I sé interiori che abbiamo imparato a conoscere nel corso delle puntate precedenti hanno quasi tutti una caratteristica in comune: sono sé di potere che non creano connessione energetica. Ci riferiamo in particolare ai sé come l’attivista, il conoscitore psicologico, il perfezionista, il critico, il patriarca, la matriarca e anche alcuni sé spirituali.
Con il termine “connessione energetica” nel linguaggio degli Stone si intende la capacità di creare collegamento con un’altra persona, al di là delle parole o dei gesti. La connessione energetica è ben chiara al Bambino Vulnerabile, estremamente sensibile alla realtà energetica delle relazioni umane, ma vi sono altri sé capaci di creare connessione e uno di questi è il sé gentile. Per sua natura questo sé è aperto, empatico, a contatto con gli altri attraverso un campo energetico particolarmente caldo ed espanso e, perciò, è particolarmente prezioso nello stabilire e mantenere le relazioni interpersonali.
Tuttavia, come le altre parti di noi, il sé gentile presenta dei limiti: se siamo identificati con lui, e quindi il nostro campo energetico è costantemente aperto e connesso con gli altri, finiremo per sentire prima e di più i bisogni altrui che i nostri, vibrando all’unisono con le loro necessità e non potendo praticamente mettere limiti alle loro richieste. In questo caso il sé gentile diventa troppo compiacente e rischia di drenare la nostra energia, lasciandoci stanchi, frustrati e a volte pieni di risentimento verso le persone che poco prima abbiamo accudito con tanta amorevolezza.
Daniela è sposata da diversi anni; si è laureata a suo tempo con ottimi risultati ma, con il matrimonio, ha deciso assieme al marito di dedicarsi almeno per alcuni anni alla crescita dei due gemelli che sono nati presto. Il marito lavora come consulente aziendale e guadagna a sufficienza per mantenere la famiglia in un discreto benessere. Perciò la decisione di riprendere a lavorare, per Daniela, anno per anno si è spostata sempre più in là, anche ora che i figli sono diventati grandicelli e nulla le impedirebbe di riprendere in considerazione il suo progetto. Daniela è vagamente insoddisfatta, anche se non fa che parlare con amore e entusiasmo di come si dedica alla famiglia, di come le piaccia accudire i suoi cari e i genitori che stanno invecchiando. Sempre più si percepisce che al centro non si trova più Daniela nella sua interezza, ma una sua parte, il suo sé premuroso e altruista.
Facilitatore: – Mi piacerebbe continuare a parlare di questo argomento, ma vorrei che tu ti spostassi un poco. Mi sembra che sia già una parte di te che sta parlando.
(Daniela è già esperta della tecnica del Voice Dialogue e si sposta fluidamente in un altro punto della stanza).
Sé gentile di Daniela (S.g.D): – Ciao. Vuoi parlare direttamente con me? (l’energia che emana da questa sub-personalità è calda, accogliente, avvolgente).
F.ore: – Mi fa piacere, certo. Sembra che tu sia completamente soddisfatta della vita di Daniela.
S.g.D.: – Certo. Ha un marito splendido e due figli che crescono meravigliosamente. A me piace dedicarmi a loro. La mattina ad esempio adoro preparare una bella colazione, dove ci siano tutte le cose che ognuno di loro preferisce. Il mattino è il momento in cui si è tutti insieme, ci si ritroverà solo la sera in questo modo… Così la faccio alzare una buona mezz’ora prima, ma ne vale la pena.
F.ore: – Sembra delizioso…
S.g:D.: – Certo che lo è. Io so rendere deliziosi tutti i momenti. Sono attenta, premurosa, capace di prevenire i desideri…
F.ore: – Mi sembra interessante questo… come fai, a prevenire i desideri?
S.g.D: – Osservo e sento, e conosco bene i miei cari! Non occorrono parole, a volte non è necessario neppure un segnale esterno. E’ come se il mio stesso corpo vibrasse di quel bisogno… Ad esempio mi accorgo immediatamente di quando suo marito è stanco o preoccupato…
F.ore: – E in questo caso come ti comporti?
S.g.D.: – Beh voglio che immediatamente Daniela si prenda cura di lui; può essere un leggero massaggio sulle spalle, oppure gli sbuccio la frutta preferita, oppure gli dico che posso occuparmi io di certe incombenze che so che a lui disturbano un po’…
F.ore: – Ad esempio?
