Il Voice Dialogue come modello condiviso in medicina – (M. Castellini e L. Gelmetti)

da | Nov 22, 2013 | Blog | 0 commenti

Noi siamo medici ed omeopati e pratichiamo la medicina di Hahnemann da più di venticinque anni. Nella nostra  pratica medica,  sempre più frequentemente, incontriamo pazienti che seguono contemporaneamente terapie diverse e pazienti che provengono da altri colleghi che utilizzano l’omeopatia con un metodo molto dal nostro….

All’interno del mondo omeopatico esistono scuole di pensiero e conseguenti metodologie molto diverse e lontane tra loro, che non comunicano. In situazioni come queste i  pazienti possono sentirsi “non compresi” e non vedono valorizzati i loro percorsi e le diverse terapie finiscono per perdere il loro potenziale effetto sinergico.  Il problema centrare è la mancanza di un modello di riferimento che permetta ai diversi approcci terapeutici, dentro e fuori l’omeopatia, di integrarsi positivamente nel rispetto della propria specificità e soprattutto, nell’interesse del paziente.

In questo articolo vogliamo proporre il Voice Dialogue come un possibile modello condiviso utile ad una comunicazione positiva all’interno del mondo omeopatico e tra il mondo omeopatico e l’esterno.

Terapie complementari e/o alternative

Ogni terapia è alternativa e/o complementare a qualsiasi altra. Ad esempio, una tonsillite follicolare può essere di competenza chirurgica o, in alternativa, medica tradizionale o, ancora, omeopatica o fito/aromo-terapica.

Questo vale anche per la stessa medicina ufficiale, nelle sue diverse branche.

Tutte le terapie, che sono tra loro alternative, possono anche essere usate in modo complementare, sinergico, per il bene del paziente.

E vale anche all’interno dell’omeopatia dove diversi approcci sono tra loro alternativi ma possono essere anche complementari (l’uso di un’alta diluizione non esclude l’uso contemporaneo di una bassissima diluizione a titolo sostitutivo/farmacologico).

Il processo di guarigione

Il punto chiave da cui partire per una proposta di integrazione tra di esse è il concetto di guarigione.

La guarigione non è una semplice assenza di malattia. La stessa H.W.O. definisce la salute un benessere che non è solamente fisico, ma che ha risvolti sul piano delle emozioni, delle relazioni e sul piano spirituale del paziente (dove per spirituale si intendono i valori e le motivazioni  profonde all’essere ed agire).

Conseguentemente, a nostro avviso, non è  più possibile intendere la guarigione come l’acquisizione di uno “stato”. Si tratta invece di un “processo” in continuo divenire, che una “buona” terapia favorisce.  La salute è sempre “perfettibile” e caratterizzata anche da una progressiva crescita della consapevolezza di se stessi e delle relazioni con l’ambiente, utilizzando al meglio le proprie risorse.

L’ampiezza di questo concetto di guarigione toglie a qualsiasi terapia, anche omeopatica, l’esclusività della cura, la “pretesa” di fare da sola. Questa concezione apre la strada ad una progressiva interazione ed integrazione dei diversi approcci, valorizzando il potenziale terapeutico di ciascuno.

Quale modello

Precisato il concetto di guarigione, qual è il modello di terapia che meglio si presta ad un processo di integrazione tra le diverse vie di guarigione, nel rispetto della specificità di ciascuna?

Anche se la medicina ufficiale continua a opporvi molta resistenza per ragioni economiche, è ampiamente condivisa l’osservazione che, sul piano fisico, è rappresentato in modo consapevole e/o inconscio il vissuto emozionale, mentale e spirituale.

Ogni terapia agisce su uno o più aspetti della persona. Può lavorare prevalentemente sulle rappresentazioni somatiche (ad esempio: Medicina ufficiale, Massoterapia, Chiropratica, Osteopatia, Riflessologia, Agopuntura, …) o, al contrario, sul mondo dei vissuti interiori (psicoterapie diverse, fiori di Bach…), oppure su più aspetti contemporaneamente (Omeopatia, Ayurveda, Antroposofia, Bioenergetica, Medicina tradizionale cinese…).

Per superare l’esclusivismo in cui le diverse terapie hanno operato fino ad oggi, è necessario un modello che permetta a ciascuna di riconoscere il proprio ruolo nel percorso globale di guarigione del paziente.

