Cos’è un motto? “Niente…è un matto col botto!” verrebbe da rispondere citando un celebre dialogo del “Re Leone” della Disney. Non c’è bambino e non c’è genitore che abbiano visto quello straordinario cartone animato e che non ricordino l’espressione “Hakuna Matata”, che vuol dire “senza pensieri”. Il motto di Timon e Pumbaa, che verrà adottato anche da Simba, il cucciolo di leone protagonista del film, consiste in queste “due magiche parole contro tutti i problemi” e, insieme al ricordo del coraggioso padre, saranno per lui la spinta e la guida per superare difficoltà e momenti tristi.
Motti, proverbi, aforismi e citazioni da che mondo è mondo ci accompagnano come amici fedeli, punti fermi cui possiamo ricorrere quando abbiamo bisogno di trarre forza dall’esperienza di chi ha vissuto prima di noi. Oggi, poi, con Facebook, motti, citazioni e aforismi stanno vivendo un momento d’oro, non c’è bacheca che non ne contenga e non ne condivida. Il che, se da una parte è una bella occasione per riscoprire vere e proprie perle di saggezza, da cui trarre ispirazione e
incoraggiamento, dall’altra rischia di far perdere loro forza e autorevolezza, in quanto “consumate” a raffica una dietro l’altra… un po’ come trangugiare una prelibatezza all’interno di un fast food… il contesto inadatto non ti consente di assaporarla e apprezzarla fino in fondo!
Un motto, per essere davvero fonte di pensieri e azioni ispirate, ha bisogno di essere assimilato, metabolizzato e assorbito lentamente giorno dopo giorno, in modo naturale, senza che nemmeno ce ne rendiamo conto – un po’ come quei proverbi che ci vengono in mente da soli, nei momenti giusti, perché a forza di sentirli li abbiamo fatti nostri… e magari, nella nostra testa, hanno una voce particolare… che potrebbe essere quella di nostro padre o di nostra madre, del nonno o della maestra.. che ce li ripetevano sempre. E noi “dialoganti” sappiamo quanto è importante conoscere e riconoscere quelle voci!
Un esercizio sui motti con il Voice Dialogue, fatto durante il Terzo Anno della formazione nella Scuola InnerTeam, è stato per me un’importante fonte di consapevolezza personale e ad oggi continua ad essere uno strumento che uso moltissimo nella mia pratica professionale di Counselor. Da esso emergono informazioni che si rivelano sempre preziosissime per il cliente, spesso dei veri e propri “insight” che segnano un salto di qualità nel percorso di counseling. Si tratta di chiedere alla persona quale frase potrebbe essere il motto (cioè rappresentativa dello spirito) del padre e quale della madre. Spesso sono loro frasi ricorrenti, sono quelle voci di cui dicevamo prima che, facendo un po’ di silenzio in se stessi nel prendere mentalmente contatto con la figura paterna e materna, vengono a galla naturalmente. Una volta individuate (e può essere interessante anche vedere quale dei due emerge per primo, se il motto del padre o della madre) si fanno trascrivere su due fogli, che poi verranno fatti posizionare dal cliente nello spazio intorno a sé. Quindi si procede con la seduta di voice dialogue classica facendo spostare la persona dal centro prima in un’energia e poi nell’altra (lasciando sempre libera la scelta sull’energia da cui iniziare).
Partire dal motto è un buon modo per entrare velocemente nell’energia genitoriale e avvertirne il “peso” nella propria esistenza. Ci sono motti che rassicurano, sostengono e stimolano la persona a trovare in se stessa le giuste risorse per affrontare la vita. Mi viene in mente il motto del padre di Rita: “c’è sempre una soluzione” che la aiuta nei momenti di crisi a non abbattersi più di tanto e ad essere una persona tendenzialmente positiva e ottimista.. un po’ come l’ “Hakuna Matata” del Re Leone!
Ma ci sono anche motti che, nella loro apparentemente innocua ironia, possono, una volta interiorizzati dai figli, diventare fonte di grande sofferenza. Prendiamo l’esempio di Annamaria, una donna di circa 60 anni. Annamaria come “motto” della madre ha scelto O mi hai fregato o ci hai da fregarmi! , una frase che la mamma diceva ogni volta che le veniva rivolto un qualsiasi gesto d’affetto da parte dei figli (un bacio, una carezza, una parola gentile).
Come “motto” del padre ha scelto La guerra: in questo caso più che un motto, un argomento ricorrente e ossessivo nei racconti del padre, che era stato prigioniero per due anni in un campo di concentramento durante la seconda guerra mondiale.
Per Annamaria la seduta con i “motti” è stata davvero illuminante. Ha compreso con tutta se stessa, cioè a livello fisico, emotivo, mentale e spirituale e non solo con la testa, quanto la diffidenza della madre fosse alla base del suo problema ad instaurare un pieno contatto fisico con i propri figli e, probabilmente, avesse a che fare anche con le due tentate molestie sessuali subite da ragazzina: una sorta di profezia che si è autoavverata.
Rispetto al padre, Annamaria ha invece compreso profondamente quanto l’angoscia del padre per la devastazione e la violenza causate dalla guerra fosse alla base delle ansie e del senso di pericolo che lei ha sempre avvertito sin da bambina e che si sono amplificati, ovviamente, per tutta la durata del servizio di leva del figlio, durante il quale Annamaria ha somatizzato una febbre persistente. Ha inoltre compreso quanto tutto ciò sia legato al suo essere iperprotettiva e “chioccia” nei confronti dei figli, come testimonia anche il suo corpo, dal grande seno e dal bacino largo.
Grazie a questo lavoro con i motti i sé primari di Annamaria “soccorritrice”, “attivista”, “gentile”, “madre oblativa” hanno assunto maggiore nitidezza, sono stati meglio compresi nelle loro ragioni e hanno potuto rilassarsi, permettendole di recuperare altre energie, più a contatto con i suoi reali bisogni. La seduta sui motti ha segnato anche l’avvio di un percorso di riappacificazione con il proprio corpo da cui sono derivati benefici anche sul piano dell’alimentazione e del peso corporeo.
Daniela Lembo, counselor relazionale indirizzo Voice Dialogue, vive e lavora a Grosseto. Collabora con InnerTeam per la diffusione del Metodo sul territorio grossetano.
0 commenti