“Ciak” si gira!

da | Set 17, 2018 | Blog, In primo piano | 0 commenti

Questo termine indica una “tecnica” utilissima in particolare per le coppie, ma non solo. Ti va di apprenderla e poi sperimentarla? 

Una scenetta per cominciare…

Al bar, tavolino all’aperto, colazione. Hanno sfogliato il giornale insieme. Lei si sofferma sull’ultima pagina che contiene una grande pubblicità della Sardegna, con relative offerte di vacanze a buon prezzo. Lui frigge: “Ecco, anche le pubblicità ti metti a guardare!”. Lei è ferita dal modo brusco, e lo dice. Lui ammette di esserlo stato, e riconosce che vorrebbe leggere un certo articolo di economia su cui non si sono fermati durante la “lettura reciproca”. Nonostante le scuse, l’atmosfera è ancora freddina. 

Lei propone: “Facciamo un ciak-si-gira?”. Ovviamente entrambi conoscono questa tecnica di comunicazione e hanno fiducia che aiuti. “Ok” – fa lui – “di cosa avresti avuto bisogno?”. Lei: “Che tu mi chiedessi: che cosa ti attira in questa pubblicità? e che la guardassimo insieme per un poco”. Così avviene.  Ripropongono la scena: lei arriva all’ultima pagina e si sofferma… e lui le si avvicina, e le chiede che cosa le piace. Lei sospira… “Ricordi vent’anni fa, i nostri viaggi in tenda in Sardegna? Quanti bei posti abbiamo visto!”… Anche lui a questo punto sospira. Indicano, entrambi, zone che hanno esplorato a suo tempo. Stanno con le teste vicine.

Anche a lui tornano ricordi – luoghi, persone, cibi. Il tutto dura pochi minuti. Si sorridono. 

Ora lui si legge l’articolo economico. Lei si rilassa.

E “l’autenticità”?

Come ti sembra questa cosa? Stupida? Certamente le voci che vogliono l’autenticità strilleranno: ma non è auteeeentico! Non è spontaneo! E’ faaaaaalso! 

Riflettici: se a decidere certe nostre interazioni sono spesso delle parti di noi, il loro comportamento non può essere che parz-iale (partialis in latino: dunque di parte). Sono i nostri automatismi preferiti che ci sembrano spontanei solo perché li usiamo con grande facilità e rapidità. 

E chi ha detto che la parte che poi esce nella seconda scena, quella ricreata grazie alla scelta di sperimentare qualcosa di diverso, non sia al limite più “autentica” nel senso di meno reattiva, più attenta, rispetto alla prima interazione? 

Nel secondo giro, i nostri due eroi sono più vicini, più intimi; imparano a conoscersi di più. Il tutto dura pochissimo e non si perde nulla di quello che si voleva dopo (la lettura dell’articolo nel nostro semplice ma non banale esempio). 

Di fatto molto spesso la nostra comunicazione si basa su schemi reattivi. Non necessariamente utili o sani per la relazione. Il fatto di chiedere al proprio partner di prestarsi a questo “gioco” è un atto di amore, di fiducia: ok, so che possiamo farlo meglio. Naturalmente sono disposta a farlo a mia volta, davanti a una tua necessità. 

La trappola dell’amore romantico

Tutto questo cozza contro l’idea che l’amore romantico ci ha instillato: che lui/lei dovrebbe conoscerci, dovrebbe sapere “già” che cosa fare, per illuminazione diretta, scienza infusa, telepatia ecc; se una cosa è “chiesta”, in questa prospettiva, è meno vera di una proposta dopo un chiarimento.

Naturalmente occorrono un certo spirito, coraggio e buona volontà reciproci. Ah, una buona dose di sano umorismo non guasta! 🙂 

Vuoi saperne di più? Leggi Lovely Planet! Lo trovi a questo link: 

https://www.innerteam.it/libri/lovely-planet-relazioni-di-coppia/

Aspetto con piacere i tuoi commenti e, se l’articolo ti è piaciuto, grazie per condividerlo! 

Franca Errani 

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