Se il punto di partenza più condiviso ed irrinunciabile è l’approccio Psicosomatico, cioè il riconoscere la rappresentazione dei vissuti attraverso i sintomi, il passo successivo è accogliere operativamente quello che le diverse terapie psicologiche hanno ripetutamente confermato: la personalità  è divisa in parti, che sono spesso in conflitto tra di loro.

Ed è proprio questo conflitto interno la maggior causa di infelicità. Anche se, naturalmente, si è portati a vedere i motivi di scontro all’esterno, nelle persone e nelle diverse situazioni,  in realtà non sono che la proiezione di ciò che confligge all’interno. Il desiderio di mangiare è in conflitto con l’ingrassare. Le richieste della sessualità sono frequentemente inaccettabili per il bisogno di dedizione fedele verso il partner. La necessità di esprimere la rabbia può essere intollerabile per la “brava” persona. Il bisogno di riposare è  in conflitto con l’attivista… Nella persona si fronteggiano parti che hanno convinzioni, bisogni, desideri, comportamenti assolutamente diversi ed in contrasto polare tra loro. È normale risolvere questi conflitti interiori con il trionfo di una delle due parti. Una vince, l’altra perde e la sua energia si sposta nell’inconscio divenendo più “pericolosa”.

Le parti sono il risultato del conflitto che ogni persona incontra fin dalla sua nascita tra i bisogni e le regole della famiglia, società, cultura in cui si trova.

La struttura per parti è evidente in numerose visioni psicologiche.

  • l’analisi classica, (io, super-io, inconscio)
  • l’analisi junghiana con tutte le sue derivazioni (fino allo stesso Voice Dialogue)
  • la  Teatro terapia, dove i pazienti vanno a ricalcare il loro vissuto interpretando i personaggi
  • la psicologia Transazionale, con la relazione genitore, adulto, bambino
  • la Neurolinguistica terapeutica che cura  attraverso l’esperienza delle diverse posizioni percettive/ parti.
  • la Bioenergetica, che lavora sulle diverse strutture di difesa che il corpo crea
  • la terapia familiare di Hellinger
  • il “viaggio dell’eroe” secondo Pearson, dove si prende consapevolezza di come, nella vita, ciascuno si trovi ad interpretare parti/archetipi, adatti a rispondere ai diversi bisogni
  • il Voice Dialogue
  • ….

A nostro avviso, il modello più recente e compiuto che pone alla sua base la psicosomatica ed il modello per parti, è la psicologia dei sé, così come è descritta da Hal e Sidra Stone. E’ semplice, comprensibile e facilmente adattabile.

 Il modello della psicologia dei sé

La storia di ogni uomo/donna è segnata, fin dal suo inizio, dalla vulnerabilità del “bambino/a” che è totalmente dipendente e bisognoso di riconoscimento, amore, accudimento.  Per ottenere ciò di cui ha bisogno, il bambino privilegia e  sviluppa modelli di comportamento adatti allo scopo. Si tratta delle parti o personaggi che nel V.D. sono denominate “sé”. Ciascun sé è dotato di una propria fisiologia (e quindi anche patologia): cresce e cambia nel tempo, in relazione all’ambiente ed alla storia personale.

Quanto più il bambino si è “dovuto” adattare all’ambiente perché fossero soddisfatti i suoi bisogni essenziali, tanto più ha fatto crescere alcuni sé (sé primari). E questi possono essersi sviluppati fino al punto di bloccare la creatività, la gioia, la spontaneità, l’immediatezza e la spinta vitale, restringendo la capacità di relazionarsi fino a soffocarla.

Lo sviluppo di queste parti “adattive” (sé primari) ne confina e rinnega altre, che hanno aspetti opposti (sé rinnegati) e che sono sentite come inadatte ad ottenere accudimento, nutrimento…

Queste “necessarie” auto limitazioni causano “mal–essere” che, nel tempo, può manifestarsi come malattia con sintomi e segni espressivi delle parti sofferenti.

E’ importante sottolineare che i sé, come modelli di comportamento, sono un numero illimitato. Essi sono archetipi del comportamento umano. Ciascun individuo li ha a disposizione. Ed è portato a “scegliere” secondo la sua cultura ed indole. Quello che si manifesta nel comportamento è una distorsione, un eccesso, la risposta “adattiva” dell’ aspetto psico-spirituale-energetico di quel sé.  E’ manifestazione di una parte dell’unicità irripetibile di una persona.

Ogni sé insomma non è che una sfaccettatura dell’Essenza.  Il suo uso “esagerato”, come protezione, fa sì che la sua naturale modalità si distorca.

