Quando nascono parole nuove, si aprono anche nuovi modi per osservare se stessi e la realtà. Le parole nuove a volte svaporano rapidamente, seguendo mode effimere, altre volte invece si radicano perché rappresentano mondi in evoluzione, bisogni nuovi che emergono, potenzialità diverse che si sentirebbero striminzite dentro ai contenitori di parole meno precise, meno “ad hoc”. Insomma, parola e realtà s’incontrano e creano una scintilla che illumina nuovi aspetti della realtà, dentro e fuori di noi.
Ci sono parole facili e altre meno; parole che si muovono da mondi ad altri, prendendo nuovi significati; ci sono parole ambigue – nella loro di origine hanno un significato intraducibile, che però si scontra con il senso sonoro che provocano, quando vengono pronunciate in un altro paese, da persone di altra lingua.
Prendiamo per esempio la parola “Counseling” : a noi italiani fa subito pensare al consiglio, giusto? Oppure, con un afflato poetico, al consolare… Bene, nessuno di questi due significati ci azzecca. Anzi, sono proprio le due cose che il Counseling non deve (o dovrebbe) fare.
E il Coaching? In inglese-americano significa allenatore – ma anche carrozza. Con il secondo significato, abbiamo già chiuso: piazzati in carrozza, ammiriamo il paesaggio che scorre lento.Il primo nasce nel mondo sportivo, salvo poi allargarsi a quello aziendale e anche personale.
Insomma, entrambe queste parole hanno storie interessanti e, approdate in Italia, stanno rapidamente entrando nel linguaggio comune (con qualche difficoltà di pronuncia, ma tant’è: l’inglese è diventato la lingua universale di questa epoca storica… noi ci consoliamo con le tante parole italiane note nel mondo, dalla musica all’opera al cibo).
Counseling e Coaching – che d’ora in avanti indicherò con Co&Co – vanno in effetti a braccetto, come nella sigla appena scritta: due fratelli che hanno una storia comune – quella legata alla relazione umana in generale – ma anche interessi e obiettivi diversi, in parte sovrapponibili. Posto che entrambi questi approcci hanno a che fare con lo sviluppo delle risorse della persona, sono quindi entrambi fuori dal mondo della terapia e/o della patologia, il Counseling si rivolge maggiormente alle tematiche personali – come la risoluzioni di blocchi di natura personale o di crisi relazionale, mentre il Coaching si pone obiettivi, potremmo dire, più pragmatici e misurabili. Non a caso sono spesso le Aziende che si rivolgono al Coach per avere un servizio di accompagnamento alla crescita di capacità professionali importanti per il loro personale.
Ma ora veniamo a noi stessi: il processo dell’Io Cosciente, che chi ha fatto colloqui individuali con il Voice Dialogue, o partecipato ai vari corsi base, ha iniziato a sperimentare, può a sua volta utilizzare “internamente” questi due approcci? Che cosa è, che cosa non è, l’Io Cosciente?
Un direttore d’orchestra, diciamo spesso; ma anche un cuoco, un artista, un acrobata, un allenatore… sono tutte metafore, se ci pensate bene, che rispecchiano maggiormente il mondo del Coaching, che non quello del Counseling… ovvero: queste metafore richiamano un obiettivo: suonare una buona sinfonia, cucinare un buon piatto, eseguire una performance… Ma lo sappiamo bene, che non è solo questo: in certi momenti la sinfonia è una cacofonia; il piatto è sbruciacchiato; l’acrobata soffre di vertigine e l’allenatore… è sequestrato nella carrozza (in italiano non fa ridere; the coach sized in the coach è più divertente).
In un certo senso, sono metafore da “Inner Coaching”. Un Io che si allena a conoscere le diverse energie, a riconoscerle quando arrivano in momenti non opportuni e in tal caso a ridurle; a richiamarle invece quando servono; ad ampliare la conoscenza di queste varie parti, auspicabilmente per “funzionare” meglio nel mondo. Ecco, a mio avviso questo è “Inner Coaching”. L’obiettivo è lodevole e merita ogni attenzione; se ciascuno di noi “funzionasse” meglio nel mondo, già faremmo la differenza. L’Inner Counseling è più ricettivo e meno mirato; ovvero, l’Io s’impegna a conoscere le diverse parti non tanto per ampliare la gamma delle sue possibilità, ma così, gratuitamente; per il semplice fatto che tu, energia, sé interiore, archetipo o come ti voglio chiamare, esisti, quindi meriti che ci conosciamo meglio. Non so se tu farai parte del team di Aspetti che collaborano con me oppure no; non so nulla: tuttavia ti guardo come si guarda qualcuno che merita il mio rispetto, la mia attenzione. L’Inner Counseling per certi versi, preso da solo, nel suo senso più puro, non va da nessuna parte: fa delle visite; poi lascia andare; percepisce un movimento interiore, un frullo, un mutamento, e ama esplorarlo indipendentemente da qualsiasi risultato pratico, obiettivo spirituale, capacità emotiva o altro.
Sfumando dall’uno all’altro, i due approcci interiori avranno anche leggere sovrapposizioni, o momenti in cui si privilegia una modalità oppure l’altra; l’Io Cosciente che emerge in tali occasioni avrà a sua volta sfumature diverse, e potrà assaporarle meglio… Vuoto, mistero, stupore, silenzio; visione, energia, direzione, entusiasmo; e ancora l’uno e l’altro, e poi anche il niente… o il Niente.
Allo stesso modo, un bravo Counselor ha comunque tra i suoi strumenti anche una parte di Coaching, perché il cliente un obiettivo ce l’ha; e un bravo Coach si troverà, in certi momenti, a trattare temi che richiedono competenze di Counseling, perché il cliente deve esplorare emozioni e sensibilità che emergono anche nel mondo professionale.
di Franca Errani
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