Conflitti di separazione – (Paola Maletta)

servetta muta venezia

da | Gen 15, 2013 | Blog, Articoli | 2 commenti

E’ un piacere per me ospitare nel sito Innerteam questo articolo che mostra un utilizzo interessante del Voice Dialogue nel mondo della terapia. La chiave potente del Dialogo aiuta a sciogliere i conflitti emotivi che soggiacciono ai disturbi fisici. Se questo argomento ti interessa, troverai molti altri articoli utili nel sito: ti suggerisco in particolare di leggere tutti quelli dedicati alla figura del Critico interiore, che è spesso un responsabile importante del nostro disagio. Te ne segnalo alcuni: 

https://www.innerteam.it/le-due-facce-del-critico/ 

https://www.innerteam.it/cosa-accade-al-critico-comprende-la-dominanza-naturale-culturale/

https://www.innerteam.it/counseling-coaching-le-energie/

https://www.innerteam.it/lattivista-interiore-f-errani/

Una buona comprensione del Voice Dialogue può essere di aiuto nella comprensione delle dinamiche relative alla salute e alla malattia. Passo ora la parola a Paola Maletta, autrice dell’articolo.

Grazie dell’attenzione, Franca Errani 

 

Nella mia attività di Counselor mi occupo del benessere e della trasformazione della persona, aiutandola, quando necessario,  a rileggere i propri sintomi in termini di processo in corso, sperimentando insieme a loro che non esistono disturbi solo psicosomatici o puramente fisici, ma che psiche e corpo sono intimamente interconnessi e inscindibili….

In questo articolo esaminerò i cosidetti “conflitti di separazione” dal punto di vista biologico, secondo la Nuova Medicina del Dr. Hamer, e dal punto di vista psicofisico, secondo la visione del Voice Dialogue.

Qualsiasi sia il livello sul quale  l’operatore, il terapeuta o il medico opera, egli tocca immancabilmente anche gli altri livelli dell’essere: psiche – cervello- organo sono attivati in modo sincrono e seguono il percorso del processo biologico in corso in modo sincrono, come le recenti scoperte scientifiche del dott. RG Hamer hanno dimostrato in campo medico.

La tecnica del Voice Dialogue, che lavora in modo psico-fisico agendo sul campo energetico-emotivo, risulta uno strumento perfetto a tal fine. In questo articolo pongo attenzione particolare ai conflitti di separazione, ma con il Voice Dialogue si possono esplorare qualsiasi tipo di problematiche sul benessere e trasformazione della persona.

Esaminerò quindi in modo succinto cosa si intende con conflitto di separazione nella visione della Nuova Medicina; darò una spiegazione del modello del Voice Dialogue evidenziando quelle che a mio avviso sono le affinità tra alcuni concetti di entrambe le discipline; esporrò quindi due casi da me trattati come esempio di questa possibile integrazione.

a) I conflitti di separazione

La pelle confine naturale

La pelle è il nostro confine naturale. Segna fisicamente dove finisce il mio corpo ed incomincia quello dell’altro da me. La sua funzione non è solo quella del confine fisico ma anche quella del contatto. La pelle è sensibile, “sente” l’altro attraverso i recettori, diretti dalla corteccia cerebrale, di cui la pelle è disseminata. Questa qualità permette al cucciolo di riconoscere la madre, di sentire il suo amore attraverso il contatto fisico. Ecco perché allattare al seno è così importante, come anche accarezzare, manipolare. Stabilire un contatto pelle a pelle fa crescere un bambino sicuro di sé, amato.

Il contatto con il gruppo

In natura perdere il contatto con il “gruppo” è molto pericoloso. Questo accade anche per un neonato e il bambino, che non risulta autonomo fino al sesto/settimo anno di vita, ed anche oltre.

Quando perdo il contatto con il gruppo o famiglia allora entro in conflitto di separazione.

Questo può andare da una leggera perdita di sensibilità dei recettori, fino all’arresto di crescita cellulare.

Nella perdita di sensibilità che in fase attiva del conflitto è graduale e continua fino alla totale perdita di sensibilità, si accentua improvvisamente per un breve periodo quando il conflitto si risolve, per poi ripristinare gradualmente la sensibilità di prima.Questa perdita di sensibilità ha la funzione di non farci impazzire alla ricerca della famiglia o del gruppo, di perderne la memoria, in modo che possiamo sostituirlo con un nuovo gruppo o semplicemente stare calmi fino a quando la mamma o il papà non torna (come ad esempio i bambini che non piangono quando non c’è la mamma e diventano un po’ indifferenti, diversamente da quelli che si sentono accuditi anche nel nuovo ambiente).

