Fare Coaching… a chi? – Antonio Palmas

da | Set 1, 2015 | Blog | 0 commenti

Un giorno si presenta da me un golfista e mi chiede un colloquio di Coaching. Afferma di essere fenomenale in 16 delle 18 buche di una gara, ma di rovinare la sua prestazione con errori macroscopici nelle rimanenti 2 buche, errori che spesso compromettono la sua performance generale. Il suo obiettivo è (riporto le sue esatte parole) “trovare delle strategie per rinforzare la sua parte che completa bene le 16 buche, in modo da annientare la sua parte che rovina tutto con 2 buche penose”.

Prima di certificarmi come Coach ICF, mi sono certificato come Counselor ad indirizzo Voice Dialogue, e la metodologia del Voice Dialogue mi consente subito di individuare in lui un grosso conflitto interno. Gli propongo un gioco: immaginare che le 16 buche prima, e le 2 buche poi, siano affrontate da due giocatori diversi. Gli chiedo il permesso di intervistare entrambi i giocatori. Lui acconsente.

Incomincio dal giocatore che affronta le 16 buche, giocatore che si dimostra molto spavaldo e sicuro di sé, e che per questo nutre grosse ambizioni a livello di classifica e carriera.

Questo giocatore non teme niente e nessuno, e nutre una fiducia immensa sui propri mezzi.

Quando intervisto l’altro giocatore, quello che affronta le 2 buche, emerge un altro scenario: una persona che si è approcciata al golf per puro divertimento, e che adesso è terrorizzata dagli impegni che si profilano all’orizzonte, per via delle ambizioni “dell’altra parte”. Questo secondo giocatore, nell’intervista, ride sarcastico, e ironizza sugli sforzi dell’altro giocatore, che tanto non porteranno a nulla, perché lui troverà il modo di vanificarli, visto che così facendo la carriera sarà meno promettente, gli impegni meno gravosi, e il divertimento salvaguardato.

In sostanza, due energie contrapposte, con esigenze contrapposte, coesistono dentro la stessa persona. Cercare di schiacciarne una delle due (come il cliente mi ha chiesto inizialmente) è totalmente inutile, perché un’energia può essere soffocata ma non eliminata. Capire le esigenze di entrambe le energie, rispettarle, ascoltarle ed onorarle crea le basi per avere due alleati interni, entrambi focalizzati verso lo stesso obiettivo. Nel caso specifico, incorporare nella propria vita e nel proprio modo di giocare un po’ di divertimento e leggerezza, fa sì che il secondo giocatore si senta rispettato, non giudicato, e anche lui fornisca un contributo alla causa comune, invece che mettersi di traverso.

Per concludere: nei colloqui di coaching è fondamentale rendersi conto se il cliente sta parlando da una posizione di “centratura” o se è identificato in una delle sue parti. In quest’ultimo caso, occorre recuperare una posizione di centratura, altrimenti il lavoro fatto sarà totalmente inutile, perché ci sarà una parte che boicotterà i risultati raggiunti.

Quindi, fare coaching si, ma a “chi” lo si sta facendo?

Antonio Palmas, Dottore in Economia e Commercio; Corso di Alta Formazione in Scienza della Organizzazione presso l’AILUN; Counselor ad Indirizzo Voice Dialogue; Master in PNL certificato da Richard Bandler; Certified Transformational Breath Facilitator; Life and Business Coach.

Ha scritto, insieme a Franca Errani: “5, l’anima del management, Edizioni Sì 2008.
Iscritto alla ICF.

0 commenti

Invia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Pin It on Pinterest

Share This