S.g.D.: – Per esempio passare dalla tintoria! (ride con affetto, come se stesse vedendo la scena). In effetti la tintoria è sulla strada che lui percorre tutti i giorni, per cui non gli sarebbe per nulla scomodo portare la roba o ritirarla. Però lui detesta questo incarico! Allora dico che ci pensiamo noi, anche se dobbiamo prendere l’auto apposta.
F.ore: – Sembra davvero che tu non faccia alcuna fatica a occuparti degli altri… vuoi darmi qualche altro esempio?
S.g.D.: – Beh, ora che i suoi genitori stanno invecchiando mi sento attivata per prendermi cura di loro. Per andarli a trovare regolarmente, oppure invitarli spesso per il fine-settimana, oppure andare da loro in campagna, sempre durante i fine-settimana, quando loro si trasferiscono per le vacanze estive… Io le faccio pensare spesso che prima o poi moriranno… che ogni momento trascorso con loro è prezioso. Lei a volte sbuffa… pensa che poi non sono proprio COSI’ vecchi…
F.ore: – Ah, sembra quindi che ci sia un’altra parte di lei che non la pensa esattamente come te…
S.g.D.: – Ma faccio presto a respingerla (la sua energia si estende nella stanza, avvolgente) sai, è molto più piacevole stare con me…
Quello che accade quando il sé gentile “prende la mano” è che le reazioni e i bisogni della persona vengono messi in secondo piano. A volte sono così negati che la persona non è neppure in grado di dire cosa effettivamente desidera per sé stessa, cosa vuole, quali sono i suoi progetti: si è “persa” negli altri, attraverso questo sé che non ha confini e vibra di empatia.
Nel caso di Daniela il sé rinnegato è la parte capace di sentire i propri bisogni, di mettere i propri confini. Questo sé può emergere nella stessa seduta o in incontri successivi, portando la propria verità: ad esempio per Daniela verrà fuori che il marito e i figli non sono così entusiasti di passare tutti i fine-settimana con i nonni in campagna, che i figli stanno crescendo viziati e egoisti perché la madre è incapace di metter loro chiari confini, che il marito spesso pretende molto senza neppure accorgersene e che, al di sotto di tutto questo, il mondo personale di Daniela sta languendo e meditando un cambiamento drastico…
Quanto più un sé è rinnegato, tanto più il rischio è che “esploda” nella nostra vita portandoci a vivere l’opposto senza nessuna capacità di mediazione. Nel corso degli incontri successivi, i sé rinnegati di Daniela, opportunamente intervistati, ammettono il loro desiderio che la donna si separi e viva la sua vita… Ma è veramente necessario che si separi dal marito, o è forse più salutare che si “separi” dal suo sé gentile?
Molte delle separazioni che avvengono tra le coppie nascono da queste identificazioni eccessive: prima o poi la polarità opposta emerge con tutto il suo carico di risentimento e rivendicazioni. Daniela ha iniziato il suo percorso in tempo: si è potuta separare dal sé gentile, riequilibrando questa energia e apportando i relativi cambiamenti in famiglia: il processo ha quindi coinvolto indirettamente anche gli altri componenti, che sono stati sfidati a uscire dai loro ruoli, comodi ma in ogni caso limitanti… i figli hanno iniziato ad avere un po’ più di responsabilità, il marito ha scoperto cose nuove nella moglie… A volte basta che uno solo dei membri della famiglia si metta in movimento, perché vi sia un risveglio (più o meno faticoso) anche negli altri.
Anche il sé gentile, come ogni altra energia, ci offre doni e limiti: il suo dono è l’empatia, l’ amorevolezza, la capacità di sentire gli altri; il suo limite è che non sa dire di no (non lo imparerà mai: sono altre le energie che possono farlo!), mettendo sempre al primo posto gli altri. L’ego consapevole può canalizzare questo sé e utilizzarlo nel modo migliore. Il mondo sarebbe molto poco ospitale senza la naturale tendenza ad amare di questo sé, ma al tempo stesso una sua attivazione eccessiva ci depaupera energeticamente e rende i rapporti poco equilibrati.
Questo articolo è stato pubblicato, in prima uscita, sul sito dell’Associazione Voice Dialogue (www.voicedialogue.it)
0 commenti