I sé, liberati dall’ingrato compito/obbligo di “accudire” la vulnerabilità infantile possono anche loro “evolvere” verso la loro forma pura. Non è quindi solo l’ego che diventa più consapevole, ma anche i singoli sé, per i quali accudire il bambino può essere un giogo!

La terapia nella psicologia dei Sé.

Il paziente viene aiutato a scoprire la molteplicità dei suoi aspetti ed il fatto che, automaticamente ed inconsapevolmente, tende ad identificarsi con uno o più dei suoi sé primari.

Il processo terapeutico permette di uscire da questa identificazione, di scoprire gli aspetti negati ed i valori che essi rappresentano, polari ai sé dominanti. Impara a stare tra gli opposti, nella posizione “da direttore d’orchestra” dell’ Ego consapevole.

In un’orchestra senza direttore, gli strumenti più potenti sovrastano gli altri. Il direttore armonizza le diverse voci, dando spazio e tempi ad ognuna. Così l’Ego consapevole permette di uscire dagli automatismi e monotonie che vedono agire solo le parti forti, aprendo la possibilità a risorse altrimenti non disponibili.

Incontrare i sé rinnegati, sempre rimasti chiusi “nel cassetto”, avendo ottenuto prima il “consenso” dei sé primari, riporta nella vita o vi porta per la prima volta, risorse capaci di ridarle senso ed energie. Al tempo stesso anche i sé primari, liberati dalla funzione “ingrata” di accudire al bambino, diventano sostegni alla crescita che aiutano ad andare “oltre”!

Un unico modello per terapie diverse

Salute/benessere ed autoconsapevolezza sono aspetti dello stesso processo che non dipende solo dall’ambiente esterno né, al contrario, solo dall’eredità genetica. E’ anche ascolto ed evoluzione personale.

Una terapia, anche efficace, può avere effetti minimi sull’autoconsapevolezza.

E’ l’intenzione del terapeuta e la sua competenza che possono trasformare la terapia da sintomatica ad un processo di crescita della consapevolezza. E questo  a prescindere dal tipo di terapia.

Il modello più semplice ed evoluto che comprenda sia gli aspetti fisici che quelli di crescita della consapevolezza personale è, a nostro avviso,  quello che gli Stone descrivono nel processo dell’ Ego Consapevole.

Su questo modello potrebbero convergere tutte le terapie.

La “similitudine” in terapia

Nella nostra esperienza abbiamo osservato che molte vie di crescita della consapevolezza del paziente, si basano sulla “legge dei simili”: i simili attraggono i simili e l’incontro provoca reazione.

Non è solo l’Omeopatia ad agire così. I Fiori di Bach, la teatroterapia, tutte le espressioni dell’arte terapia,  le metafore, agiscono attraverso il potere della “similitudine”.[1]

La stessa efficacia della relazione medico/paziente ha un aspetto importante nella forza della similitudine, come insegna anche la Neurolinguistica del Rapport.

Lo stesso Voice Dialogue è un uso molto particolare del “similia similibus curantur”. La possibilità di incontrare proprie parti, dipende dalla capacità del facilitatore di sostenerle per similitudine. E’ questo che permette ai Sé di manifestarsi, essere “amplificati”, rappresentati, e quindi, “per reazione”, evolvere.

Il medicinale omeopatico come personaggio

Il medicinale omeopatico  può essere visto come  “personaggio”. Da sempre i rimedi sono visti anche come “personaggi” con un loro carattere, con i loro comportamenti e i loro problemi fisici specifici. Mancava un modello di riferimento per comprendere e seguire il  percorso di guarigione,  effetto dell’incontro successivo con i diversi medicinali – personaggio.

Questo modo di vedere oggi può aprirsi ad un respiro diverso, nulla togliendo all’identità della terapia, con in più la possibilità di entrare meglio in relazione con le altre terapie.

L’insieme dei sintomi e segni del medicinale omeopatico descrive qualcosa di finito, completo in sé, qualcosa che ha una sua “vita” precisa. Si potrebbe  per questo paragonarlo ad un personaggio del teatro, che porta in scena il suo dramma, e lo rappresenta con la coerenza della parola, del gesto e della malattia.