Invece quando il conflitto riguarda anche le cellule epiteliali,  queste crescono di meno, e lo strato superficiale che viene alimentato in continuazione dalle nuove cellule si assottiglia, diventa fine e secca, ed anche meno sensibile al tatto. Se il conflitto perdura si può arrivare a delle vere e proprie ulcerazione.  Quando poi mi ricongiungo con il gruppo, dopo una separazione breve, le cellule della pelle ricominciano a crescere più in fretta per andare a riformare uno strato normale, ma quando la separazione si è prolungata, allora l’effetto sarà che la pelle si arrossa, prude per effetto di questa crescita cellulare, possono anche crescere piccole bolle acquose che proteggono la crescita di queste nuove cellule sottostanti. Poi, terminata la sostituzione delle cellule mancanti, la pelle prude di meno, le bolle acquose si ritirano ed anche l’arrossamento: rimane una pelle nuova e sensibile perché tutte le sue funzioni sono state ripristinate.

Questi sono conflitti molto frequenti, perché si manifestano non solo quando perdiamo il contatto, ma anche quando abbiamo un contatto che non desideriamo e creiamo volontariamente la separazione; infatti il programma biologico funziona con le stesse modalità. Il conflitto può instaurarsi anche quando la madre o il padre tocca il bambino senza  piacere, ma con distacco, allora il bambino può percepire la separazione. Tutte le cosiddette malattie della pelle sono soluzioni da conflitto di separazione, piccoli, grandi o ripetuti.

Quando il bambino è neonato questi eritemi possono essere più manifesti, con sintomi più forti, ma mano a mano che il bambino cresce i sintomi si attenuano. Il bambino impara ad interagire anche con ambienti estranei e non sentirsi più separato: i conflitti sono una molla per la crescita dell’individuo e la sua evoluzione .

Cosa fare in caso di eritemi sulla pelle?

Stando alle leggi biologiche siamo in risoluzione di un conflitto di separazione: la cosa assolutamente da evitare è di separare di nuovo dal contatto. Quindi accarezzate, massaggiate, date tanti bacini o altro, l’importante è mantenere il contatto stabilito.

Per i bambini la soluzione è facilmente alla portata, invece l’adulto, quando ha problemi sulla pelle, cosa fa? Evita il contatto, o se lo ha ne sente vergogna o disagio, e quindi rientra automaticamente nel cosiddetto binario della separazione e quindi del conflitto. In questi casi non è risolutivo sforzarsi ad avere un contatto, perché se non si sente il piacere di esso si crea subito separazione.

Sapere in questo caso qual è la nostra problematica e da dove ha origine non aiuta la persona ad uscire dal suo problema. Bisogna, invece,  aiutare la persona a prendere coscienza che c’è questa ansia di “non volersi fare toccare” o una parte di noi che crea distanza con gli altri per proteggerci, accudendola e rispettandola, per poi in un successivo momento vedere se è possibile fare il passo successivo e “farsi toccare” con piacere senza creare di nuovo distacco e conflitto.

 b) Il Voice Dialogue e i sé interiori

Abbiamo visto che nella visione della nuova medicina, ogni malattia ha una ragione d’essere rigorosamente precisa, tanto che Hamer ha definito le malattie come parti del  Programma Speciale, Sensato e Biologico della Natura, che ha/hanno  lo scopo di aumentare le nostre risorse di sopravvivenza, portando poi alla fine di questo processo l’organismo verso uno stato di riequilibrio e di salute in modo naturale; l’intensità della malattia è proporzionale all’intensità della DHS (Dirk Hamer Sindrome), conflitto biologico, shock acuto e  drammatico,  vissuto con una sensazione di  isolamento, accompagnato da  una forte vulnerabilità, subito rimossa,  che l’ha scatenata contemporaneamente su tutti i livelli dell’ essere:  vi è dunque  una “ istantaneità” che coinvolge psiche-cervello e organo. Se la DHS è lieve, l’organismo e la psiche elaborano in modo lieve il conflitto.

