PERCHE’ NON SONO UNA COLLEZIONISTA. O FORSE SI’?

da | Gen 10, 2017 | Blog, Articoli | 0 commenti

Che cosa vuol dire essere un collezionista? Lo si può diventare? E perché? 

La scoperta del collezionismo

Domenica siamo stati invitati da cari amici a una festa “open day” nel loro bellissimo parco. Ognuno ha portato qualcosa, in uno spirito di cooperazione. Sui prati, all’ombra di querce, cerri, lecci e altri alberi dalle chiome ampie e fruscianti, i tavolini sparsi hanno accolto gruppi più o meno omogenei per interessi e per età, gruppi fluidi vista l’estrema e piacevole libertà di movimento dalle tavole imbandite, sotto il porticato, ai vari posti nel verde.

Le lattine di birra

Accanto a me e a Giovanni, un signore della nostra età ci ha sorriso e abbiamo iniziato a parlare. Abbiamo scoperto, dopo poco, che è un collezionista: lattine di birra. Piene. Perché ci sono anche i collezionisti di lattine vuote. Che ha lattine di ogni parte del mondo, che ci sono circuiti di collezionisti che poi diventano anche amici e si scambiano le lattine e informazioni varie. Ora, voi sapete che sono curiosa e penso di averlo tempestato di domande, cui era contentissimo di rispondere perché, oltre tutto, è un affabulatore e ha storie di ogni tipo da raccontare, con un garbo piacevole all’inglese. Relative al mondo delle lattine, ovviamente.

Ci sono lattine con disegni tematici, per esempio un certo numero relativo alle squadre di calcio o a soggetti di caccia o altro (essendo serie limitate, sono particolarmente ricercate); ci sono lattine di acciaio e di alluminio; ci sono lattine antiche che non hanno l’apertura a strappo, ci sono lattine preziosissime e praticamente introvabili. Ci sono riviste dedicate a questo.

Al mio occhio stupefatto si stava aprendo una visione nuova, una nuova originale mappa del mondo, Russia e Danimarca, America e Algeria, Francia e Germania e Olanda e via via fino alla lontana Australia, percorsa da saltellanti lattine che trascorrono allegramente tra i vari paesi e collezionisti, con peripezie a volte rischiose a volte funamboliche a volte esilaranti. Ci sono furti e imbrogli per conquistare lattine speciali e amici generosi che portano anche all’amico la lattina rara.

Un muro di lattine!

Chiedo, ma quante lattine hai? (Io pensavo un migliaio, e già mi era sembrata una cifra grande). Mi dice orgoglioso: 22.000. Sì, ventiduemila! Un muro di lattine colorate lungo almeno un chilometro.

Dico, anzi esclamo a un certo punto: ma come sarebbe interessante scrivere un giallo ambientato in questo mondo! Un delitto per una lattina particolare… Vedo però che si rabbuia, correggo prontamente il tiro: magari un delitto no, ma un furto? Eh? Un bel furto con avventure di inseguimenti, depistamenti e fughe per vari paesi del mondo? Il nostro nuovo amico non raccoglie. Freno il mio entusiasmo da brava intuitiva creativa e assecondo il racconto che si dipana, ora, in Serbia con manovre rischiose e perfino un paio di giorni in prigione.

Ecco. Il tutto sempre e solo per delle lattine. Mi dico, io non posso proprio collezionare nulla, alla decima lattina sbadiglio già di noia a meno di non inventarmi qualche trama forte che ravvivi questa cosa qui.

Alla scoperta del piccolo collezionista interiore

Ma il mio piccolo collezionista interiore si agita, dice che in fondo è divertente, magari le lattine no, concorda con me, ma che so, delle pietre dure? Eh? Perché no? Oppure, dai che sono belli, i fossili!! Ogni proposta che mi manda il mio “collezionista in pectore” mi scatena immagini terrifiche di scaffali e scaffali di oggetti da sistemare, da spolverare, oggetti che mi premono addosso a meno di non abitare a Versailles (che poi, non mi piacerebbe neppure).

Siccome il tipetto interno, mai ascoltato, vuole approfittare di questa inaspettata libera uscita, propone altre cose: mazzi rari di tarocchi, statuine di Copenhagen, maschere veneziane (in fondo la mascherina muta potrebbe essere la prima!), terrecotte da appendere (in fondo ne hai qualcuna sulla facciata di casa!), vasetti di vetro!

Gli sussurro, per calmarlo: Senti, io sono GIA’ una collezionista.
Lui tace, incerto. Beh, intanto io guadagno un po’ di tempo…  Poi però mi rendo conto che… io sono DAVVERO una collezionista: di sé interiori. Ah ah. Miei e altrui.

Una collezione di sé interiori!

Ho una biblioteca interna piena di lampi di immagini di scene di risate di stupori di lacrime di frasi di sé interiori di ogni tipo e specie.
Così glielo dico, al mio collezionista, che non pare essere d’accordo ma sparisce di nuovo, forse rassegnato.

Io mi gingillo con questa percezione. Che pacchia! Non occupano spazio. Non li devo spolverare. Escono fuori ogni tanto, magari se la persona riprende a fare qualche seduta ecco che i vecchi incontri riemergono con precisione, per poi risprofondare nella mia personalissima teca interna. Non mi pesano quando me li porto dietro, nei viaggi o nei seminari dove sono utilissimi per aiutarmi a percepire quelli che incontrerò.

Così, da oggi e per la prima volta nella mia vita, mi posso definire una collezionista. Ma non potrò mostrare a nessuno questa collezione particolare, così nessuno mi crederà.

 

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Franca Errani

 

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