Ciascuno dei medicinali “interpreta” un diverso aspetto del male di vivere: mostra di essere un simbolo, un archetipo. E’ astratto, impersonale, mitico, perché in esso è rappresentata la reazione universale ad un evento, ad un preciso aspetto della sofferenza. Proprio per questo possiamo vederlo come  una vera e propria “maschera di teatro”. E’  astratto ed impersonale fin dalla sua origine: si arriva a definirlo facendo la sintesi dei risultati delle sperimentazioni che diverse persone ne hanno fatto. Successivamente è provato clinicamente e studiato simbolicamente.

 La “galleria” dei “personaggi” dell’omeopatia

Alcuni medicinali “interpretano” stati e/o reazioni molto comuni, altri invece sono invece più lontani dall’ esperienza comune perché rappresentano condizioni molto particolari.

Ignatia, per esempio, rappresenta la modalità più frequente di reazione a lutti, perdite e abbandoni. Il suo mondo emotivo è devastato e manifesta una polarità di comportamenti per cui può alternare il pianto a risate incontrollabili, il dolore muto al suo scoppio irrefrenabile.

Phosphorus non avendo confini, si sente continuamente “invaso” e per difendersi “brucia” rapidamente tutte le sue energie. Non ha piedi per terra e si trova troppo espanso, come se non fosse completamente incarnato nel corpo fisico.

Arnica è facilmente traumatizzato. E’ esposto perché “davanti agli altri”. Esagera, si sente indispensabile e per questo si fa male facilmente. Non è in contatto con la sua stanchezza ed i suoi limiti.

Nux Vomica è lo stressato cronico che, per “controllare” gli altri,  non “molla” mai e usa stimolanti per reggere comunque. E’ la storia di tanti manager che si intossicano di caffé, sigarette, iperlavoro.

Calcarea Carbonica vive protetto dentro una conchiglia, perché si sente “inconsistente”.  Ha bisogno di difendersi ovunque: nel lavoro, a casa, nelle relazioni ma, prima di tutto, deve far fronte alle sue paure del mondo e delle persone.

Bryonia, spaventata dalle novità, si aggrappa ad un sostegno rimanendo immobile, come fa  la pianta. Si lega e non si muove, ogni movimento, ogni intervento esterno la irrita e con la sua collera tenta di salvarsi dalle paure del nuovo, del futuro, del cambiamento. Vuole rimanere a casa!

La rabbia repressa di Staphysagria viene da una condizione di mortificazione profonda, perché si sente schiacciata da chi ha “potere” su di lei, siano essi i genitori, i familiari, o il partner o “padroni” diversi.

Tra i medicinali che agiscono nelle situazioni meno frequenti possiamo ricordare la reazione rabbiosa contro la morte di Arsenicum bromatum che si differenzia dal modo di sentire la morte senza speranza di Arsenicum Album, o da quello di  Arsenicum Jodatum che la vive come una porta verso un’ascesa spirituale.

Aethusa Cynapium interpreta l’incomunicabilità madre figlio/a ed è rappresentata dall’intolleranza al latte materno con il “pericolo” di morte per fame.

Cimicifuga vive l’angoscia del parto con la paura atavica di morirci.

La coerenza interna  psicosomatica dei personaggi dell’omeopatia

L’analisi in chiave simbolica mostra il tessuto coerente degli aspetti mentali, emotivi e fisici: un vero e proprio personaggio, con il suo “male”, le sue problematiche, le sue “soluzioni” di adattamento.

Il medicinale omeopatico è “informazione”, non materia, capace di produrre effetti precisi e ripetibili su tutti i piani: fisico, emotivo, mentale e spirituale.

Ogni medicinale ha una sua propria coerenza. E’ così precisa da poter essere proposta come dimostrazione del modello psicosomatico. E sono proprio le chiavi della psicologia contemporanea, analitica e psicosomatica, a  permettere di cogliere ancora meglio gli stessi significati di aspetti apparentemente senza relazione.

E’ stata proprio la psicosomatica ad esempio a permettere di intuire il significato di violazione personale che c’è in Staphysagria per la dilatazione di un orifizio.

Sono sempre i “filtri” di lettura psicosomatici a svelare il carattere “olistico” della rappresentazione che è presente nel medicinale e cioè il fatto che ogni suo aspetto – sia esso sensazione, idea, emozione, alterazione del corpo fino ai sintomi delle malattie – altro non sia che lo stesso “racconto” a diversi livelli.