Sul piano psico-fisico, il Voice Dialogue ha introdotto il concetto di sé interiori: in questo modello, questi aspetti  non sono solo costrutti psicologici, rappresentazioni simboliche che ci aiutano a  spiegare i nostri diversi atteggiamenti e reazioni, ma sono  realtà complete, che coinvolgono nello stesso istante la nostra visione del mondo, la percezione corporea, spaziale, temporale, la nostra fisiologia. I sé interiori dunque, quando intervengono con un intento protettivo rispetto ad una vulnerabilità che si è attivata, incidono profondamente sulla corporeità della persona. Il concetto di vulnerabilità è per certi versi vicino a quello di DHS, anche se non esattamente sovrapponibile. Vi può essere infatti una sensazione di vulnerabilità lieve, che non necessariamente produce conflitto biologico, e che può essere sostenuta semplicemente a livello psicologico o meglio psico-energetico; ma, quando la sensazione di pericolo o attacco è forte, ecco che la vulnerabilità coincide con la DHS: potremmo in un certo senso definire una DHS come una vulnerabilità talmente forte (per via dell’intensità, della sensazione di isolamento, della imprevedibilità) che ha bisogno di tutte le risorse “straordinarie” dell’organismo per essere accudita.

Dal punto di vista del Dialogo un sé interiore si attiva per proteggere questa vulnerabilità colpita: ecco che nel conflitto di separazione la protezione è in genere gestita da un sé distaccato, impersonale, che chiude ogni contatto con il mondo esterno. La perdita di sensibilità emotiva corrisponde, sul piano fisico, alla perdita di sensibilità della pelle. E’ come se questo sé facesse ritirare la persona nelle parti più profonde del suo corpo, lontana dalle sensazioni dolorose, forse insopportabili, della perdita. Quello che tale sé cerca di accudire, a modo suo, è la vulnerabilità ferita che sta al di sotto. Questa protezione è tuttavia reattiva, automatica, iscritta nelle prime esperienze di vita del bambino, probabilmente addirittura preverbali. Lo scopo del VD è di creare uno spazio interiore (che non è soltanto psichico, ma psico-fisico[1]) che permetta di proteggersi in modo diverso. Gli Stone l’hanno chiamato l’ego consapevole, e chiamano “processo dell’ego consapevole” lo sviluppo di questo “spazio” o centro che può gestire i sé interiori senza identificarsi con esso. La tecnica del Voice Dialogue è lo strumento ideale per attivare questo processo. Nel caso che stiamo trattando, dei conflitti di separazione, l’ego consapevole si sviluppa separandosi dal sé primario distaccato (per qualsiasi ragione) e permettendo così alla persona di imparare a sentire, accogliere e proteggere la sua vulnerabilità in modi diversi. Se, come ho riferito in nota, questo processo non è soltanto psicologico ma anche neurologico, l’utilizzo maggiore di alcune zone del cervello è un risultato importantissimo, perché radica la consapevolezza in nuovi circuiti neurali. Questo significa che, in caso di nuovo conflitto di separazione, la persona può imparare a gestire la vulnerabilità in modi nuovi e probabilmente può evitare di ricadere nel “binario” conflittuale.

 

c) Due esperienze affrontate con la tecnica del Voice Dialogue per aiutare a dare risoluzione da conflitto di separazione :

1° caso – totale insensibilità vaginale

Nadia mi ha parlato un po’ della sua vita e di un problema che la preoccupa negli ultimi tempi nella  relazione con il suo compagno. Nadia ha avuto diverse storie ma mai aveva cercato il compagno con cui formare una famiglia, adesso lei ne sente l’esigenza. Il suo problema è che quando lei vuole fare sesso non sente niente, e quando è da sola allora le sale l’energia sessuale. È come se sentisse un blocco, qualcosa che la fermasse.

Siamo andati ad esplorare questa parte o sé che blocca questa energia. Nadia si è seduta davanti sulla sinistra, ed è uscito il sé che  non vuole sottostare al potere del controllo. Lei, questo sé è femminile,  non vuole uscire solo quando è conveniente, e soprattutto quando deve compiacere un uomo. Lei  esce solo quando vuole lei e basta! Questo sé non si sente tranquillo e a suo agio con questo uomo, lei vuole che lui accetti Nadia così com’è e non solo per il fatto che fanno bene sesso insieme. ( Questo sé è distaccato protegge la bimba dietro di lui dal resto del mondo, è andato a vivere da solo per poter dare tutto un appartamento a questa bimba interiore, dove Nadia non fa entrare nessuno, è il suo nido)

Mi rendo subito conto che questo sé ha fatto un “blitz” e ha scavalcato il sé primario, quindi ringraziandola per essersi mostrata a me le chiedo di ritornare al centro per poter parlare con il sé preoccupato di ciò che sta accadendo. Rientrando Nadia sperimenta un ansia crescente con un senso di “mancare il fiato”. Le ho suggerito di dare voce e spazio a questo nuovo sé.

