Voice Dialogue e Tango: la relazione come guida. (Lucia Di Pietrogiacomo)

da | Dic 30, 2012 | Blog | 0 commenti

“Il tango[1] è una danza complessa.  E’ complessa in quanto due ballerini “abbracciati” devono cercare di realizzare figure, pause, movimenti, senza staccarsi” e, restando abbracciati, improvvisare continuamente.  “Se non stessero sempre abbracciati, la danza sarebbe molto più semplice ….. Sicuramente la danza sarebbe molto più semplice anche nel caso i cui i ballerini, pur conservando l’abbraccio, non ballassero in forme diverse, ma realizzassero movimenti, simmetrici, uguali, a specchio. Invece no: il tango è tango proprio perché si tratta di due persone che, abbracciate, realizzano passi e movimenti molto diversi, costituendo un complemento l’uno dell’altro in un’ unica danza”.[2]

Un tango è un’efficace metafora di numerose tematiche relazionali: l’impatto del corpo del partner con il proprio e con gli schemi di energia che si manifestano, l’alternarsi di ricettività e di azione, di equilibrio e squilibrio, di fluire e direzionalità, di fusione e distacco, di potere e vulnerabilità, di stasi e movimento,  di interpretazioni e silenzio. A differenza di altri balli di coppia, “la coreografia di un tango è il prodotto della comunicazione che s’instaura tra uomo e donna attraverso un dialogo che ha i suoi codici, i suoi canali ed anche uno spazio ed un tempo”. [3]

E’ una conversazione con se stessi e con il partner che richiede una forte partecipazione sensoriale ed emotiva: l’udito per la musica, il tatto e con l’olfatto per il contatto fisico, il propriocettivo per il movimento delle energie personali e di quelle del compagno e per le connesse immagini che si formano. Una comunicazione senza parole e, proprio per questo, immediata, diretta, che parla di quello che tramite il corpo si sente, si accetta o si rifiuta.

Si ha una circolazione della luce nella circolazione del sangue, c’è pensiero nella pelle, nei piedi, nel pulsare della gola, delle tempie…questo cuore agisce …….come la circolazione stessa, sensibile a molte cose in molti punti, la sua rossa passione imbiancata di compassione.  La facoltà immaginativa inizia in un cuore consapevole che esistono immagini veritiere ed immagini false  e che esse non sono in contraddizione semmai sono in correlazione, addirittura congiunte…. Questo tipo di pensiero del cuore ci restituisce ad una intimità  diventata immediatezza: il coraggio dell’intimità immediata e non solo con noi stessi ma con i volti particolari del mondo dei sensi con i quali il nostro cuore ha lo stesso intenso rapporto di un animale all’erta nella sua tana.”[4]

Come nella vita ci sono attese e silenzi, si avanza e si retrocede, ci si unisce e ci si allontana, si gioca con i propri passi mentre l’altro aspetta, si perde l’equilibrio e lo si recupera, si stringe l’abbraccio e lo si allenta, si da spazio e si cerca di ottenere spazio per camminare. Ci si cerca e si crea spazio nell’abbraccio, luogo in cui accogliersi, prendersi cura, comprendersi.

Ci vuole creatività, la forza immensa di Afrodite.

“ Il lavoro creativo nasce da un coinvolgimento intenso e appassionato, più o meno come quello con un amante,  perché l’uno interagisce con l’altro per portare a termine qualche cosa di nuovo. La creatività per molte persone è anche un processo sensuale una esperienza sensoria di immersione nel momento …al pari di un amante spesso si scopre che tutti i sensi sono potenziati e che si ricevono esperienze percettive attraverso molti canali il tatto, il suono, l’immaginazione e talvolta anche l’odorato ed il gusto[5]

E, come sostiene J. Hillman,[6]  affinché vi sia creazione è necessario ritirarsi, tirarsi indietro “fare spazio alle cose di questo mondo” ossia immergersi in ciò che c’è ed averne cura, affinché vi possa essere produzione di qualche cosa.  “Sottili idee di potere o idee di potere sottile”.

Vista dall’esterno la relazione tra uomo e donna nel tango sembra corrispondere agli stereotipi più diffusi: l’uomo conduce, da’ la direzione e segna il passo, e la donna segue ed esegue. S’ignora, però, che lei elabora in autonomia e creatività ciò che l’uomo propone e lo manifesta in ogni passo.

“…. lei è lì, presente al centro di quell’intima e fugace relazione, sorretta sulle proprie gambe anche se sembra appoggiarsi su di lui, e  lui non potrà fare niente, se non l’ascolta, per sapere dov’è.  Solo così potranno condividere la musica senza modificare l’abbraccio durante tutto il brano, sostenendosi ognuno in base al proprio equilibrio, mantenendo le gambe libere di andare e di esprimersi come due individui.” [7]

Creare intimità e riuscire a mantenere il proprio asse, il proprio equilibrio di modo che, se il partner si allontana ballando – e nella vita-, si possa restare sulle proprie gambe anche senza di quella relazione. Con precisione G. Paris [8] rileva l’apparente opposizione tra la capacità di fusione con l’altro ed il  mantenimento della propria identità.