Ogni sintomo della persona si trova a raccontare la “stessa storia”, in forme diverse, secondo la sua capacità  espressiva. Questa capacità spazia dalle possibilità infinite della mente, alla risposta obbligata on/off di una singola cellula. E’ per questo che le modalità con cui, ad esempio, una persona soffre di  laringite, sono le stesse rappresentate nel suo mal di pancia, nella tosse o nelle sue paure. Analogamente a quanto la geometria frattale ha descritto per schemi che, a diverso livello di risoluzione, si ripetono indefinitamente.

La terapia hahnemanniana supporta questa visione olistica

Hahnemann osservò che prescrivere i medicinali sui sintomi della malattia, poteva portare ad un peggioramento delle condizioni generali dei malati. La riflessione su queste osservazioni lo indusse a proporre la prescrizione del medicamento sulla persona  intera.

La totalità è quella struttura energetica coerente che i sintomi della mente, del sentire, delle emozioni, del corpo, mostrano.

Può essere una struttura energetica – “personaggio” – così importante da mantenersi stabile per un grande numero di anni. Può invece, all’opposto, essere solo temporanea, in risposta ad eventi precisi.

E’ comunque un insieme coerente di segni e sintomi che proprio l’abilità dell’omeopata va a scoprire per curare attraverso la “somiglianza”.

La difficoltà a curare deriva spesso dalla confusione, frammistione di strutture diverse, cioè parti o “personaggi”, dello stesso paziente tra cui l’omeopata si trova a dover “scegliere” secondo criteri che le diverse scuole hanno cercato di definire nei metodi.

Il modello che proponiamo permette di andare oltre la diversità dei metodi per cogliere la direzione comune di tutti gli indirizzi omeopatici che, con modalità e tempi propri, con uno o più medicinali nel tempo, concorrono al cammino di guarigione sopra esposto, attraverso il simile dei medicinali.

La stessa prospettiva unificante comprende anche le altre terapie che si avvalgono o meno della legge di similitudine.

Al centro il “processo” dell’Ego Consapevole

Ogni terapia ha una sua azione sui diversi Sé. Ne modifica la forza, la reattività, la rigidità… E lo fa con l’approccio che le è proprio.

L’omeopatia può agire direttamente sulle strutture patologiche psicosomatiche grazie ai suoi medicinali.

Così, mentre la massoterapia toglie le limitazioni fisiche di espressività e movimento, la psicoterapia può rendere consapevoli dei meccanismi profondi di auto limitazione.

La bioenergetica va a rimuovere le corazze che sono sub-strutture della persona che la bloccano, mentre i fiori di Bach sciolgono modelli rigidi di reazione, soprattutto a livello emotivo, etc…

Ciascun terapeuta potrebbe intervenire sui sé dei propri pazienti, nella consapevolezza del “sistema” della Psicologia dei Sé, sapendo di lavorare sulle loro rappresentazioni somatiche e sui conflitti che essi manifestano. In questo modo, agire terapeuticamente, diventa “comunicazione” che facilita al paziente la comprensione del suo vissuto, creando un contesto su cui possono lavorare sinergicamente altri terapeuti.

In un contesto così diverso da quello attuale, il paziente si ritroverebbe protagonista e quindi più “responsabile” del suo processo, in una rete di interventi che lui stesso si troverebbe a “dirigere”, anziché, come ora accade, essere palleggiato tra competenze diverse, non comunicanti e reciprocamente svalutanti.

In un contesto di consapevolezza come questo, il paziente potrebbe scegliere il tipo di terapia ed il terapeuta adatto a dare voce a quei Sé che in quel momento “chiedono”, rafforzando così la sua posizione di Ego consapevole.

Terapia e potere personale del paziente

Offrire al paziente la possibilità di star meglio, di comprendersi, di mettere in relazione le sue parti con i suoi disturbi, restituendogli capacità di scelta e quindi potere personale, sono le caratteristiche di una buona terapia olistica.

Una terapia non è olistica perché si sta usando un metodo olistico. Anche l’omeopatia non fa eccezione.

E’ il terapeuta, che prima ha lavorato su di sé, a farla diventare tale. “Medice cura te ipsum” non è una novità. Altrimenti, nel rapporto, il paziente diventa dipendente: attende dal terapeuta un intervento più o meno magico, che lo mantiene passivo e quindi escluso dall’essere co-protagonista. La crescita del potere personale del paziente giudica qualsiasi azione terapeutica.

Conclusioni

Collaborare per una crescita consapevole del paziente

L’incontro con la Psicologia dei Sé ed il Voice Dialogue ha segnato un cambiamento fondamentale nella nostra capacità terapeutica. Quel cambiamento ci ha portato ad una progressiva rivisitazione del senso della terapia e del valore del rapporto medico paziente.

