Mi chiamo Elisabetta, ho intrapreso il percorso del Dialogo delle voci alcuni anni fa. Successivamente, grazie alle persone che ho incontrato in questi anni, ho maturato la decisione di fare ulteriori passi per la mia crescita personale e professionale, iscrivendomi alla Scuola. Attualmente frequento il secondo anno.
Nella mia vita svolgo la professione di infermiera. Anche in questo ambito riconosco, oggi, quale mezzo importante sia stato per me il Voice Dialogue.
Ad oggi ho sperimentato come il percorso formativo proposto dalla Scuola, oltre a fornire le basi della conoscenza di questo Metodo, opera in noi cambiamenti profondi e ci consente di sperimentare quanto sia questo un valido sostegno nell’affrontare la vita di ogni giorno.
Condivido così una delle tante esperienze fatte durante la Scuola:
Nel seminario dedicato a Sogni e Imagery (è il primo corso del secondo anno) siamo stati invitati a scegliere una “carta onirica” (collage realizzati da Franca Errani) e “costruire un sogno” lasciandoci guidare dall’immagine rappresentata.
Ho scelto la carta come se fosse la sola stesa in terra senza soffermarmi sulle altre. Guardandola non mi veniva in mente un sogno da costruirci e mi domandavo come mai l’avessi scelta…. l’unica cosa che mi attirava erano gli occhi grandi e particolarmente luminosi dell’orsetto. L’ho fissato per alcuni interminabili minuti ed ho scritto un sogno (l’invito era stato di iniziare con la frase “stanotte ho sognato che”… e proseguire lasciandosi ispirare dall’immagine). Rileggendolo non mi entusiasmava in maniera particolare, anzi lo trovavo molto essenziale e infantile, tanto che sono arrivata alla considerazione che questo non fosse un esercizio per me importante. Ho anche pensato di voler cambiare carta ma guardandola ancora una volta mi sono detta: fa niente è quella che ho scelto !!!!!…
Il sogno era il seguente: “(stanotte ho sognato che…) era sera … camminavo nel parco con le mie figlie ed erano di età inferiore a quella attuale (20 e 15), infatti avevano all’incirca 6 – 10 anni. Girandomi verso il parco, notavo tra gli alberi due occhi luminosi che incuriositi ci guardavano e seguivano ogni passo che facevamo. Così decido di avvicinarmi… con mia grande sorpresa il cucciolo non scappa anzi fissandomi negli occhi si avvicina e viene tra le mie braccia! Decido di portarlo con noi, fino a che eravamo ancora dentro al parco, in quanto era questo il suo mondo protetto dove viveva indisturbato e lontano dai pericoli. Al momento di lasciarlo – là dove cominciavano le luci dei lampioni – lo prendo per lasciarlo andare via e in quel preciso istante diventa il peluche di quando ero bambina”.
Per alcune settimane non ho voluto condividere il sogno sia per i motivi di cui sopra sia perché avevo la sensazione che ancora mancava qualcosa… c’erano dei particolari che non avevo messo a fuoco. Quali? L’ho scoperto sabato nel seminario successivo, dedicato agli Archetipi. In questo corso, siamo stati guidati in una meditazione nella quale siamo stati invitati a rivivere momenti della nostra vita nei quali ci siamo sentiti parte di qualcosa di più grande…. qualcosa che ci ha dato profonde emozioni… poteva trattarsi di persone, posti della natura e qualsiasi immagine a noi più congeniale, sentire le emozioni e collegare queste esperienze tra di loro con un filo blu.
Quello che ho sperimentato, visualizzando diversi attimi della mia vita è l’amore, l’affetto incondizionato che provo nei confronti dei miei animali domestici (4 gatti), nei confronti delle mie figlie, delle persone a me vicine e anche con gli animali marini che ho avuto l’occasione di incontrare… Queste immagini che arrivavano alla mia memoria avevano tutte un comun denominatore: ero letteralmente rapita dagli occhi di ognuno di loro. Per ognuna di queste immagini focalizzavo gli occhi e le emozioni che ne scaturivano … alla fine della visualizzazione le ho collegate tutte con il filo blu e… in un attimo mi è tornata alla memoria la carta scelta il mese prima.
Grazie a questa esperienza, ho capito l’importanza che riveste per me guardare gli occhi di una persona e più delle volte ho provato un certo disagio… riesco a sentire e parlare senza bisogno delle parole… perché gli occhi esprimono emozioni che arrivano direttamente all’ anima, ne sono letteralmente lo specchio…
Elisabetta Parrottino, infermiera professionale presso l’azienda ospedaliera San Gerardo di Monza, dove vive e lavora. Frequenta attualmente il secondo anno della Scuola di Counseling e Coaching Metodo InnerTeam. mail:elisabetta.parrottino@vodafone.it.
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