Ho scritto queste pagine dopo i due seminari legati all’elaborazione del rapporto con i Genitori, per prima la Madre, poi il Padre, che fanno parte del Percorso Formativo della Scuola InnerTeam. La richiesta della relazione, dopo i corsi, mi ha messa di fronte alla possibilità di approfondire quanto vissuto ed ho scelto di elencare quelli che sono stati i momenti significativi, gli esercizi che mi hanno più aiutata, quelli che mi hanno creato più difficoltà ed i cambiamenti scaturiti da questo intenso lavoro.
Del seminario sulla Madre, l’esercizio che mi sovviene per primo è quello in cui dovevamo immaginare alle nostre spalle le donne della nostra famiglia al completo. Immaginandole, mi sono sentita rafforzata e quasi orgogliosa di appartenere a quella bella pluralità.
Incredibile: non ho mai apprezzato le donne della mia famiglia, in particolar modo quelle legate all’albero genealogico di mia mamma.
Loro sono le Matriarche per eccellenza.
Io ho sempre tentato di ribellarmi a questo modus operandi (a mia opinione estremizzato e invalidante per la donna), comportandomi da persona indipendente, forte e capace (tentavo di fare il maschio, soffocando la mia vulnerabilità e il mio femminile). Volevo, e un po’ lo voglio ancora (accidenti a me), dimostrare di essere diversa da loro.
La visualizzazione mi ha concesso un avvicinamento, volto all’accettazione di tutte loro e alla comprensione che “io sono in loro e loro sono in me”.
Oggi, e sono passati quasi tre mesi dal seminario, sento che qualcosa è cambiato: sogno le donne della mia famiglia, mai accaduto prima; sono più affettuosa con mia madre, come se fosse sopraggiunto un “pizzico” di perdono e mi capita di guardarla con tenerezza; ho preso contatti telefonici con delle cugine che non sentivo da numerosi anni, proprio quelle cugine che hanno scelto la strada della tradizione, costruendosi una famiglia propria e dedicandosi esclusivamente ad essa.
Mentre scrivo questi avvenimenti, mi accorgo di quanto questi cambiamenti non siano stati veicolati dalla mia mente, ma sospinti da un desiderio interiore che ho lasciato fluire, mettendo a riposo la razionalità.
Un altro esercizio che immagino mi abbia anche aiutata a “lasciar andare” della rabbia, è quello relativo alle donne più importanti della nostra vita. Con due di loro ero un po’ arrabbiata. Oggi, con tutte e due i soggetti qualcosa è cambiato.
Una è mia madre e l’altra è una donna per cui ho lavorato.
Come ho accennato qualche riga sopra, con mia mamma sento di aver risolto qualcosa. Certo, alcuni pregiudizi nei suoi confronti permangono, però mi sono resa conto di darle più spazio nella mia vita e di giudicarla meno.
L’altra donna, che suscitava risentimento in me, non la vedevo da tempo: dopo il seminario la vita ha fatto sì che io la incontrassi e in quel contesto ho compreso di non essere più arrabbiata. “Gli occhi di oggi” mi hanno permesso di vederla per com’è, non una persona cattiva, ma semplicemente una persona fragile.
Nell’ultima visualizzazione, che ricordo bene e che mi ha profondamente colpita, mi è arrivata questa immagine: mi trovavo su di una spiaggia, seduta a riva. Da un sentiero alle mie spalle è sopraggiunta la mia mamma. Ho percepito forti le sue emozioni e mi sono commossa nel comprendere il suo vissuto e il suo dolore. In questo istante del lavoro, il mio inconscio deve aver attivato una registrazione. Successivamente ho visualizzato la mamma che andava via a braccetto col suo papà. Ho provato dispiacere, ma anche conforto per il fatto che non fosse sola.
Alla conclusione della visualizzazione mi sono sentita leggera e quasi sorridente, è stato un lavoro eccezionale.
Del seminario sul Padre il primo esercizio che ricordo e che mi ha creato enormi difficoltà è quello in cui eravamo tutti in piedi e in cerchio. Non trovavo il coraggio di espormi e di dire: “Io sono Daniela, figlia di Emanuele, figlio di Giovanni. Il motto di mio papà era – Non fa niente”. Mi sentivo bloccata, avevo il batticuore forse perché il mio papà, e il suo, sono state persone depresse. Questo tema mi fa soffrire, credo che il blocco di quel momento abbia avuto origine da questo pensiero che non mi abbandona mai (poiché troppo spesso mi sento coinvolta in questa “rete” di sofferenza).
Durante l’esercizio in cui abbiamo immaginato dietro di noi tutti gli uomini della nostra famiglia, ho temporeggiato a lungo prima di trovare il coraggio di voltarmi verso di loro. Prima ho parlato di “blocco”, in effetti credo che sia la parola giusta per tentare di descrivere il mio rapporto col maschile in generale. Comprendo, dunque, anche i motivi per cui nel periodo a ridosso di questo seminario sul Padre io mi sia sentita molto vulnerabile, così come durante i due giorni di attività con la scuola.
Nell’esercizio in cui ci siamo rivolti agli uomini più importanti della nostra vita, ho realizzato che infondo con il mio papà, che non c’è più, non ho apparentemente questioni spinose da dipanare, mentre la persona con cui ne ho è mio fratello. Colui che da sempre si è sostituito alla figura del padre: la situazione lo imponeva. Durante l’esercizio ho espresso a mio fratello il mio pensiero riguardo al nostro rapporto di profondo amore che, a mio parere, non è quello naturale tra fratello e sorella, ma quello che normalmente contraddistingue il legame tra un padre e una figlia. Gli ho riferito di quanto io mi senta giudicata da lui e del desiderio di parlargli vis a vis di questi argomenti e finalmente gli ho manifestato il mio bisogno di abbracciarlo.
Anche questo esercizio ha portato a risultati tangibili, così come nella descrizione del rapporto con la Madre, ora, mentre scrivo, mi accorgo di cosa è accaduto dal giorno del seminario sul maschile: straordinariamente ho chiesto un appuntamento a mio fratello (come se fosse un lavoro!).
Ci siamo visti e per due ore di orologio mi ha ascoltata (forse è questa la cosa più straordinaria). Gli ho parlato di noi, della nostra famiglia, di me. L’ho visto commuoversi e lì ho capito che stavo facendo la cosa giusta (di norma ama mostrarsi impermeabile alle emozioni). Ci siamo energeticamente avvicinati per la prima volta con questa modalità “sana”.
Non sono però riuscita ad abbracciarlo: pazienza, una cosa alla volta.
Io mi sento lievemente cambiata (dico lievemente per non montarmi la testa), credo che questo comporterà un conseguente cambiamento nel maschile che mi circonda (I hope).
p.s.: spesso sogno gli uomini che compongono la mia famiglia, prima di questo seminario non avveniva.
Daniela T.
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