Con l’altra nota, ci siamo lasciati con un paradosso tra le mani: se contattiamo il bambino sensibile, potremo usare meglio il nostro potere.
Questo concetto spaventa il sistema dominante che ha fatto del potere un elemento di sicurezza e protezione, ma certamente la tua consapevolezza ha già “colto” il valore di questa ipotesi.
Ma sensibilità e potere sono due archetipi molto importanti, e imparare a comprendere la stretta e costante relazione tra i due è davvero una grande opportunità.
Qualche piccolo suggerimento che puoi sperimentare fin da subito.
La prima cosa da fare è prestare attenzione a ciò che senti. Non farci nulla di particolare; non volere cambiare i tuoi sentimenti: accoglierli non vuole dire che tu sia d’accordo con qualsiasi emozione stai provando, ma vuole dire che accogli la tua parte bambina che li prova. Attenzione: non si tratta di “essere” vulnerabile completamente: questo non aiuterebbe. Si tratta di darsi un momento di conforto nell’accettazione. Non ti cambio, so che provi questo, lo riconosco, lo accolgo. Quando una emozione ci è scomoda (tristezza, timidezza, paura) in genere cerchiamo subito, in modo reattivo, di essere forti, e in genere le parti forti non sanno prendersi cura di certe sensibilità.
Ci sono alcuni segnali che vanno colti: se ti senti stanca/o, se hai sete, se devi andare in bagno, cerca di non aspettare se puoi: fai una pausa per queste necessità. Il mondo bambino spesso vive male l’assenza di questi bisogni fondamentali. Anche un breve riposo può essere ristoratore se viene vissuto con la giusta energia. Se per caso non puoi, non limitarti a scrollare le spalle attivando le parti forti “che ce la fanno”: cerca piuttosto di restare in un contatto, anche minimo, con il bisogno, di rassicurare che, appena potrai, farai quello di cui il bambino ha bisogno.
Alcune domande possono servirti a riflettere su questo tema
- Che cosa faccio, che non vorrei fare?
- Che cosa non faccio, che vorrei fare?
- Che responsabilità prendo, che non sono mie?
- Che responsabilità non prendo, che sono mie?
Sono domande importanti, su cui vale davvero la pena di riflettere. E’ ovvio che ci saranno sempre cose che dobbiamo fare e non ci piacciono, e viceversa. Ma onorare questo fatto invece di darlo per scontato (dal “mondo delle parti forti”) può essere una forma di attenzione al mondo sensibile; inoltre, anche riflettere meglio su queste “scontatezze” può creare nuove prospettive, nuove piccole o grandi soluzioni.
Personalmente, per esempio, io ho imparato a delegare maggiormente, nel mio lavoro, alcune parti di natura organizzativa e di struttura che non amo fare. Se c’è bisogno posso intervenire, so come si fa, ma non è il mio maggior talento. Questo mi permette di fare meglio le cose che so fare bene e che amo e che, per di più, piacciono anche alla mia fanciullina interna!
Un’ultima osservazione
Potrebbe essere che, anziché averla soffocata, tu ti sia identificato/a troppo con il tuo mondo sensibile. Questo lo puoi notare perché ti può essere difficile funzionare in modo efficace nella vita di tutti i giorni, puoi spesso essere vittima degli altri, avere difficoltà nelle relazioni dove spesso ti sottometti o ti senti giudicato/a, oppure avere problemi con il denaro, avere piccoli incidenti con frequenza…
In questo caso potrebbe essere utile un lavoro personale di counseling o life coaching, per recuperare le risorse di forza e di potere che sono state soffocate. Il viaggio di disidentificazione rispetto a un bambino che è diventato dominante ha infatti degli elementi di attenzione e di delicatezza che vanno tenuti in considerazione.
Spero che l’insieme di delle due note sul “bambino dimenticato” ti sia stato utile. Se è così, ti sono grata se le condividi.
Su questo argomento, trovi maggiori informazioni nel libro: Il Caleidoscopio interiore (F. Errani). Lo puoi trovare a questo link: https://www.innerteam.it/libri/il-caleidoscopio-interiore/
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Si cresce meglio insieme.
Franca Errani
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