Lei si è spostata alla sua destra in piedi, sentivo una forte energia verticale che creava un area di protezione e separazione intorno a lei. Questo sé si è dichiarato essere il suo sé protettore, e di essere molto in ansia per la marcata esuberanza. Ha descritto questa energia come una scheggia impazzita che non vuole più sottostare alle sue regole, che fa delle cose avventate e questo lo mette in ansia perché così la situazione è fuori dal suo controllo. L’altra energia riesce a tagliarlo completamente fuori, e ciò a lui non piace. Se lui non c’è più chi proteggerà Nadia?

Nadia è rientrate al centro, il respiro andava molto meglio adesso. Lei  ha preso consapevolezza che questa energia ha fatto un buon lavoro fino adesso per lei, che l’ha protetta.  Dopo la visione lucida Nadia ha preso impatto quanto la sua opera sia importante per la sua sicurezza e incolumità fisica. A casa, come compito, doveva contattare il sé protettore tutte le volte che sentiva venire meno il fiato per chiedergli cosa lo mettesse in ansia.

Al 2° incontro, Nadia ha confermato di aver utilizzato gli strumenti che le avevo suggerito quando si sentiva in ansia; ha detto che il problema con il compagno non si era sbloccato, ma che questa settimana una sua amica era morta in un incidente di macchina e questo l’aveva molto destabilizzata anzi gettata nel panico per un po’. Sentiva che c’era un parte molto in ansia ma non sapeva perché.

Abbiamo parlato con questo sé ed è uscito il sé protettore / controllore. Era molto in ansia perché Nadia guida distrattamente, fa mille cose in una volta , gioca con il cellulare al volante o riordina la macchina e questo lo manda in ansia. E ieri sera mentre andava da un’amica lei andava forte, lui non era d’accordo ma lei non lo sentiva, l’asfalto era bagnato, una macchina arrivava e lei per poco non riusciva a frenare. Lui vuole che lei ci pensi prima e non dopo. Lui è terrorizzato dall’idea che un minuto prima lei respira e dopo potrebbe non esserci più. Con tutto gli imprevisti che lui non riesce comunque a controllare , non vuole che Nadia aggiunga distrazione o motivo ulteriore di ansia per lui.

Al rientro le ho chiesto di respirare e muovere il corpo senza staccare gli occhi dai miei, subito è subentrato un energia ribelle che ha detto:  “che due palle quello lì”. Le ho chiesto di mantenere ancora questo spazio tutto per lei per radicare la precedente esperienza  e che quel sé avrebbe avuto spazio più tardi. Lei ha continuato a respirare e ha sentito, commuovendosi, la gratitudine verso il suo sé protettore per come l’ha protetta fino adesso e si è resa conto di quanto lei guidi distrattamente. Si è ripromessa di fare una cosa alla volta, di non telefonare mentre guida e soprattutto di non muoversi in macchina mettendo a posto gli oggetti mentre la macchina andava. Questo le ha permesso di avvertirlo non più come nemico ma come un  alleato per la sua esistenza.

Si è anche resa conto che lei è sempre stata ligia alle regole, come una brava bambina, e che quando suo padre si è gravemente ammalato (da un anno) e lei l’ha visto piangere per la prima volta nella vita, ha pensato che non poteva più appoggiarsi a lui ma che era lei a doversi occupare di lui. E così  questo sé controllore, che prima contava sull’aiuto esterno del padre, ha dovuto prendere il sopravvento facendo di tutto per tenere sotto controllo il sé ribelle e il sé libero che in Nadia sono molto forti da quando  lei è andata a vivere da sola. Prima della malattia del padre , il sé protettore era proiettato sulla figura paterna esterna che obbligava comunque Nadia a seguire le regole in una certa misura, adesso,invece, è lui ad occuparsene al 100% e questo l’ha mandato in fibrillazione.

