracciare gli opposti e in questo senso sono profondamente guaritori.
A volte le sedute con i sé spirituali avvengono quasi totalmente in silenzio, ma molte cose accadono a livello energetico, ed è importante, alla fine del lavoro, aiutare la persona a radicare il centro imparando a riconoscere e ricontattare l’energia del sé spirituale. In questo modo il contatto tra la persona e i suoi aspetti spirituali (il Sé superiore, potremmo chiamarlo) diventa più interattivo e vitale.
Per concludere questa carrellata desidero rendervi partecipi di alcune riflessioni ricevute da Hal Stone in occasione della presentazione del corso che lui e Sidra terranno a Gwatt, in Svizzera, nel giugno 2005. Si tratta di una nota personale che Hal ha scritto per spiegare il titolo scelto per questo training, e cioè: “La Musica delle Sfere”. Credo che i sogni che Hal riporta mostrino in modo chiaro come il mondo dei sogni possa arricchirsi e svilupparsi dedicandosi al processo psico-spirituale con amore e sensibilità. Credo sia anche un ottimo modo per augurarvi la presenza dello Spirito nel Natale che sta per arrivare.
Nota personale di Hal Stone:
Nella primavera di quest’anno la figlia maggiore di Sidra ha avuto un bambino (il nostro quarto nipotino). Sidra ha trascorso diverso tempo a Washington e io ho ammirato il modo in cui si muoveva senza sforzo tra questo profondo, intenso processo dell’essere con la figlia e il nipote, facendo nel contempo tutto quello che doveva essere fatto in relazione al nostro lavoro insieme.
Subito prima di andare a Washington Sidra aveva avuto un sogno, in cui era nella galassia e osservava il formarsi e riformarsi dei sistemi energetici nello spazio.
Successivamente ho pensato come fosse straordinario per Sidra ricevere questo sogno e subito dopo muoversi nel processo di accudimento come madre e come nonna, processo personale e archetipico insieme. Mi sono sentito onorato di essere parte di questo processo, di poter osservare questo antico rito suonare la sua musica attraverso Sidra.
Poche settimane dopo, mentre ero a Washington e aiutavo come meglio potevo, ho avuto questo sogno:
“Morivo e mi trovavo nella sfera celeste come corpo spirituale. Nel sogno ero totalmente in pace con me stesso; vi era una moltitudine di corpi di energia e io ne ero responsabile: ho sentito il potere e l’autorevolezza dell’Ego Consapevole. Era una sensazione straordinaria. Nel sogno riflettevo anche sul fatto che mi ero sempre chiesto cosa sarebbe successo nella vita dopo la morte, come conseguenza del processo di Ego Consapevole e qui mi rendevo conto che era esattamente come avevo sempre pensato che fosse: tutto questo viene con te. Mi rendo anche conto che il mio prossimo apprendimento, in questo nuovo spazio, è diventare capace di creare connessione energetica con Sidra che è ancora nel corpo, e so che posso imparare a farlo”.
Dopo il sogno mi risveglio, ma immediatamente mi riaddormento e faccio questo secondo sogno: “Sono di nuovo nel mio corpo, e da un’altra sfera celeste ricevo in dono un videocassetta, sui cui lati sono scritti i titoli di tutti i sogni che ho avuto nella mia vita, da quando ho cominciato a sognare verso i vent’anni. Nella cassetta sono scritti tutti i sogni e con ogni sogno vi è la musica che gli appartiene. Il nome della cassetta à: “La musica delle sfere”. La videocassetta è un dono dal cielo, un riconoscimento del completamento della fase della mia vita che è iniziata con la mia analisi a 22 anni”.
Questi sogni mi hanno commosso profondamente, mi hanno cambiato e ispirato. Mi hanno permesso di apprezzare in modo totalmente nuovo il potere e l’autorevolezza del processo dell’Ego Consapevole e anche la profonda maestà del processo del sogno. Desidero portare a voi questo senso di magia, come meglio posso.
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Questo articolo è comparso, in prima uscita, sul sito dell’Associazione Voice Dialogue Italia (www.voicedialogue.it)
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