Spesso soli, i giovani genitori non hanno il sostegno che un tempo era garantito dalla famiglia. E il Critico in Famiglia diventa sempre più incontentabile.
Le famiglie di oggi
Partiamo da un dato di realtà: oggi le famiglie sono in gran parte sparpagliate, figli e genitori non vivono più vicino come nel passato, i nonni sono meno disponibili a occuparsi dei nipotini per mille ragioni (spesso lavorano ancora oppure sono vecchi, visto che i figli si fanno più avanti negli anni, o vogliono dedicare del tempo a loro stessi); inoltre la trasmissione del sapere da una generazione all’altra non è più così valutata e ricercata come una volta.
I giovani genitori (che comunque vogliono essere diversi dai propri) si trovano spesso soli, o con i famigliari distanti, immersi in un turbinio di lavori più o meno precari e con orari sempre più lunghi. La rete domestica di sostegno di un tempo non esiste più e tutto ricade sui due genitori, spesso stanchi per le tante ore di lavoro fuori e dentro casa, per i lunghi tempi di trasporto e così via. Il Critico è molto sensibile al ruolo genitoriale e ci vorrebbe Genitori Perfetti.
Ovunque si trovano manuali che utilizzano parole rassicuranti e ottimiste: Come diventare Genitori Perfetti; Essere genitori; Genitori efficaci; Genitori si diventa… e questa è solo una piccola selezione. Ebbene sì, lo hai indovinato: accanto a te che leggi, siede silenzioso attento e implacabile il tuo Critico che impara e ricorda tutto. Che ci siano tanti manuali di questo tipo conferma il fatto che la rete sociale di sostegno non esiste più e che insieme a essa si sono perdute conoscenze, tradizioni e saperi che venivano trasmessi nel circuito famigliare o amicale.
Fare il genitore oggi è davvero complesso.
Il patrimonio dei gesti quotidiani, delle routine se vuoi a volte anche un poco noiose, si è perduto. I bambini devono poter fare tante cose oltre alla scuola: c’è la lezione di musica e quella di danza, c’è la festa di compleanno della compagna di scuola (cui ormai partecipa tutta la classe, tanto che tali feste si svolgono affittando sale apposite). L’ansia e il senso di inadeguatezza sono spesso sovrani.
Chi c’è dietro a tutto questo? Il Critico, naturalmente. Che ti dice: “sei stata via tutto il giorno!” “Oggi non hai quasi visto i tuoi figli!” “dovresti giocare di più con lui!”. Con tutte queste letture e trasmissioni sul tema, il Critico in famiglia trasforma i genitori in persone che si sentono in dovere di giocare in modo pedagogico, educativo, distaccandosi dai figli dal punto di vista della connessione affettiva.
Oddio, non sono un buon genitore!
Claudia e Stefano rientrano dal lavoro. Sono entrambi stanchi, si sono fermati lei a fare la spesa e lui a recuperare i figlioli. Ora c’è da preparare la cena. Ma Valeria, 5 anni, alza le braccia agitando la sua Barbie: Mamma, mamma, gioca con me. Claudia guarda Stefano, lo sguardo chiede che sia lui a preparare la cena. Lui scompare in cucina. Simone, 6 anni, lo segue con un trenino in mano. Stefano ha promesso a sua moglie di preparare la cena, ma Simone vuole giocare con lui. Il Critico è già presente: vuoi trascurare tuo figlio? Quelli che stanno giocando sfiniti e irritati con i due figli non sono i loro genitori, ma i due Critici dei loro genitori. Nè Claudia né Stefano osano mettere un confine ai bambini, proporre loro di aiutarli come se fosse un gioco dividendosi le diverse incombenze, dalla preparazione del cibo all’apparecchiatura della tavola, per arrivare ad avere un pasto caldo in un orario decente. La regola dei Critici di questa coppia è che devono essere a totale disposizione dei figli, in quel poco tempo che hanno a disposizione.
Vediamo un poco quali possono essere le cose a cui, come genitori, si pensa di non aver più diritto. Come genitori non ci sentiamo più “in diritto” di …
- essere imperfetti
- avere bisogni/desideri/sogni che non riguardano la famiglia e i bambini
- ammalarci
- non essere disponibili
- mettere dei confini
- essere sensuali e sessuali (spesso la coppia entra in crisi proprio con la nascita dei figli)
- fare degli errori…
Nell’esempio di Claudia e Stefano, che abbiamo lasciato tesi e stanchi a tentare di giocare con i loro figli anche se sono sfiniti e affamati, vediamo come il ruolo del Critico in famiglia, che è di farli sentire in colpa verso i figli, sia sabotante anche rispetto alla coppia: Stefano infatti ha acconsentito di essere lui a preparare la cena, poi ha “ceduto” al figlio e si è messo a giocare con lui, venendo quindi meno al patto fatto con la moglie. E il suo Critico gli fa notare anche questo errore.