Dopo la visione lucida Nadia si sentiva bene, più tranquilla. Il compito a casa; continuare a parlare con ilcontrollore / protettore per continuare a creare sicurezza nella propria vita in modo che non sia più lui a doverla contenere stringendola in una morsa di respiro. Le ho suggerito di impiegarlo come “body guard” così lei poteva andare a ballare e divertirsi senza sentire il suo giudizio ed ansia interiore.

Nadia mi ha telefonato la settimana dopo felicissima: adesso il problema della sessualità è superato! Comunque continua questa esplorazione di sé con il Voice Dialogue, perché la trova arricchente e potenziante.

 

2° casobruciori anali e vaginali

Mara riferisce che aveva questi bruciori nel 2001; poi sono scomparsi e sono ricomparsi nel marzo 2005. Da quel momento non l’hanno più abbandonata. Si rende conto che deve fare un percorso per cambiare qualcosa nella sua vita.

Mara, 47 anni, sposata vive con il marito, no figli. Quando si è sposata sua madre si è ammalata gravemente e poi è morta, il marito è risultato tossico, poi  è morto anche il padre. Da allora non ha più rapporti sessuali se non molto sporadici e negli ultimi 2 anni più niente.

Al primo incontro abbiamo portato l’attenzione su  un sé primario attivista, molto sviluppato,  che la spingeva a fare liste interminabili di cose: poiché era impossibile completarle nella giornata, questo sé gliele ricordava anche durante la notte. Mara non riusciva a dormire se non qualche ora appena! Rientrata al centro dopo l’intervista a questo sé, Mara si è resa conto che l’attivista gestiva non solo la sua vita, ma anche il suo sonno. Abbiamo riflettuto insieme come questo sé è attivo sempre senza spegnersi mai, non ascoltando i bisogni biologici del corpo: bere, mangiare, dormire.

Mara si preso l’impegno di rivederci dopo 15 giorni, dandosi il compito di osservare, durante le due settimane, l’attività di questo sé nella sua vita:  come agiva, come entrava in gioco, come reagiva automaticamente… Già al 2° appuntamento Mara  mi comunica che era riuscita a dormire meglio, a prendere la vita con più filosofia, a diminuire le liste degli impegni interminabili: aveva cioè incominciato a “separarsi” dal suo sé attivista. Questa prima separazione le ha dato il beneficio di non sentire più bruciori durante il giorno, ma solo durante la notte.

Mara era venuta al 2° incontro piena di curiosità verso questo lavoro perché voleva capire cosa succedeva e come poteva andare a finire. Visto la collaborazione attiva che Mara dava a questo processo anche a casa, abbiamo continuato a lavorare sulla stessa frequenza. Sono quindi usciti il sé impegnato in politica, pessimista, che vede la vita in modo negativo, così ritirato energeticamente e che non riesce neppure a gustarsi un tramonto. Alla seduta successiva, di fronte alla tristezza di Mara di non riuscire ad emozionarsi di fronte alle piccole cose della vita, le ho chiesto di parlare con questa sé che la protegge dalle emozioni. Ed è uscito il suosé protettore, che ha dovuto chiudere il contatto con l’emotività perché, secondo lui,  lei pensa in continuazione al sesso: racconta che una volta questa sessualità esuberante gli è sfuggita di mano, era sfrenata, violenta … lui l’ha fatta vergognare, ma secondo lui è Mara stessa che si è sentita sporca e quindi gli ha chiesto di chiudere fuori tutto questo. Ma “adesso sono stanco”, dice il sé protettore, e conferma che non ce la fa più a contrastare questi sé istintuali che premono e reclamano di uscire, la sua paura è che quando lui non riuscirà più a “controllare” e mollerà la presa, lei “salti” letteralmente dall’altra parte combinando disastri, per  poi pentirsi amaramente, obbligandolo quindi a riprendere il comando. E come un tunnel senza via d’uscita.

Ho spiegato al sé protettore ed a Mara che lo scopo di questo lavoro è di creare uno spazio in cui possa nascere un ego consapevole che sarà capace di stare in mezzo: al sé protettore, ed alle parti istintuali senza identificarsi in nessuno di esse. Questo processo permetterebbe a Mara di “non saltare” dall’altra parte, ma di fare affluire un po’ dell’energia istintuale senza perdere il contatto con il suo sé protettore. Il sé protettore sarebbe molto contento di questa possibilità.

