Signorina, vuol ballare con me? di Paola Poluzzi

da | Gen 4, 2016 | Blog | 0 commenti

Questa frase, un po’ desueta, mi fa subito pensare a un altro tempo, ormai piuttosto lontano, magari a una sala da ballo improvvisata nella sala da pranzo (quella “buona”!), le sedie addossate alle pareti  e signorine e giovanotti – allora si diceva così – come un po’ a disagio dentro i loro vestiti migliori.

Da allora è passato tanto tempo e sono successe davvero molte cose. E’ inimmaginabile che oggigiorno una ragazza si senta rivolgere un invito di questo tipo, se non per parodia dei bei vecchi tempi andati.

Erano poi così belli? Sicuramente erano diversi. Negli anni ’50 non erano molte le donne che lavoravano,  la carriera alla quale la maggior parte delle ragazze si preparava era quella di moglie e madre, in tal senso anche il percorso di studi, se pur veniva intrapreso, non era considerato fondamentale. L’eredità del passato veniva accolta senza troppe riflessioni: suddivisione dei ruoli fra l’uomo e la donna, la donna è la regina della casa, l’angelo del focolare, l’uomo va nel mondo e procaccia il sostentamento. I venti di inquietudine degli anni ’60 hanno cominciato a scuotere questi capisaldi, fino ad arrivare al femminismo degli anni ’70, con le sue conquiste ma anche con qualche eccesso.

E nell’oggi? Nell’oggi siamo tutti chiamati a riflettere su  quello che sta accadendo a noi, donne e uomini e del nostro tempo.  Sì, mi riferisco al femminicidio, parola orribile che non ripeterò. Vorrei tuttavia portare qui un punto di vista che ho la presunzione di  ritenere possa arricchire e completare quello generalmente e socialmente condiviso.

Non penso che creare movimenti, associazioni o alimentare forme pensiero che rischiano di criminalizzare il maschio in quanto tale sia la via giusta. Al di la’ dell’identità di genere, in ognuno di noi convivono aspetti maschili e aspetti femminili, le relazioni che creiamo con il maschile e il femminile fuori di noi, ovvero gli uomini e le donne che incontriamo nella nostra vita, non possono che riflettere il rapporto fra il maschile e il femminile dentro di noi. Il Patriarca* e la Matriarca *interiori sono aspetti del maschile e del femminile interiori e ci appartengono entrambi, sia che siamo biologicamente uomini o donne. Come ogni Aspetto della nostra personalità portano doni e limiti.

Negli aspetti più limitanti, Il Patriarca svaluta le qualità del femminile ed esalta le qualità del maschile, la Matriarca fa il contrario. Sono aspetti della personalità che hanno una forte radice sociale. Quante  volte possiamo aver sentito intorno a noi frasi come: l’uomo è violento e distruttore oppure le donne sono tutte isteriche e uterine.

Dove voglio arrivare? A una riflessione sulla parte di responsabilità che ognuno di noi ha in quel che sta accadendo. Finché gli uomini e le donne si relazioneranno fra loro come fra Patriarca e Matriarca non avremo speranza.  In generale, finché la cultura del “contro”  avrà la meglio non sarà possibile alcuna trasformazione. La violenza degli uomini è evidente, brutale, e viene giustamente condannata dall’opinione pubblica e sanzionata dalla legge in modo sempre più severo. La mia condanna contro ogni tipo di violenza contro le donne è assoluta, la mia solidarietà per le sofferenze che subiscono per mano degli uomini è totale.

Ma, attenzione, tutti noi possiamo far male in tanti modi, anche con modalità meno appariscenti!

Ci può essere, per esempio, una specie di sottile penetrante cattiveria delle donne sugli uomini, che si manifesta nello sguardo svalutante, in un sopracciglio alzato nel disprezzo costante, nella parola tagliente. E’ un tipo di “violenza” che non uccide fisicamente, il più delle volte non lascia segni sul corpo, ma certamente li lascia nell’anima e possono fare molto male! C’è bisogno che noi donne prendiamo la nostra parte di responsabilità e che ci rendiamo conto che non siamo solo luce o solo vittime o solo buone. Esattamente come gli uomini non sono solo rozzi, violenti e distruttori.

Sarebbe sano e utile se cominciassimo tutte e tutti a sentire come doni i diversi mondi del maschile e del femminile che convivono in ognuno di noi:  il maschile ama soprattutto l’azione, il fare, il pensiero razionale, il femminile tende di più al sentire, il desiderare, l’intuizione.

Sarebbe bello se ci aprissimo a riconoscere  questa ricchezza anche nell’altro, guardando a noi stesse e agli uomini della nostra vita con  generosità, con occhi freschi, rivendicando per noi e per loro pari dignità e rispetto, alimentando dentro di noi il desiderio di percorrere insieme agli uomini, e non contro di loro, la strada verso una relazione diversa, vissuta e non subita, che celebri la vita e non la immoli.

La strada insieme e non contro sarà lunga e difficile, troveremo molte buche. Qualche volta il passo sarà pesante, altre più leggero, come di ballerini.  L’importante è mettersi su una strada nuova, sentendo di essere parte di un Tutto che ha bisogno del contributo di ognuno per migliorare.

*per approfondimenti su questi  Aspetti si veda “ Il Caleidoscopio Interiore” di Franca Errani

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