Ho sempre saputo di voler dire qualcosa. In larga scala. Solo che ancora non era ben chiaro cosa. Al termine del liceo classico, non mi sentivo minimamente pronta per affrontare l’ università, e neanche avevo la più lontana idea di quello che volevo fare della mia vita, e questo mi mandava (concedetemi l’ espressione) in palla all’ ennesima potenza. Così decisi di intraprendere un percorso personale per capire me stessa e di riflesso cosa avrei voluto fare di me, seguendo il corso del Voice Dialogue. Nessuna scelta fu più giusta.
Ho sempre saputo di voler dire qualcosa. In larga scala. A metà del primo anno mi comprai una macchina fotografica. Non sapevo bene perché, ma ho seguito la mia corrente interna che mi spingeva verso questa sconosciuta che era una reflex Nikon d40, la base delle basi. Cominciai catturando i primi scatti che definirei particolari, di natura, tramonti, poi passai agli oggetti del quotidiano e mi creai un account su Flickr, per inserirmi in una comunità di fotografi, per potermi confrontare, capire dove sbagliavo e permettermi di poter crescere. Arrivò quel giorno che ricordo come se fosse ieri, giorno in cui venni a conoscenza del “progetto 365” : un autoritratto al giorno per un anno. PANICO. Offrii al mio critico interiore cibo a sufficienza per sfamarlo in un’intera decade. Non sai fare! Non sei bella! Perché ci dobbiamo far prendere in giro da dei professionisti? Non sei niente! Non sei bella! Non ti rendere ridicola! Non sei bella! (Notare bene quante volte il critico ci attacca per il fatto che non siamo belli). Incominciarono così i miei primi tentativi nel fotografare le persone, in questo caso me stessa, grazie all’autoscatto. Imparai moltissime cose da quell’ esperienza: imparai ad impostare manualmente la macchina fotografica, a rilassare i muscoli del viso, come se non mi fossi scapicollata per arrivare nella postazione dello scatto nei 10 secondi utili della macchina con i capelli e il vestito sistemato, ma soprattutto mi resi conto di quante resistenze ognuno di noi ha, nel momento in cui si trova un obiettivo puntato e soprattutto una persona davanti a sé che regge questo obiettivo… proprio grazie ai sé (interiori!) che ci boicottano! In queste esperienze il Dialogo mi ha aiutato a riconoscere i sé che erano spaventati da questi passi, a distanziarmi da loro, a rassicurarli e soprattutto a potenziare il mio centro (quello che chiamiamo “io cosciente”), la mia capacità di accettarmi e conoscermi sempre più profondamente.
Nella maggioranza dei casi – e non mi riferisco alla modella bionda, alta 1,80, con denti e capelli perfetti, che si mette sempre in prima fila nel mio corso di spinning- le donne vengono divorate da pensieri funesti, che man mano distruggono la nostra autostima. Proprio qui ci fu il punto di svolta. Ebbi accanto questo pensiero per tutti i due anni successivi (2 anni in cui questa passione divenne un lavoro, cambiai 2 macchine a modelli superiori, creai un sito e un blog su misura per me e per il mio business), quando una sera, per puro caso, facendo zapping su internet, scoprii il Boudoir. Ahh, fu amore a prima vista. Due ragazze di San Diego, le Boudoir Divas, organizzavano un corso, a un mese da quella sera, per far conoscere questa tecnica fotografica all’ America. Fu in quella sera di inizio Dicembre che capii cosa volevo dire “in larga scala”. Ero nella mia stanza dove lavoravo, illuminata dalla luce fredda del monitor e da una lampada da terra distante da dove mi trovavo; fuori tuonava e pioveva al massimo della potenza e in quell’ atmosfera soft e invernale, non fu difficile prenotare un biglietto di a\r per la California e dare l’adesione per questo corso di fotografia Boudoir. Contestualizziamo un attimo. Il boudoir, nell’antica Francia, è quello stanzino privato delle donne, tipo camerino, dove si tenevano compagnia a vicenda e si facevano belle. Boudoir oggi è quel modo di fotografare una donna, portando in luce il suo essere oh-so-sexy!
Permettetemi di saltare in avanti a Febbraio. Ero tornata in patria e facevo il lavoro che amavo e potevo comunicare all’Italia quello che volevo dire, da sempre, alle donne. Chi dice che la donna di tutti i giorni non è COSI’ bella come quelle che ci guardano dritte negli occhi, negli scaffali del’ edicola? Chi ha iniziato a usare le celebrità, le “movie stars” come standard per la bellezza? Perché sono solo loro che possono abbellire le copertine dei nostri giornali preferiti? Ma soprattutto, chi non vorrebbe essere al loro posto? Chi non vorrebbe sentirsi bella e sexy? So che può suonare molto cliché, ma ogni donna merita di sentirsi bella. E’ un diritto inalienabile. Purtroppo siamo tempestati quotidianamente da messaggi sbagliati riguardo a cos’è la bellezza al giorno d’oggi. Una taglia 38, un decolleté taglia 4, e come ci mostrano le copertine dei giornali dove Photoshop la fa da padrone, la magica assenza della cellulite. Rimaniamo a bocca aperta, e sotto le stangate dure del critico e del perfezionista, capiamo di non essere all’altezza dell’essere semplicemente noi stesse, e mandiamo la nostra cara Afrodite a farsi un giretto tra le buie caverne del nostro diniego, causando poi tanti dei problemi di oggi legati al rifiuto della nostra sensualità e sessualità.
Sappiamo tutti che non riguarda solo la presenza esteriore. So che in ognuna di noi c’è un Critico interiore molto feroce sul piano fisico: commenta l’altezza, il peso, i capelli e la carnagione… ecc. ecc. Lo conosco molto bene! Ma ho imparato a comprenderlo (nel senso che capisco le sue paure) e al tempo stesso a “distanziarmi” da lui, a contattare quel “qualcosa” dentro ogni donna che vuole essere preso in considerazione, e visto come qualcosa di meraviglioso e di unico per quello che è. Quale donna non vuole sentirsi dire quella famosa frase che Mark Darcy pronuncia a Bridget Jones “Mi piaci…Così come sei”. Da parte mia, ho creato Boudoir, per permettere a me e alle donne che scelgono di venire qui di sperimentarsi nel trovare la loro bellezza, quella particolare, unica, che vibra ad ogni età, indipendentemente da peso altezza rughette; aiuto le donne a ridarsi sicurezza e a ricordare a quanto sono belle; stare insieme tra donne, poi, apre spazi di risate, di fanciullezza, di gioco – e anche di intimità e delicatezza. E’ il mio modo per “onorare Afrodite”, come si dice nel Dialogo, la dea della Bellezza, dell’Amore e della Sensualità.
Ma non importa ciò che ti serve… un servizio fotografico, una manicure, scrivere sul tuo diario, pregare o fare una passeggiata in spiaggia.. mi piace immaginare che, oggi stesso, tu che mi leggi farai qualcosa oggi stesso, per dare spazio a te stessa e al tuo valore! Sei su questa terra grazie all’amore… e sei bella. Così come sei.
Veronica Maltoni lavora a Forlì.
Per informazioni su di lei e la sua attività puoi visitare il sito www.veronicamaltoni.it sezione “boudoir” o contattarla via mail: info@veronicamaltoni.it
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