Il modello dinamico che ha offerto alla nostra professione il V.D. ci permette di usare l’omeopatia dei medicinali in modo più flessibile, all’interno di un sistema strutturato. Questo è in grado di  “sostenere” l’intervento terapeutico e permette di valutare in termini effettivamente olistici l’evoluzione prognostica, che implica una crescita del potere personale del paziente.

Il V.D., con l’attenzione al processo dell’Ego Consapevole, ci offre questa possibilità. Quello che i nostri pazienti hanno regolarmente mostrato conferma il valore della nostra scelta.

La riflessioni che abbiamo offerto, vogliono mostrare come la psicologia del V.D. potrebbe essere di aiuto per la maggior parte delle terapie, dando loro la possibilità di un reciproco riconoscimento, comprensione e collaborazione.

******************************

Maurizio Castellini, medico, omeopata, docente di omeopatia e di dinamiche di relazione medico paziente, trainer di gruppi evoluzione personale

Linda Gelmetti, medico, omeopata, medico di base, trainer di gruppi di evoluzione personale

Sito www.coscienzadelcorpo.it

Luglio 2006

Bibliografia

  1. Andreas C. e T. “I nuclei profondi del sé”, Astrolabio, Roma, 1995
  2. Assagioli R. “Psicosintesi, armonia della vita”, Ed Mediterranee, Roma, 1990
  3. Berne E. “ A che gioco giochiamo”, Bompiani, Milano, 1997
  4. Castellini M.,“ Omeopatia. La via interiore alla guarigione.” Oscar Mondadori, Milano,  2000
  5. Capra, F., “la rete della vita” Sansoni, 1998
  6. Dychtwald Ken “psicosoma”, Casa Editrice Astrolabio, Roma, 1978
  7. Erickson M.H.  “la mia voce ti accompagnerà” Casa Editrice Astrolabio, Roma, 1983
  8. Gordon D. “metafore terapeutiche” Casa Editrice Astrolabio, Roma,
  9. Groff S. “ La mente olotropica” RED, Como, 1996
  10. Groff S. “La tempestosa ricerca di se stessi” RED, Como, 1995
  11. Harris T.A. “io sono ok, tu sei ok” BUR, Milano, 1982
  12. Krishnananda “ A tu per tu con la paura “ Urra, Milano, 1997
  13. Pearson C.S. “ Risvegliare l’eroe dentro di noi”, Astrolabio, Roma, 1992
  14. Stone Hal e Sidra, “il dialogo delle voci”, edizioni Amrita, 1996
  15. Stone Hal e Sidra, “tu & io, incontro, scontro e crescita nelle relazioni interpersonali”, Compagnia degli Araldi, 1999
  16. Stone Hal e Sidra, “Partnering, a new kind of relationship”, New World Library, Novato, California, 2000

 

 

 

 

 



[1] La legge dei simili “similia similibus” è universale. Fa parte dell’ordinaria esperienza umana ed entra  nella terapia a molti livelli. Divenirne consapevoli permette di comprendere meglio  anche l’omeopatia dei medicinali. Ad esempio, si dimentica che nell’apprendimento si procede molto per analogia comparando le nuove situazioni alle  precedenti e il riconoscimento del simile provoca reazioni: effetti psicologici e fisiologici.  La ricerca della similitudine è incessante. Anche l’efficacia della comunicazione è da essa condizionata e l’espressione artistica in genere si basa su un processo omeopatico: riconoscimento – risonanza – cambiamento di stato (energetico, emotivo, fisico). Così accade per  ogni immagine, brano musicale, film, storia, metafora, con un’intensità di reazione correlata al grado di similitudine.

Anche i comportamenti di omologazione, identificazione, somiglianza propria dei gruppi, dei clan, delle fazioni, hanno alla base lo stesso “similia similibus”.

La similitudine in terapia agisce prima di tutto nel rapporto con il paziente (transfert e contro transfert), nella rappresentazione (gestalt), nella teatro terapia e in tutte quelle terapie che  “ricalcano” il vissuto del paziente per farlo reagire.

L’omeopatia hahnemanniana con i medicinali è l’ aspetto della terapia con i simili più sistematizzato, rigoroso e sperimentale.  Comprendere meglio l’ampiezza dell’azione dei simili permette di dare una collocazione all’omeopatia nell’esperienza umana e culturale.

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