In realtà anche dentro al genitore “abitano” aspetti bambini, parti più delicate che non possono essere trascurate completamente in nome dei doveri di adulti, e spesso i loro richiami si manifestano attraverso stanchezza, malessere, malattia, depressione: possono essere il sintomo di un prolungato disinteresse verso noi stessi. Se, perciò, ti senti stanca e irritabile, anziché seguire il Critico che ti fa sentire in colpa perché non fai abbastanza per i tuoi figli, puoi imparare a dir loro con tranquillità che non ti senti tanto bene, che sei stanca e che hai bisogno di riposare. Puoi perfino dire che sei irritabile, che non hai la solita pazienza ma che questo non ha a che fare con loro. Ti accorgerai che anche un bambino relativamente piccolo lo comprende… e può stupirci il modo come può essere di sostegno, restandosene tranquillo a fare qualcos’altro. Questo se tu sei tranquilla dentro e dai valore alla tua scelta e al tuo diritto di viverla.
Non sono i figli che possono essere i decisori
Quando affidiamo ai figli, specie ancora molto piccoli, il ruolo di decisori, stiamo rischiando di far crescere dei piccoli tiranni che imparano che urlando, strepitando e piangendo possono ottenere tutto. Un bambino così non sta bene: il bambino ha bisogno di una guida, non ha dentro di sé un orizzonte temporale adatto a scelte che devono essere fatte dall’adulto. Non ha la cognizione del futuro, non è capace di accettare i limiti dell’attesa, che vive come una frustrazione, ma in realtà gli è necessario apprendere a rimandare la soddisfazione di un bisogno. Quando però il Critico nel genitore è forte, il genitore abdica a certe sue funzioni, salvo poi trovarsi fragile e bisognoso di conferme davanti a un figliolo insoddisfatto, pieno di pretese, incapace di sostenere anche la più piccola difficoltà o responsabilità.
Un esempio di questo dramma è il tema del “lettone”: tenere il figlio a dormire con la coppia per mesi e anni. Il Critico scatena sensi di colpa enormi all’idea di escludere il bambino dal letto o di chiudere la porta. In realtà l’imparare a dormire da soli è un primo passo importante di autonomia; il “lettone” può restare come momento simbolico, per esempio la domenica mattina, oppure se il bimbo ha la febbre, o per le coccole.
Insomma, pensare ai figli non vuol dire smettere di pensare a se stessi, come individui e come coppia. La diade genitoriale è forte quando la relazione di coppia resta la priorità e i due genitori si ricordano prima di tutto che sono partner, amanti, amici oltre che genitori. Anche qui, per ridurre il peso del Critico è utile una sana dose di buonumore! Questo ti permetterà di essere un genitore costruttivo, uscendo dalle trappole della eccessiva libertà e da quella dell’autoritarismo. E ricorda: i bambini sono molto più capaci di quello che spesso come genitori si pensa: capaci di imparare la buona educazione (se gli viene mostrata con l’esempio), capaci di intrattenersi da soli senza dover sempre avere un giochino, un tablet, un adulto al fianco; capaci di accettare un no detto con buona grazia e salda pazienza. Un domani dovranno vivere nel mondo reale.
Il Critico non sa giocare!
Olga è una mamma di circa 35 anni, con una figlia di 9. Lavora in uno studio di avvocati, e quando rientra a casa si sente subito in obbligo di mettersi al servizio della figlia. Il lavoro la impegna molto e quando arriva a casa è stanca, ma il suo Critico non le concede un attimo di relax. Ci sono i compiti da controllare, le lezioni da far ripetere a voce alta. Dopo tutte queste prove la figlia Lella vuole giocare con sua madre.
Di fatto, Olga non SA giocare. In lei il Critico è talmente presente sotto forma di Genitore Esigente, che praticamente non stacca mai dal suo ruolo. Quando arriva il momento del gioco, del disegnare insieme o altre cose che Lella propone, il Critico è ancora lì con la sua faccia tesa: è sempre lui che si mette la maschera da genitore ma anche la figlia sente questa dimensione di obbligo e quei momenti insieme sono noiosi e faticosi.
Una volta riconosciuto il suo Critico, Olga sente il desiderio di trovare dentro di sé quella bambina che sa di avere, nascosta da qualche parte. Finalmente la sua bambina interiore si fa vedere e parla: lei adora Lella! Vorrebbe tanto giocare con lei, colorare, fare collage e altre cose di quel tipo. Il volto di Olga, prima teso e attraversato da due solchi preoccupati sulla fronte, si distende, ringiovanisce, diventa sorridente e luminoso. Ecco la risorsa che può aiutarla a giocare per davvero con sua figlia e portare un po’ più di leggerezza e facilità in una vita molto, molto piena.
Per finire…
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Se vuoi conoscere meglio il Critico e imparare a trasformare questa energia, leggi:
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Copyright Franca Errani
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