“Conservare una forte identità e al contempo essere in grado di fusione con l’altro può apparire contradditorio ….. affinché vi sia una vera unione i due individui devono essere ben separati, distinti altrimenti non vi sarà incontro…..se l’egoicità è troppo marcata, se le identità sono troppo rigide, non può darsi fusione, ognuno rimane entro i confini della propria cittadella”.

E se mi perdo, se non capisco torno al centro, torno all’abbraccio, torno alla relazione, e ascolto. Lui, me, il ritmo, la musica, lo spazio. Riporto l’attenzione dentro il corpo, ascolto e assorbimento.

“Nessuna lussuria nell’abbraccio; furono i critici dell’abbraccio che introdussero la loro lussuria nel tango. I ballerini hanno molte cose di cui preoccuparsi.”[9] 

Il partner oltre a dare l’“indicazione di marcia” deve sentirmi affinché io possa rispondere alla sua proposta; sapere dove il movimento è possibile, libero, dove l’azione ha spazio, quale tipo di passo si può compiere. Ed è necessario che io sia ricettiva al suo movimento, alla qualità di questo movimento e che, al contempo, sia attiva nel dargli una mia interpretazione in base alla musica, al mio senso del corpo, del tempo e alla mia relazione con lui e con il suolo. In base, cioè, a ciò che mi inducono il ritmo, il suono, il corpo ed il contatto.

Alternanza tra principio maschile e femminile, tra energia personale ed impersonale, ma anche alternanza tra potere e vulnerabilità: tra ascolto delle parti emotive e capacità di fare delle scelte.

Quando la relazione fluisce è possibile ballare il tango quasi senza aver bisogno di abbracciarsi. La volontà ed il desiderio di restare uniti, di restare in contatto, produce l’effetto di una calamita: c’è attrazione. Potere del cuore e potere della volontà: stare in contatto, intimità, fiducia.

Come una relazione, un tango è perturbante: non si riesce a rimanere sempre nella sicurezza, nel conosciuto, a meno di non ballare sempre con lo stesso partner e nello stesso modo, con le stesse coreografie.  Ma esiste lo stesso  partner e lo stesso modo di ballare o sono i nostri aspetti operativi a farci pensare così?

I tanghi che ballo, al pari dei rapporti che intrattengo, non funzionano mai come li immaginerei o vorrei che fossero. C’è un costante movimento, nulla resta tranquillo o  prevedibile. Proprio perché è così, proprio perché non si controlla la relazione, come non si controlla cosa farà il partner nel tango, siamo costretti a lasciare andare, lasciare che la relazione fluisca, anche quando è la scelta più difficile da compiere.

Sembra che dobbiamo tutti vivere due realtà conflittuali allo stesso tempo: quella dei nostri sé che sono molto attaccati ai risultati delle cose e la realtà della consapevolezza che non è attaccata al risultato. L’ego consapevole deve mediare tra queste due realtà e dirigere il corso delle nostre vite, come meglio può…. Questo conflitto, conseguenza inevitabile della relazione, deve essere gestito da ognuno di noi per sempre.”[10]

 

Maggio 2008

 


 

Lo sviluppo dei temi che ho esposto si sta orientando lungo due direzioni: un loro approfondimento alla luce della Psicologia dei Sé e la realizzazione di un percorso esperienziale sulle relazioni attualmente in corso.

1 Ci si riferisce al tango con abbraccio stretto anche chiamato “tango milongero” o “tango apilado” per differenziarlo da altri tipi di  “tango salon” e dal tango fantasia che utilizzano una successione di passi e di figure  definita .

2 L. Ferrari, “Il ruolo della donna nel tango” in E. Muraca, Il tango sentimento e filosofia di vita, ed. Xenia. Per ulteriori indicazioni sul tema vedasi anche M. Lao, Voglia di Tango, Sugarco,1986 e della stessa autrice “T come Tango, ed. Multimedia 200;1  F. Thompson, Tango, Elliot, 2007.

3 E. Bendicente “ Le vie delle Signore sono infinite”,  “Pollicino” 8/3/2006

4  J. Hillman, L’anima del mondo ed il pensiero del cuore,  Adelphi, 2002

5 G. Paris, La rinascita di Afrodite, Moretti e Vitali, 1997

6  J. Hillman, Il potere. Come usarlo con intelligenza, Rizzoli, 2002

7 E. Bendicente, op. cit.

8 G. Paris, op.cit.

9 Carlos Vega, Danzas y canciones argentinas. Teoría y investigaciónes. Un ensayo sobre el tango, ed. Ricordi, Buenos Aires, 1936

10  H. e S. Stone, Tu ed Io. Incontro, scontro e crescita nelle relazioni interpersonali, Ed. degli Araldi, 1999

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