Con Mara abbiamo riflettuto quanto la sua capacità di tagliare via le emozioni sia stato di vitale sopravvivenza quando sua madre si è ammalata gravemente, quasi contemporaneamente  scopre la tossicodipendenza di suo marito, poi sua madre muore e suo padre si ammala gravemente. Senza questo taglio dell’emozioni non avrebbe avuto la forza di reagire, rimboccarsi le maniche e fare tutto quello che era necessario in quel momento. Poi quando la situazione si è normalizzata non è stata più in grado di prendere le distanze. Adesso lei desidera integrare la sua vita, conoscere il mondo delle emozioni, dell’essere, del fantasticare senza perdersi in esso distruggendo la vita ce con tanta fatica aveva costruito; un matrimonio felice e ben riuscito, un lavoro con posizione sociale buona, una bella casa.

Dopo queste sedute Mara incomincia a stare molto meglio:  i bruciori sono completamente scomparsi durante i week-end e di giorno solo raramente sente un leggero bruciore. Adesso che comincia a stare meglio vorrebbe non averli più! Mara continua a venire alle sedute sempre più motivata perché ha visto un netto miglioramento dei suoi disturbi “psicosomatici”, desidera recuperare la sua emotività ed istintualità senza cadere negli eccessi che hanno poi attivato questa protezione troppo rigorosa,  ma imparando a canalizzare le nuove energie vitali pur mantenendo il contatto con il suo sistema primario, di cui ora comincia ad onorare la vera funzione.

Conclusioni

Questi esempi, anche se semplici,  possono aiutare a comprendere l’affascinante intreccio della realtà interiore con quella fisiologica, e come attraverso un lavoro che rispetti tutti i livelli dell’essere sia possibile risolvere o comunque migliorare, anche con pochi incontri, la percezione di un disagio.

Da questo punto di vista sia la NM che il VD vedono il disagio come un segnale protettivo di una realtà colpita da un qualche avvenimento doloroso o difficile da sostenere; disagio che ha bisogno di tutte le risorse per essere elaborato. Sul piano fisico, questo significa riconciliarsi con il significato della “malattia”:  vederla come un’alleata (per quanto difficile) è già una vera a propria rivoluzione copernicana, che tuttavia ci permette di attingere a tutte le risorse interiori con una sensazione di fiducia: il nostro corpo è un alleato, non un nemico da combattere. Allo stesso modo, il VD propone una visione olistica dei sé interiori, uscendo quindi dalla logica puramente psicologica di altri modelli e rivendicando fin da subito la totalità della loro presenza e della loro influenza sul nostro stato di salute o di malattia. Le recenti scoperte sul maggiore sviluppo di determinate areecerebrali in relazione al lavoro interiore conferma questa coesistenza.

Febbraio 2006

Paola Maletta è Counselor indirizzo Voice Dialogue

 


 

[1] Nell’articolo The Neurobiology of the Aware Ego, -Redefining the Self- di John H. Dougherty Jr., M.D. LeAnne I. Dougherty, D.S.W. Mateja de Leonni Stanonik, Ph.D. Charles Licata, M.A. (Consciousness reframed 2004) gli Autori ipotizzano che il cingolo corticale anteriore venga utilizzato maggiormente a mano a mano che si sviluppa un “processo di ego consapevole”, il processo reso possibile, appunto, dal Voice Dialogue.

2 Commenti

  1. Barbara

    Interessante. Ben fatto. Osservarsi e capire quali meccanismi difensivi mettiamo in atto per sopportare situazioni dolorose diventa il mezzo necessario affinché i sintomi vengano accolti, osservati, compresi e rilasciati. Nulla più che entrare in contatto con i nostri vissuti ci aiuta a non averne più paura.. Quando si ri-presentano situazioni negative, stiamo reiterando irrisolti che ci chiedono si essere abbracciati con la dovuta delicatezza per scoglierle. Difficile accettare di venire in contatto con il disagio interiore. GRAZIE, cercherò di applicare su di me questo metodo di indagine e guarigione profonda e definitiva

    Rispondi
    • Franca Errani

      Grazie Barbara! Se questo articolo ti è piaciuto, puoi "esplorare" il sito trovando i temi più generali relativi al Dialogo. Puoi anche leggere libri come "Il Caleidoscopio interiore" oppure "IL Critico: da nemico ad alleato" che sono di base per il Metodo del Dialogo. Se hai bisogno di maggiori informazioni puoi scrivere a info@innerteam.it
      Un cordiale saluto, Franca Errani

      Rispondi

Invia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Pin It on Pinterest

Share This