La Ruota del Counseling – (F. Errani)

da | Feb 1, 2014 | Blog | 0 commenti

La “ruota” del counseling si propone di fornire una sorta di bussola che aiuti il counselor a esplorare alcuni presupposti fondamentali che fanno e faranno sempre parte della sua attività: l’autoconoscenza, la relazione col cliente, il contesto, la dimensione etica del lavoro.

Questi elementi sono tra loro in continuo e mutevole rapporto e si influenzano reciprocamente. L’attenzione e l’approfondimento di uno si ripercuote inevitabilmente sugli altri con un andamento ciclico che possiamo immaginare come disposti su una Ruota, suddivisa da quattro raggi in quattro Quadranti: ogni quadrante corrisponde ad uno dei settori suddetti.

Autoconoscenza

Significa essere consapevole dei propri sé primari e rinnegati e dei contesti e modalità con cui si manifestano; dei propri canali percettivi sensoriali ed energetici; delle dinamiche di vincolo che formiamo. Questo si raggiunge attraverso un radicamento progressivo e, quindi, un’espansione dell’ego consapevole, obiettivo primario del Voice Dialogue.

Non essendo noi statici, ma in continua evoluzione, tale consapevolezza non è data una volta per tutte ma è frutto di un continuo lavoro su di sé (sedute, seminari, supervisioni ecc), tanto più che il lavoro con il cliente ci riporta spesso i temi che stiamo vivendo in quel momento. In pratica c’è un flusso continuo tra dentro e fuori. In questo processo è importante fare periodiche sedute di facilitazione perché l’altro può aiutarci a mettere in luce le nostre dinamiche interiori che non sempre siamo in grado di riconoscere da soli (cfr. etica).

Relazione con il cliente

Dobbiamo essere consapevoli del nostro ruolo nella relazione di counseling, quindi del contatto energetico che stabiliamo e di quali sono i sé in gioco (chi sta parlando con chi). Noi abbiamo impatto sul cliente e il cliente ha un impatto su di noi.

Avere tale consapevolezza ci permette di evitare di rimanere invischiati nelle dinamiche di vincolo. Ad esempio un counselor che gestisce la relazione con il cliente attraverso un sé autoritario potrà far emergere nel cliente un sé dipendente/compiacente oppure un sé ribelle. In tal senso un problema frequente all’inizio di una relazione di counseling è il (comprensibile) tentativo del cliente di delegare al counselor la responsabilità della propria guarigione; tuttavia rimanere in un rapporto basato sulla delega significa rimanere in una relazione di potere: essere in grado di rielaborare tale relazione implica l’assunzione reciproca di responsabilità.

Un altro elemento essenziale del rapporto che stabiliamo con un cliente è la formulazione di un contratto. La figura del counselor è legata a consulenze brevi, reiterabili[2], quindi gli obiettivi che stabiliamo di volta in volta devono essere chiaramente definiti e monitorati con il cliente. Il contratto può, poi, essere rielaborato se emergono nuovi temi che il cliente vuole esplorare.

Fare un contratto esplicito con il cliente permette al counselor di gestire le proprie vulnerabilità e di stabilire dei confini chiari al suo intervento e al cliente di essere consapevole del percorso che sta intraprendendo e di assumersi le proprie responsabilità.

Contesto

Il concetto di contesto indica una relazione complessa ed articolata tra un tutto e i suoi componenti: non la relazione tra un quadro e la sua cornice, ma una relazione tra un tessuto e i fili che lo costituiscono, o tra un mosaico e le tessere di cui è fatto. In questo senso la relazione tra un counselor e un cliente è un contesto in continua evoluzione.

Il contesto include lo spazio, il tempo, il linguaggio, l’abito ecc. Occorre essere consapevoli dell’influenza di questi elementi sulla relazione di counseling. Ad esempio un counselor che si veste in maniera molto elegante può rassicurare un cliente, mentre può essere considerato rigido da un altro, una stanza grande può dare un senso di sollievo a qualcuno e intimorire qualcun altro. Ovviamente gli esempi sarebbero infiniti. Ciò non significa che dobbiamo cambiare in maniera camaleontica a seconda di chi abbiamo davanti, ma che dobbiamo mantenere la consapevolezza di questi elementi e mantenerci flessibili nelle nostre modalità di relazione (ad esempio se ho un cliente punk non è necessario farmi una cresta di capelli verdi, d’altro canto utilizzerò un linguaggio semplice se ho di fronte un cliente straniero che non parla correntemente l’italiano).

Le stesse tecniche che utilizziamo fanno parte del contesto e contribuiscono a costituirlo. Devono quindi essere adattate momento per momento alla situazione, al cliente e a noi stessi.

Etica

L’etica è quel “insieme delle norme di condotta pubblica e privata seguita da un persona o da un gruppo di persone” (Zingarelli 2000).

Se nella definizione si parla di “norme” nella quotidianità l’etica si traduce piuttosto in un atteggiamento, nella capacità di porsi degli interrogativi, di individuare dei principi, in sensibilità e attenzione al proprio comportamento e ai suoi effetti sull’altro e sugli altri e nell’assumersene le responsabilità.

Nel lavoro di counseling la dimensione etica comporta una chiarezza su ciò che posso fare e ciò che non posso fare nei confronti del cliente e nei confronti di me stesso. Devo essere consapevole dei limiti della mia professione, quindi per ogni cliente devo essere in grado di valutare se posso lavorare da solo o è necessaria la collaborazione con uno specialista nel campo della salute o se devo inviare il cliente direttamente ad un altro professionista. Devo anche essere consapevole dei miei limiti personali e delle mie capacità, questo comprende il chiedere una supervisione o la possibilità di inviare un cliente ad un altro counselor in caso di difficoltà. All’interno della seduta bisogna usare tecniche con cui ci si sente a proprio agio e se emergono dei sé che non si è in grado di sostenere si deve avere l’onestà di comunicarlo al cliente (cfr. autoconoscenza e le linee-guida della seduta di VD).

 

Questo articolo è estratto dal Manuale della Scuola[1])


 

[1] Il Manuale è frutto della collaborazione della dott.ssa Franca Errani con i dottori: Anna Rita Raffi, Cecilia Sacchi, Linda Gelmetti, Maurizio Castellini, Paola Rubatta.

[2] Indicativamente cicli di circa 10 sedute con frequenza da 1 volta a settimana a 1 volta al mese.

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