Il counseling, il coaching e il processo dell’io cosciente. Una prospettiva interiore.
Le nuove parole
Quando nascono parole nuove, si aprono anche nuovi modi per osservare se stessi e la realtà. Le parole nuove a volte svaporano rapidamente, seguendo mode effimere, altre volte invece si radicano perché rappresentano mondi in evoluzione, bisogni nuovi che emergono, potenzialità diverse che si sentirebbero striminzite dentro ai contenitori di parole meno precise, meno “ad hoc”. Insomma, parola e realtà s’incontrano e creano una scintilla che illumina nuovi aspetti della realtà, dentro e fuori di noi.
Ci sono parole facili e altre meno; parole che si muovono da mondi ad altri, prendendo nuovi significati; ci sono parole ambigue – nella loro di origine hanno un significato intraducibile, che però si scontra con il senso sonoro che provocano, quando vengono dette in un altro paese.
Counseling: un termine “ambiguo”
Prendiamo per esempio la parola “Counseling” : a noi italiani fa subito pensare al consiglio, giusto? Oppure, con un afflato poetico, al consolare… Bene, nessuno di questi due significati ci azzecca. Anzi, sono proprio le due cose che il Counseling non deve (o dovrebbe) fare. Il counseling infatti opera facendo domande, con la classica tecnica maieutica di socratica impronta.
Il Coaching va in carrozza…
E il Coaching? In inglese-americano significa allenatore – ma anche carrozza. Con il secondo significato, abbiamo già chiuso: piazzati in carrozza, ammiriamo il paesaggio che scorre lento. Ma il primo, nasce nel mondo sportivo, salvo poi allargarsi a quello aziendale e anche personale.
Insomma, entrambe queste parole hanno storie interessanti e, approdate in Italia, stanno rapidamente entrando nel linguaggio comune (con qualche difficoltà di pronuncia, ma tant’è: l’inglese pare sia la lingua universale di questa epoca storica… noi ci consoliamo con le tante parole italiane note nel mondo, dalla musica all’opera al cibo).
Co&Co
Counseling e Coaching – che d’ora in avanti indicherò con Co&Co – vanno in effetti a braccetto, come nella sigla appena scritta: due fratelli che hanno una storia comune – quella legata alla relazione umana in generale – ma anche interessi e obiettivi diversi, anche se in parte sovrapponibili. Posto che entrambi questi approcci hanno a che fare con lo sviluppo delle risorse della persona, sono quindi entrambi fuori dal mondo della terapia e/o della patologia, il Counseling si rivolge maggiormente alle tematiche personali – come la risoluzioni di blocchi di natura personale o di crisi relazionale, mentre il Coaching si pone obiettivi, potremmo dire, più pragmatici e misurabili. Non a caso sono spesso le Aziende che si rivolgono al Coach per avere un servizio di accompagnamento alla crescita di capacità professionali importanti per il loro personale.
“Inner”
Lo scopo del lavoro di ascolto interiore è quello di accompagnare lo sviluppo di un Io che diventi sempre più consapevole delle varie parti. Dunque, quando una persona si mette in ascolto di sé, può sperimentare come essere il suo proprio counselor e coach! Ovviamente questo passo è reso possibile dall’aver prima sperimentato un percorso con un professionista esperto, e magari aver fatto una scuola. Allora si possono sperimentare internamente le qualità del coaching e del counseling. Vediamo meglio.
“Inner Coaching”. Un Io che si allena a conoscere le diverse energie, a riconoscerle quando arrivano in momenti non opportuni e in tal caso a ridurle; a richiamarle invece quando servono; ad ampliare la conoscenza di queste varie parti, sperabilmente per “funzionare” meglio nel mondo. Ecco, a mio avviso questo è “Inner Coaching”. L’obiettivo è lodevole e merita ogni attenzione; se ciascuno di noi “funzionasse” meglio nel mondo, già faremmo la differenza.
L’Inner Counseling è più ricettivo e meno mirato; ovvero, l’Io s’impegna a conoscere le diverse parti non tanto per ampliare la gamma delle sue possibilità, ma così, gratuitamente; per il semplice fatto che tu, energia, sé interiore, Archetipo o come ti voglio chiamare, esisti, allora meriti che ci conosciamo meglio. Non so se tu farai parte del team di aspetti che collaborano con me oppure no; non so nulla: tuttavia ti guardo come si guarda qualcuno – qualcosa che merita il mio rispetto, la mia attenzione. L’Inner Counseling per certi versi, preso da solo, non va da nessuna parte: fa delle visite; poi lascia andare; percepisce un movimento interiore, un frullo, un mutamento, e ama esplorarlo indipendentemente da qualsiasi risultato pratico, obiettivo spirituale, capacità emotiva o altro. Cosa che a me piace molto.
I due approcci interiori
Sfumando dall’uno all’altro, i due approcci interiori avranno anche leggere sovrapposizioni, o momenti dove si privilegia una modalità oppure l’altra; l’Io Cosciente che emerge in tali occasioni avrà a sua volta sfumature diverse, e potrà assaporarle meglio… Vuoto, mistero, stupore, silenzio; visione, energia, direzione, entusiasmo; e ancora l’uno e l’altro, e poi anche il niente…
Allo stesso modo, un bravo Counselor ha comunque tra i suoi strumenti anche una parte di Coaching, perché il cliente un obiettivo ce l’ha; e un bravo Coach si troverà, in certi momenti, a trattare temi che richiedono competenze di Counseling, perché il cliente deve esplorare emozioni e sensibilità che emergono anche nel mondo professionale.
Oggi la tendenza di apprendere e utilizzare entrambi i metodi è aumentata, perché si è visto che uno senza l’altro sono meno efficaci – e, aggiungerei io, anche meno poetici e divertenti!
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Franca Errani
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